Fine del coronavirus, per il primario del San Raffaele: “il Covid dal punto di vista clinico non esiste più”

La dichiarazione arriva da un esperto di prim’ordine, da chi, oltre alle proprie competenze professionali, vanta una esperienza sul campo in prima linea, in quella che è la regione d’Italia più colpita dal virus, nonché il luogo in cui si sono riscontrati oltre il 70% del totale dei casi registrati in tutta Italia.

“Mi viene veramente da ridere” ha esordito il primario del San Raffaele di Milano, il professor Alberto Zangrillo, direttore della terapia intensiva “oggi è il 31 maggio e circa un mese fa sentivamo gli epidemiologi dire di temere grandemente una nuova ondata per la fine del mese/inizio di giugno e chissà quanti posti di terapia intensiva ci sarebbero stati da occupare. In realtà il virus, praticamente, dal punto di vista clinico non esiste più”.

Le parole non potevano che creare un terremoto, con critiche che sono giunte immediatamente da più parti. La sensazionale dichiarazione di Zangrillo è arrivata nel corso della trasmissione Mezz’ora in più, in onda su Raitre, quando gli venivano chieste delle osservazioni in merito all’attuale situazione nella Regione Lombardia.

Affermazioni che, tiene a sottolineare il primario del San Raffaele, non derivano solo da un suo punto di vista, ma sarebbero fondate su evidenze alquanto diffuse nel mondo scientifico. “Questo” ha spiegato quindi Zangrillo “lo dice l’Università vita-salute San Raffele, lo dice uno studio fatto dal virologo e direttore dell’Istituto di virologia, professor Clementi, lo dice, insieme alla Emory University di Atlanta, il professor Silvestri“.

“I tamponi eseguiti negli ultimi 10 giorni hanno una carica virale dal punto di vista quantitativo assolutamente infinitesimale rispetto a quelli eseguiti su pazienti di un mese, due mesi fa” spiega quindi il primario “lo dico consapevole del dramma che hanno vissuto i pazienti che non ce l’hanno fatta, ma non si può continuare a portare l’attenzione, anche in modo ridicolo, dando la parola non ai clinici, non ai virologi veri, ma a quelli che si auto-proclamano professori: il virus, dal punto di vista clinico non esiste più”.

“È una frase molto forte quella che lei dice professore” osserva Lucia Annunziata, ma il primario non arretra di un millimetro e replica: “la firmo”. “Sono tre mesi che tutti ci sciorinano una serie di numeri che hanno evidenza zero, che hanno valore zero”.

“Siamo passati da Borrelli, da Brusaferro, al presidente del Consiglio superiore di sanità” continua poi il professore “tutto questo ha portato a bloccare l’Italia mentre noi lavoravamo e adesso noi, che abbiamo visto il dramma, chiediamo di poter ripartire velocemente perché vogliamo curare le persone che altrimenti non riusciamo a curare”.

E ancora: “non ce ne frega più niente né del campionato né di dove vanno in vacanza gli Italiani, ma dobbiamo ritornare a un Paese normale perché ci sono tutte le evidenze che questo Paese possa tornare ad avere ad oggi una vita normale”.

Il Paese potrebbe ripartire senza ulteriori indugi secondo il primario del San Raffaele, e responsabile del reparto malattie infettive, perché “c’è un solo numero che vale”, spiega il professor Zangrillo “è l’evidenza: noi in questo Paese abbiamo sentito un mese fa un professore di Boston, che è un epidemiologo-statistico che si chiama Vespignani, condizionare le scelte del Governo dicendo che andavano costruiti 151 mila posti di terapia intensiva”.

Domani (oggi, ndr) uscirà un editoriale a firma mia e del professor Gattinoni in cui diciamo ufficialmente perché questo non va bene” spiega il primario “perché é una frenesia, perché terrorizzare il Paese è qualcosa di cui qualcuno si deve assumere le responsabilità, perché i nostri pronto soccorso e i nostri reparti di terapia intensiva sono vuoti e perché la Mers e la Sars, le due precedenti epidemia, sono scomparse per sempre e quindi è auspicabile che capiti anche per la terza epidemia da coronavirus. Dovremo stare attentissimi, prepararci, ma non ucciderci da soli”.

Richeldi, Comitato tecnico scientifico: “è sbagliato dare messaggi fuorvianti che non invitano alla prudenza”

Una posizione, quella del professor Alberto Zangrillo, tutt’altro che condivisa però da alcuni esperti, come il professore ordinario di malattie dell’apparato respiratorio, Luca Richeldi, membro del comitato tecnico scientifico, che ha invece controbattuto: “il virus circola ed è sbagliato dare messaggi fuorvianti che non invitano alla prudenza”.

“È indubbiamente vero e rassicurante il fatto che la pressione sugli ospedali si sia drasticamente ridotta nelle ultime settimane” prosegue Richeldi “non va però scordato che questo è il risultato delle altrettanto drastiche misure di contenimento della circolazione virale adottate nel nostro Paese”.

Affermazione quest’ultima che però non trova alcuna base scientifica. È bene sottolineare infatti che il professor Zangrillo non ha dichiarato che il virus non circola più, bensì che “il virus dal punto di vista clinico non esiste più” riferendosi evidentemente alla sua pericolosità, infatti sottolinea che “i tamponi negli ultimi 10 giorni hanno una carica virale dal punto di vista quantitativo infinitesimale”.

Uno scenario, quello in cui il virus non rappresenta più un così grave pericolo per la salute, che sembra non essere accettato di buon grado da Richeldi, che insiste affermando: “è bene ricordare che la circolazione virale è un processo dinamico, per cui la gradualità e la cautela nella ripresa delle attività economiche e sociali devono rimanere la nostra priorità. Soprattutto alla luce delle riaperture del 3 giugno”.

“Del resto, basta vedere come purtroppo la situazione sia molto diversa in Paesi, come Russia, Messico o India, nei quali queste misure non hanno potuto essere così efficaci e non hanno dati i confortanti risultati che vediamo nel nostro Paese” conclude quindi Richeldi.

Ippolito, Spallanzani: “nessuna prova che il coronavirus sia mutato”

Non si discosta molto da quello di Luca Richeldi, il parere di Giuseppe Ippolito, direttore dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma, che ha tenuto a sottolineare che al momento “non vi è alcuna prova o studio scientifico pubblicato che dimostri che il nuovo coronavirus SarsCoV2 sia mutato. Fortunatamente in Italia abbiamo ora meno casi gravi e ciò dimostra che le misure di contenimento adottate hanno dato i loro frutti”.

Sulla stessa linea anche Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, che addirittura esprime “grande sorpresa e assoluto sconcerto per le dichiarazioni rese dal professor Zangrillo, con frasi quali ‘il virus clinicamente non esiste più’ e che ‘terrorizzare il Paese è qualcosa di cui qualcuno si deve prendere la responsabilità'”.

“Basta semplicemente guardare al numero di nuovi casi di positività a Sars-CoV-2 che vengono confermati ogni giorno per avere dimostrazione della persistente circolazione in Italia del nuovo coronavirus” dice poi Locatelli, solo che ancora una volta è doveroso sottolineare che il punto non è il numero dei nuovi casi, che peraltro continua a ridursi in Italia magari anche grazie alle misure di contenimento adottate, bensì la pericolosità del virus dal punto di vista clinico.

Zangrillo a Radio 24 “non sono pentito, ho detto la verità”

Le repliche alle dichiarazioni rilasciate dal professor Alberto Zangrillo in merito al fatto che il virus clinicamente non esiste più, richiedevano una precisazione, e questa è tempestivamente arrivata da lui stesso.

Non sono assolutamente pentito, sono rinfrancato della forza della verità perché quello che ho detto non è che il virus è scomparso, come maliziosamente qualche testata ha messo nei titoli” ha puntualizzato il primario del San Raffaele di Milano “io sono certo che il virus sia ancora tra di noi, però ci sono tanti virus tra di noi. Io ho detto testualmente: ‘il virus è clinicamente scomparso’. Se uno omette il clinicamente per farmi del male, fa male a se stesso”.

Una precisazione necessaria visto che le parole del professore erano state male interpretate, in buona o cattiva fede che fosse, e Zangrillo ha aggiunto anche: “io non invito i ragazzi a festeggiare nelle piazze senza mascherine abbracciandosi e baciandosi. Io invito alla prudenza e ad osservare le norme di buonsenso che ci porteranno nel giro di un mese a dimenticarci del dramma che abbiamo vissuto”.

Zangrillo: “sono molto più scienziato di tanti”

E ancora “quando dico queste cose le dico con un retropensiero molto doloroso a tutte le persone che non ce l’hanno fatta e ai loro congiunti”. Le polemiche però ci sono state, proprio con membri del comitato tecnico scientifico, come ad esempio il professor Luca Richeldi.

“Una cosa che trovo fastidiosa di questo Paese è che i clinici siano da una parte e gli scienziati dall’altra” ha quindi commentato Zangrillo “noi dobbiamo intenderci sulla qualifica di scienziato perché se andiamo a vedere i parametri io sono molto più scienziato di tanti autoproclamatisi scienziati, anche facenti parte del comitato tecnico”.

“Perché in Italia e nel mondo per esser scienziati bisogna produrre scientificamente e la produzione scientifica ha dei parametri molto precisi: basta andare nei motori di ricerca e nelle librerie internazionali e vedere quello che ha prodotto scientificamente Zangrillo. E alla fine se vogliamo facciamo la classifica“.

Per Richeldi è vero che il virus clinicamente non esiste più, ma meglio “evitare frasi ad effetto”

Il professor Luca Richeldi, membro del comitato tecnico scientifico che aveva criticato le affermazioni del professor Zangrillo, ha poi ulteriormente ribattuto sull’argomento, affermando: “questa è una situazione talmente drammatica e nuova che io credo che le dichiarazioni a effetto andrebbero evitate perché non sappiamo che effetti potrebbero avere”.

Quello che ha detto il professor Zangrillo è una cosa che è nei numeri e nei dati ormai da settimane, con questo ‘clinicamente non esiste più’ ha fotografato una situazione che è nei fatti da molte settimane ed è quello che si voleva ottenere con le misure di distanziamento, così drastiche e prolungate, che abbiamo avuto”.

“Ma questa frase” puntualizza Richeldi “estrapolata dal contesto clinico e tecnico, può dire alla persona che non ha queste capacità di interpretazione, che il virus non esiste più, e questo è rischioso”. “Trovandoci con un virus così nuovo e in una situazione così delicata andare a rischiare per una frase mi sembra una mancanza di cautela“.

Insomma il succo sembra essere che la drastica riduzione della pericolosità del coronavirus è un dato di fatto, e che questo era noto da settimane, solo che la notizia non doveva essere diffusa, perché altrimenti qualcuno magari avrebbe preso sotto gamba la questione. Sembra che per alcuni componenti del comitato tecnico scientifico sia preferibile continuare ad alimentare un clima di terrore.

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