Epidemia coronavirus, il numero dei morti sale a 136 ma la diffusione della malattia rallenta

Il numero delle vittime del nuovo ceppo del coronavirus sale da 106 a 132 nelle ultime 24 ore. Un aumento più contenuto rispetto a quello registrato nelle 24 ore precedenti, con un rallentamento anche della diffusione del virus, che ad oggi risulta aver contagiato in totale 5974 persone, contro le 4515 di 24 ore fa.

Il dato relativo al numero degli individui che hanno contratto il coronavirus indica che seppur stia continuando a diffondersi, lo sta facendo ad un ritmo più basso rispetto a quello dei giorni scorsi. Un segnale incoraggiante che potrebbe significare che l’epidemia si sta fermando, ma non è possibile ancora affermarlo con certezza, in quanto potrebbe solo trattarsi di una anomalia statistica.

Il contagio del nuovo coronavirus supera quello della Sars

Abbiamo detto che nelle ultime 24 ore il numero dei nuovi contagi ha portato il totale da 4515 a 5974, il che vuol dire che il totale dei contagiati dal virus della Sars del 2003 è stato superato. All’epoca infatti, nell’arco dei 9 mesi, il totale di individui che hanno contratto la Sars aveva raggiunto un totale di 5327 unità, ma la mortalità risulta per ora più bassa.

Si segnala, per quel che riguarda sempre il coronavirus, il primo caso sospetto in Tibet, ultima regione cinese ad essere toccata dall’epidemia. Da segnalare in compenso il dato confortante che riguarda la diminuzione del numero dei nuovi contagi, inferiore rispetto ai dati delle precedenti 24 ore di circa 600 unità.

Il super esperto cinese, Zhong Nanshan, ha dichiarato che il picco potrebbe essere raggiunto tra una decina di giorni, mentre altri ricercatori prospettano un periodo di attesa molto più lungo, e collocano un ipotetico picco intorno alla metà del mese di aprile.

Voli bloccati da e per la Cina

Fiducioso nelle capacità della Cina di tenere sotto controllo l’epidemia di coronavirus il capo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tra i dati incoraggianti anche il numero dei malati che sono stati dimessi dopo aver ricevuto le cure ospedaliere. Sono infatti 103 le persone che sono riuscite a superare l’infezione e sono state quindi dimesse.

Nelle ultime ore è anche stato comunicato il blocco di tutti i voli da e per la Cina da parte della British Airways. Una misura simile è al vaglio del Governo di Washington, che nelle prossime ore potrebbe decidere di bloccare tutti i collegamenti aerei tra la Cina e gli Stati Uniti.

A riferire la notizia sono i media americani, che parlando di una conferenze call intercorsa tra funzionari del Governo stesso e manager delle maggiori compagnie aeree del Paese. Sarebbe questo il primo caso di un Paese che decide di adottare questo tipo di soluzione per contenere il rischio di contagio.

Per ora è solo una ipotesi che la Casa Bianca sta considerando, ma stando a quanto riferito da alcune fonti, la decisione di sospendere tutti i collegamenti aerei con la Cina sarebbe ormai imminente. “Tutte le opzioni sono sul tavolo” ha poi confermato il segretario della Salute USA Alex Azar, ed è confermata una riduzione dei voli da parte delle compagnie statunitensi.

Una strada simile è stata imboccata anche dal Governo di Hong Kong, dove i collegamenti ferroviari alta velocità con la Cina sono stati sospesi, e quelli aerei invece dimezzati. Per ora comunque non si parla ancora di una chiusura completa della frontiera.

Starbucks chiude metà dei suoi locali in Cina

Non sono solo le compagnie aeree e di trasporti in generale a dover correre ai ripari per contenere la diffusione del virus. La nota catena statunitense Starbucks ha deciso infatti di chiudere almeno metà dei locali dislocati su tutto il territorio cinese, e la casa automobilistica Toyota ha invece deciso di interrompere la produzione in Cina fino al 9 febbraio.

“Attualmente abbiamo chiuso più di metà dei nostri negozi in Cina” ha fatto sapere il responsabile dello sviluppo internazionale di Starbucks, John Culver, che ha poi spiegato che l’evolversi della situazione viene costantemente monitorato insieme alle autorità cinesi.

Il CFO di Starbucks, Patrick Grismer ha parlato di “circostanze straordinarie” subentrate con lo scoppio dell’epidemia del coronavirus in Cina, che hanno inevitabilmente indotto l’azienda a rivalutare le previsioni annuali, che inizialmente prevedevano un rialzo per il 2020. Ora per poter definire una previsione verosimile risulta necessario attendere che si abbia un quadro completo dell’impatto dell’epidemia.

Il portavoce della casa automobilistica giapponese Toyota, Maki Niimi, ha comunicato la decisione della compagnia di interrompere la produzione degli stabilimenti cinesi. “Considerati vari fattori, tra cui le linee guida dei Governi locali e regionali e la situazione della fornitura di componenti” ha fatto sapere il portavoce “a partire dal 29 gennaio abbiamo deciso di interrompere le operazioni nei nostri stabilimenti in Cina fino al 9 febbraio”.

“Monitoreremo la situazione” ha poi aggiunto Maki Niimi “e prenderemo eventuali ulteriori decisioni sulle operazioni il 10 febbraio”.

Sale il numero dei contagi in Europa

Sale a 7 il totale dei contagi nel Vecchio Continente. Dopo i 3 casi accertati in Francia, i casi di contagio da coronavirus in Germania salgono a 4.

Il primo cittadino tedesco a contrarre la malattia, un ingegnere, sarebbe infatti stato contagiato da una collega che non mostrava alcun sintomo, ma che era recentemente stata in Cina. E sarebbe stato lo stesso ingegnere poi a trasmettere il virus ad altri 3 colleghi.

Al momento quindi il totale in Europa comprende solo questi sette casi divisi tra Francia e Germania, e nessun caso confermato ancora in Italia.

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