
L’amministrazione Trump ha svelato una strategia commerciale che combina pressioni protezionistiche con incentivi per la rilocalizzazione industriale. Il presidente ha annunciato l’introduzione di dazi del 100% su tutti i semiconduttori importati negli Stati Uniti, ma ha contemporaneamente offerto esenzioni alle aziende tecnologiche che si impegnano a produrre domesticamente.
La vittoria diplomatica di Tim Cook
L’annuncio è arrivato durante un evento alla Casa Bianca che celebrava un nuovo impegno di investimento da 100 miliardi di dollari da parte di Apple. Tim Cook, amministratore delegato della società di Cupertino, ha presentato al presidente una targa di vetro con base dorata, progettata appositamente per Trump e realizzata interamente negli Stati Uniti.
Cook ha spiegato che tutto il vetro utilizzato per iPhone e Apple Watch sarà presto prodotto in Kentucky dalla società Corning, come parte di un investimento da 2,5 miliardi di dollari. Questo gesto simbolico ha sottolineato l’impegno di Apple verso la produzione americana, anche se la maggior parte dei dispositivi continua a essere assemblata in Asia.
La strategia del “pagare per giocare”
L’esenzione ottenuta da Apple rappresenta il culmine di una strategia diplomatica aziendale iniziata durante la prima amministrazione Trump. Cook era riuscito già allora a ottenere esenzioni tariffarie, dimostrando una particolare abilità nel navigare le complessità delle relazioni con l’amministrazione repubblicana.
Il meccanismo è diventato sempre più esplicito: le aziende possono evitare i dazi promettendo investimenti significativi sul territorio americano. Negli ultimi sette mesi, le principali società tecnologiche hanno annunciato impegni per oltre 2.000 miliardi di dollari in nuovi investimenti negli Stati Uniti.
I limiti della rilocalizzazione
Nonostante gli annunci roboanti, gli analisti dell’industria sottolineano che è finanziariamente irrealistico produrre iPhone completamente negli Stati Uniti. Apple ha invece optato per una strategia ibrida: ha spostato parte della produzione dalla Cina all’India e ha promesso di realizzare componenti chiave in territorio americano.
L’impegno da 100 miliardi di dollari annunciato si aggiunge a un precedente piano quadriennale da 500 miliardi, che secondo gli analisti riconfeziona principalmente investimenti già pianificati dall’azienda. Questo approccio consente ad Apple di soddisfare le richieste politiche senza stravolgere completamente la propria catena di approvvigionamento globale.
L’industria dei semiconduttori sotto pressione
L’annuncio dei dazi al 100% sui chip aveva creato forte preoccupazione nell’industria tecnologica, poiché avrebbe potuto sconvolgere le catene di approvvigionamento di settori che vanno dall’automotive agli elettrodomestici. La possibilità di ottenere esenzioni attraverso investimenti domestici ha quindi rappresentato un sollievo per molte aziende.
Nvidia, guidata da Jensen Huang, ha promesso investimenti per 500 miliardi di dollari negli Stati Uniti, posizionandosi come uno dei favoriti dell’amministrazione Trump. La società ha anche ottenuto l’allentamento di alcune restrizioni su chip progettati per il mercato cinese, dimostrando l’efficacia del suo approccio diplomatico.
Le conseguenze geopolitiche
La strategia tariffaria si estende oltre i semiconduttori. Trump ha annunciato un dazio aggiuntivo del 25% sull’India per l’acquisto di petrolio russo, portando il totale delle tariffe sui prodotti indiani al 50%. Questa mossa rappresenta una minaccia diretta per Apple, che ha trasferito parte della produzione di iPhone in India per diversificare la propria base produttiva.
La decisione evidenzia come le considerazioni geopolitiche stiano influenzando sempre più le scelte industriali, costringendo le multinazionali a bilanciare efficienza economica e rischi politici nelle loro strategie di approvvigionamento.
Il nuovo equilibrio di potere
L’approccio dell’amministrazione Trump sta ridefinendo le dinamiche tra governo e settore privato. Le aziende tecnologiche hanno intensificato le attività di lobbying e gli incontri ad alto livello per proteggere i propri interessi commerciali. La capacità di ottenere accesso diretto al presidente è diventata un vantaggio competitivo cruciale.
Cook ha dimostrato particolare abilità in questo gioco diplomatico, riuscendo a mantenere una relazione costruttiva nonostante le critiche passate di Trump per la produzione Apple in India e l’assenza del CEO da alcuni eventi ufficiali. La trasformazione retorica del presidente, che ora definisce Cook “uno dei più grandi e stimati leader aziendali, geni e innovatori al mondo”, testimonia l’efficacia di questa strategia.
L’impatto sui mercati finanziari
L’annuncio delle esenzioni ha avuto un effetto immediato sui mercati. Le azioni Apple sono salite del 5,1% durante la sessione e hanno continuato a guadagnare nel trading after-hours. Anche i titoli di aziende di semiconduttori come Taiwan Semiconductor Manufacturing hanno registrato rialzi significativi.
Questi movimenti riflettono il sollievo degli investitori per la riduzione dell’incertezza commerciale, almeno per le aziende che riescono a ottenere esenzioni. Tuttavia, permane la preoccupazione per quelle società che non hanno le risorse o l’influenza politica necessaria per negoziare trattamenti favorevoli.
Le sfide della produzione americana
Cook ha riferito che i produttori americani sono in procinto di realizzare 19 miliardi di chip per Apple in 24 stabilimenti distribuiti in 12 stati diversi. L’azienda ha anche annunciato un nuovo programma manifatturiero volto a riportare una maggiore parte della catena di approvvigionamento negli Stati Uniti.
Tuttavia, questi investimenti rimangono marginali rispetto agli enormi volumi prodotti in Cina, India e nel resto del Sud-Est asiatico. La sfida principale rimane quella di bilanciare le pressioni politiche per la rilocalizzazione con le realtà economiche di catene di approvvigionamento globali altamente ottimizzate.
Verso un nuovo modello commerciale
La strategia di Trump potrebbe inaugurare un’era in cui le considerazioni politiche assumono un peso crescente nelle decisioni aziendali. Il “modello pay-to-play”, come lo definiscono alcuni analisti, crea un sistema in cui le aziende possono acquistare esenzioni tariffarie attraverso promesse di investimento, anche quando questi non comportano una vera rilocalizzazione della produzione.
Questo approccio solleva questioni sulla trasparenza e l’equità del sistema commerciale, ma sembra essere diventato la nuova normalità nelle relazioni tra governo americano e multinazionali tecnologiche. Il successo di aziende come Apple e Nvidia nel navigare questo sistema potrebbe servire da modello per altri settori industriali che si trovano ad affrontare pressioni protezionistiche simili.
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