Prezzo petrolio: impatto rialzista da taglio volontario della produzione saudita?

Il petrolio è uno degli asset più dinamici in questo inizio settimana. Sia le quotazioni del greggio Brent che quelle del WTI sono infatti in rialzo. In particolare il petrolio Brent è attestato a quota 77 dollari al barile, l’1,27 per cento in più rispetto a ieri mentre il WTI registra una progressione dell’1 per cento a 72 dollari al barile.

Fin da questa mattina l’impostazione è rialzista e questo lo si deve ad alcune novità arrivate dal fronte produzione. E’ stato proprio grazie a queste news che il greggio è riuscito ad allungare la sua striscia positiva. Non bisogna infatti dimenticare che già lo scorso venerdì la quotazione petrolio si era messa in luce guadagnando oltre 2 punti percentuali.

Novità dall’Arabia Saudita spingono la quotazione petrolio

C’è un catalizzatore che, da sempre, può essere considerato una sorta di molla per il prezzo del greggio. Parliamo dei tagli alla produzione. Ogni qualvolta la produzione subisce un ribasso, le quotazioni petrolifere tendono a salire.

Con l’OPEC+ che ha deciso di lasciare tutto come era, a movimentare il mercato del petrolio è stato uno dei più grandi produttori globali di oro nero: l’Arabia Saudita.

Riad proprio nel corso del fine settimane, e in modo del tutto inatteso, ha annunciato un taglio della produzione di 1 milione di barili al giorno a partire da luglio. Si tratta di un taglio volontario, alla luce del quale la produzione di greggio da parte dei sauditi scenderà da 10 milioni di barili al giorno a 9 milioni.

L’assist è stato subito sfruttato dai traders rialzisti. Ricordiamo per chi volesse investire sul petrolio che per farlo non è necessario comprare barili fisici. E’ sufficiente speculare con uno strumento di tipo derivato come i CFD (Contratti per Differenza) grazie ai quali si può operare al rialzo e al ribasso.

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Fin dove si spingeranno i prezzi del petrolio?

Considerando il rialzo di oggi, fin dove le quotazioni petrolifere possono salire grazie allo spunto fornito dall’Arabia Saudita? Vediamo come ne pensano gli analisti.

Gli esperti di Equita sono ottimismi ma neppure più di tanto. Secondo la sim milanese, è plausibile un rialzo nel breve termine ma a cifra singola. Nulla di eccezionale, quindi. Questo perchè la mossa di Riad riguarda solo il mese di luglio.

Andiamo avanti con i report.

Secondo MPS Capital Services, la mossa dei sauditi è si inattesa ma non del tutto visto che appena il 23 maggio scorso, Riad aveva tuonato contr gli speculatori del greggi. Gli esperti però hanno fatto notare che poichè la Russia non si è impegnata a tagliare ulteriormente la produzione e gli Emirati Arabi hanno addirittura avuto il via libera ad un aumento della propria quota in ottica 2024, è palese che non ci sia convergenza tra i produttori sulla strategia da adottare. In questo contesto, il taglio della produzione deciso dall’Arabia Saudita ha come obiettivo quello di evitare che il Brent possa scendere sotto ai 70 dollari al barile più che aprire la porta ad un rialzo vero delle quotazioni.

Tecnicamente secondo gli analisti, la prossima resistenza per il Brent è a quota 78,7 dollari al barile.

Sulla stessa scia troviamo anche Gabriel Debach, market analyst di eToro, per il quale è palese che il taglio della produzione deciso dall’Arabia Saudita è un modo per evitare prezzi troppo bassi e non prezzi troppo alti. Un altolà lanciato al mondo della speculazione da Riad.

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