Cambio Euro Dollaro: -2% dai massimi di gennaio, cosa sta succedendo?

Cosa sta succedendo al cambio Euro Dollaro nelle ultime settimane? Contrariamente a quelle che erano le attese di molti trader, la coppia più famosa non ha innescato alcun rally ma si è anzi confermata in range che appaiono sempre più consolidati.

Mentre è in corso la redazione del post, il cambio Euro Dollaro oscilla in area 1,126, decisamente lontano da quei 1,1450 raggiunti nel mese di gennaio. Rispetto ai massimi del mese scorso, il cross evidenzia quindi un ribasso del 2 per cento. 

Sullo sfondo ci sono le diversità di vedute tra la FED e la BCE in merito all’incremento del costo del denaro. Mentre nel caso della Federal Reserve è praticamente certo un primo rialzo dei tassi già nel board di marzo, dall’EuroTower nulla trapela in merito alle misure monetarie da adottare per contrastare il rialzo dell’inflazione. 

La diversità di posizionamento tra le due banche centrali (evidentissima anche nel linguaggio visto che da mesi il board della FED parla tranquillamente di aumento dei tassi mentre quello della BCE, Lagarde in testa, non ha lanciato alcun segnale sul cambio di rotta monetaria) influenza la performance del cambio Eur/Usd. Questa correlazione ci porta a sottolineare l’importanza di restare aggiornati sulle mosse delle banche centrali prima di aprire posizioni trading sul cross Eur/Usd. Vista la situazione di incertezza è aspicabile, quindi, fare prima pratica con un conto gratuito per poi passare al trading con soldi veri solo quando ci si sente pronti. Il broker eToro può essere l’ideale in questi casi perchè offre la demo gratuita con 100 mila euro virtuali. 

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Ma torniamo alle banche centrali. Dietro alla debolezza del cross Eur/Usd c’è una diversità di giudizio, di FED e BCE, nel confronti dell’inflazione. Per quanto riguarda la situazione americana, è proprio la crescita esponenziale dell’inflazione a spingere la Federal Reserve ad intervenire in ottica restrittiva sulle politiche monetarie. La BCE, dal canto suo, non sembra sentirsi pressata dall’inflazione. Da un certo punto di vista, l’EuroTower non sbaglia.

Negli Usa, infatti, il boom dei prezzi al consumo è una sorta di effetto del forte rialzo registrato dalla domanda aggregata interna, dopo il crollo causato dall’emergenza covid19, e del rally dei prezzi delle materie prime (è sufficiente tener presente il balzo delle quotazioni petrolifere). Nell’area Euro, invece, l’economia non è affatto tornata ai livelli livelli pre-Covid. Vero il PIL è risalito rispetto all’anno precedente ma siamo ancora lontani da un ritorno alla normalità.

Ebbene la BCE potrebbe aver capito che il balzo dell’energia potrebbe portare ancora più lontano la ripresa economica se non addirittura spingere il motore dell’Eurozona, la Germania, in piena recessione. In pratica se la Banca Centrale Europea non alza il costo del denaro è perchè è consapevole che, nel contesto attuale caratterizzato da crisi energetica e boom petrolio, un provvedimento simile a quello che si prospetta in Usa potrebbe causare impatto negativo sul PIL di Eurolandia. 

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