Cina, quali armi per contrastare la guerra commerciale americana?

La Cina? Ha altre frecce a disposizione, nella propria battaglia commerciale con gli Stati Uniti, rispetto al vendere i propri titoli del Tesoro statunitense. A sostenerlo Richard McGregor, senior fellow al think tank Lowy Institute, al quale è stato fatto notare che con il peggioramento delle tensioni commerciali tra i due Paesi Pechino ha ridotto i suoi titoli sul debito statunitense al ritmo più veloce degli ultimi due anni.

La mossa ha evidentemente alimentato le preoccupazioni che la Cina, il più grande creditore straniero del Tesoro americano, potrebbe impiegare la cosiddetta “opzione nucleare“, ovvero vendere i suoi buoni del Tesoro e innescare un aumento dei tassi di interesse che danneggerebbe l’economia americana.

Tuttavia, McGregor non sembra essere convinto che ciò si realizzerà. “Il deficit delle partite correnti cinesi è ora sotto l’1% del PIL“, ha spiegato. “Se la Cina dovesse fare qualcosa per il dollaro USA, ciò danneggerebbe ovviamente le aziende cinesi. E penso anche che non vogliono vedere l’effetto dirompente che avrà” – ha affermato.

Dunque, quali sono le armi che Pechino può sfoderare per reagire alla guerra commerciale con gli USA? Secondo l’esperto, Pechino può ad esempio gestire l’accesso degli stranieri all’economia nazionale, e decidere se aumentare la presenza di imprese straniere, o negare loro un ulteriore accesso.

McGregor ha poi osservato che il rapporto personale tra il presidente Donald Trump e il suo omologo cinese Xi Jinping potrebbe prendere una brutta piega, danneggiando il già teso rapporto tra le due maggiori economie mondiali. Il presidente degli Stati Uniti ha in particolare puntato il dito contro la Cina quando i colloqui commerciali si sono fermati, e ha affermato che Pechino non ha tenuto fede alla sua parte dell’accordo. Come se non bastasse, questa settimana ha anche minacciato più tariffe su altri 325 miliardi di dollari di merci cinesi.

È un buon amico“, ha detto Trump lunedì scorso riferendosi a Xi. Ma ha poi aggiunto che attualmente non lo sente “così vicino”, e che comunque deve “pensare al proprio Paese. Lui è per la Cina e io per gli Stati Uniti, ed è così che deve essere”.

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