Sale l’indicatore europeo della paura: occhi puntati sull’Italia

L’indicatore della paura in Europa ha raggiunto il livello più alto dall’epidemia di coronavirus dando vita a una situazione che potrebbe indicare ulteriori sofferenze economiche, in particolare per l’Italia.

La differenza tra i rendimenti delle obbligazioni italiane e tedesche è considerata una misura dello stress dei mercati europei ed è tenuta sotto stretta osservazione dagli investitori. Lo spread si è allargato lunedì a livelli che non si vedevano dal maggio 2020, indicando, tra l’altro, che i mercati stanno diventando sempre più preoccupati per la capacità dell’Italia di ripagare il proprio debito. Il rendimento dei titoli decennali della Grecia ha raggiunto lunedì il 4,43%, mentre i rendimenti dei titoli decennali di Portogallo e Spagna sono saliti entrambi al 2,9%.

I rendimenti stanno aumentando ovunque a causa delle preoccupazioni per l’inflazione e della crescente aspettativa che le banche centrali debbano aumentare i tassi di interesse in modo aggressivo“, ha dichiarato Neil Shearing, capo economista di Capital Economics. “La preoccupazione più grande nell’eurozona è che la Banca Centrale Europea non ha ancora chiarito i dettagli del programma di contenimento degli spread delle obbligazioni periferiche. Questo sta causando disagio nel mercato obbligazionario, che ha spinto al rialzo gli spread periferici” – ha proseguito l’esperto.

indice paura

Ricordiamo che la scorsa settimana la BCE ha confermato l’intenzione di aumentare i tassi di interesse a luglio e che le sue previsioni economiche riviste indicano che sta per intraprendere un percorso di politica monetaria più restrittiva. Tuttavia, i funzionari della banca centrale non hanno fornito alcun dettaglio sulle potenziali misure di sostegno alle nazioni altamente indebitate, rendendo nervosi alcuni investitori.

La Grecia e il Portogallo dovrebbero essere in grado di far fronte a rendimenti più normali. La loro crescita tendenziale è elevata e la situazione fiscale è confortevole. Per quanto riguarda la Grecia, la maggior parte del debito è detenuto da creditori ufficiali che le hanno concesso condizioni molto favorevoli. I mercati possono preoccuparsi, ma i fondamentali non giustificano tali preoccupazioni“, ha tuttavia rassicurato Holger Schmieding, capo economista di Berenberg.

La vera questione rimane l’Italia. Nonostante alcune riforme sotto la guida del [Primo Ministro Mario] Draghi, la crescita tendenziale italiana rimane debole. Per l’Italia, rendimenti ben superiori al 4% potrebbero alla fine trasformarsi in un problema“.

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