
Anche i prezzi dell’oro non registrano forti variazioni positive come invece ci si attendeva all’indomani dell’escalation militare tra Stati Uniti e Iran. La dinamica che si sarebbe dovuto attivare, ossia ripiegamento verso gli asset rifugio per effetto dell’attacco Usa ai siti nucleari iraniani che di fatto segna il coinvolgimento di Trump nella guerra tra Israele e Iran, per adesso, non c’è stata. Come si può vedere dal grafico in basso, il metallo giallo si presenta abbastanza stabile con il future in scadenza 2025 che addirittura ritraccia dello 0,3 per cento a quota 3.370 dollari allontanandosi dai 3.400 dollari l’oncia che pure erano stati raggiunti durante la notte quando le preoccupazioni per quello che sarebbe potuto avvenire nel corso della giornata avevano raggiunto il loro picco. La dinamica in atto sui future si estende anche al prezzo spot che cala dello 0,23 per cento a 3360 dollari l’oncia.
Insomma i dati del giorno sull’andamento della quotazione oro, dicono chiaramente che, per adesso, non è in atto alcuna corsa verso i beni rifugio. Il punto è capire cosa invece può accadere nei prossimi giorni in un contesto generale in cui la situazione sembra essere in rapida evoluzione con possibili movimenti repentini da sfruttare anche in ottica day trading con broker competitivi come FP Markets.
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Effetti della crisi in Medio Oriente sul prezzo dell’oro
Visto che l’attacco degli Stati Uniti ai siti nucleari iraniani per adesso non ha sortito alcun effetto tangibile sul prezzo del gold, allarghiamo il campo d’azione alle conseguenza della più ampia crisi in Medio Oriente (scontro Iran – Israele, guerra a Gaza, guerra nel sud Libano con Hezbollah). Quali sono fin qui state le ripercussioni di questo stato esteso di tensione sul prezzo dell’oro?
I grafici dicono che le quotazioni del gold si sono fin qui alzate del 30 per cento rispetto a inizio 2025. Il gold, quindi, si muove sempre nell’area dei massimi ma è detto che abbia lo spazio garantito per salire ancora. Il punto è che sta iniziando a serpeggiare la consapevolezza che in presenza di una ulteriore escalation in Medio Oriente, ci sarebbe un balzo dei prezzi energetici con conseguente boom dell’inflazione. In questo scenario la FED non taglierebbe i tassi e ciò sarebbe negativo per l’oro. Quindi c’è un limite oltre al quale diventa difficile vedere il prezzo dell’oro e di conseguenza è solo in teoria che più tensione in Medio Oriente significherebbe maggiore spinta per il gold.
Molto chiaro su questo punto di vista il parare di Daniel Hynes, senior strategist di ANZ Banking Group Ltd secondo il quale il mercato non è affatto convinto che più escalation in Medio Oriente con il coinvolgimento degli Usa, possa portare ad un aumento del fattore di rischio geopolitico e quindi a un balzo del prezzo dell’oro.
Quali sono le previsioni sul prezzo dell’oro?
Una revisione complessiva delle previsioni sul prezzo dell’oro all’indomani dell’attacco Usa all’Iran appare prematura visto che, già da tempi, la stragrande maggioranza degli analisti era giù sul bullish.
Vale comunque fare la pena un recap sugli obiettivi di prezzo del gold che sono stati fissati dalle banche d’affari.
Bank of America è in assoluto tra le più ottimistiche con un target a 4.000 dollari l’oncia per effetto della pressione del debito pubblico Usa. Su un gradino più basso c’è poi la valutazione di JP Morgan che ha fissato il target 2025 per il gold tra 3.675 e 4.000 dollari l’oncia citando tra i driver non solo i maxi acquisti di oro da parte delle banche centrali ma anche il rischio geopolitico. Su un gradino ancora più basso collochiamo poi le previsioni di Goldman Sachs (3700 dollari l’oncia per effetto sempre delle operazioni delle banche centrali) e Deutsche Bank (sempre 3.700 dollari di target per fine anno).
La stragrande maggioranza degli analisti sono quindi bullish ma c’è chi preferisce andare con i piedi di piombo. Ad esempio UBS non ha mai nascosto il fatto che, dal suo punto di vista, i prezzi dell’oro possano già essere arrivati ai massimi e che quindi non ci sia spazio per altro upside.
Insomma il contesto previsionale sull’oro all’indomani dell’escalation militare tra Usa e Iran appare molto sfumato.
La vera domanda diventa come sfruttare tutto questo.
La risposta è cavalcando la volatilità che di certo caratterizzerà il gold nel medio termine.
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