Inquinamento da mascherine anti Covid, la Spagna lancia un progetto per il loro riciclaggio

Ormai non è più una novità imbattersi in rifiuti di diversa natura passeggiando per parchi o addirittura spiagge. In seguito alla recente emergenza sanitaria, quelli che vengono ritrovati con più frequenza sono proprio i dispositivi di protezione individuale, e tra questi soprattutto mascherine monouso.

In Spagna, il Cantabrian College of Pharmacists, in collaborazione con il Ministero della Salute, ha avviato un progetto davvero interessante che punta a cercare di risolvere il problema “inquinamento” legato a questi dispositivi.

Le farmacie infatti sono state incaricate di raccogliere le mascherine usate affinché queste possano poi essere trasformate in nuovi prodotti.

Già dai primi giorni in cui è stata dichiarata la pandemia, l’uso sia di guanti che di mascherine monouso è stato elevatissimo. Questi dispositivi infatti sono entrati ben presto a far parte del nostro quotidiano, soprattutto perché in molti Paesi è stato imposto il loro utilizzo (in alcuni è così ancora oggi).

Se da una parte l’utilizzo della mascherina è essenziale per prevenire un aumento dei contagi da Coronavirus, dall’altro però si sta avendo un vero e proprio problema ambientale legato all’abbandono di questi dispositivi in ambienti aperti.

Una mascherina chirurgica, in genere, è realizzata in polipropilene, ossia una sostanza che una volta iniziato il processo di decomposizione può provocare il rilascio di micro- e nanoplastiche, le quali finiscono all’interno di fiumi e mari, venendo così ingerite da numerose specie acquatiche, per terminare poi il ciclo arrivando sulle nostre tavole.

Il problema principale è che queste, per decomporsi completamente, impiegano dai 300 ai 400 anni.

Così, una volta resa nota l’emergenza legata alla questione “mascherine“, il Cantabrian College of Pharmacists, in collaborazione con il Ministero della Salute e con l’appoggio logistico dei magazzini di distribuzione farmaceutica Cenfarte e Cofas, ha deciso di lanciare il progetto “Una mascherina ha molte vite“, che punta sì al riciclo di mascherine ma anche alla sensibilizzazione della popolazione.

Le farmacie che decideranno di aderire a questa iniziativa, riceveranno un contenitore in cui tutti i clienti potranno lasciare le mascherine usate (di ogni tipologia). In seguito i contenitori verranno inviati a un’azienda addetta alla gestione dei rifiuti, per il recupero e il riciclaggio dei materiali.

Rita de la Plaza, presidente del Collegio Ufficiale dei Farmacisti, ha spiegato che l’idea del progetto è nata proprio nel momento in cui sono entrate in vigore le norme per l’utilizzo obbligatorio delle mascherine.

“Dato questo uso diffuso di dispositivi di protezione usa e getta, il Colleggio ritiene necessario informare e sensibilizzare sulla corretta gestione dei rifiuti generati, poiché altrimenti la salute dei cittadini potrebbe essere compromessa e causare un grave impatto sull’ambiente“.

La rete di farmacie, formata da ben 276 punti sparsi in tutta la regione, è in grado di offrire “un luogo accessibile e vicino per la consegna di medicinali e prodotti sanitari di scarto, garantendo anche il controllo e la custodia degli stessi“.

Jorge de la Puente, Ministro della Salute, ha ribadito che la campagna non nasce “solo” con l’intento di riclare le mascherine ma anche di sensibilizzare le persone. “Dobbiamo contribuire a preservare la salute del pianeta e la farmacia è più di un semplice luogo in cui vengono dispensate le mascherine”.

La società cantabrica Textil Santanderina si occuperà del trattamento delle mascherine raccolte e della loro trasformazione in materie prime seconde.

Anche il presidente Juan A. Parés ha espresso le proprie preoccupazioni, esortando la popolazione ad assumersi la propria responsabilità “in quanto agenti della società“.

L’unico dubbio ancora da chiarire riguarda le mascherine di soggetti risultati positivi al Covid-19. Poiché se da una parte è vero che, naturalmente, le mascherine dei soggetti positivi non possano essere inserite nei contenitori assieme alle altre, dall’altro lato bisogna tener conto degli asintomatici, poiché i loro dispositivi finirebbero nei contenitori.

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