In Italia crollo dei consumi a ottobre. Confcommercio: “rallentano soprattutto turismo, servizi e trasporti”

Non sono per nulla incoraggianti, i dati sull’andamento dei consumi in Italia relativi al mese di ottobre, con un calo drastico soprattutto per il settore dei servizi ricreativi, per la ristorazione e per il settore alberghiero.

I dati diffusi da Confcommercio mostrano un calo complessivo dei consumi che si attesta intorno all’8,1%, ad indicare una frenata quantomeno brusca “dopo la forte ripresa registrata nel terzo trimestre, periodo che si era peraltro chiuso con alcuni segnali di indebolimento”.

Con l’aumento del numero dei casi di positività al Coronavirus rilevato da fine settembre in particolare, e l’introduzione quindi delle ulteriori misure restrittive attraverso nuovi Dpcm, si è subito registrato un brusco arresto dei consumi a partire dal mese di ottobre in tutto il Paese.

Con il primo irrigidimento delle misure di contenimento “la situazione congiunturale ha conosciuto un rapido deterioramento” per gran parte delle filiere produttive con “l’interruzione del lento e faticoso processo di ritorno a una situazione meno emergenziale” spiegano da Confcommercio.

E a pagare il prezzo più alto di misure peraltro non particolarmente efficaci ai fini del contenimento del contagio, sono soprattutto turismo, trasporti e ristorazione. “Il rallentamento, seppure diffuso, ha interessato in misura più immediata e significativa la filiera del turismo, dei servizi per il tempo libero ed i trasporti con riduzioni della domanda che si avvicinerebbero a quelle registrate a marzo“, scrive Confcommercio in una nota.

Si tratta di un calo che per i servizi ricreativi si è attestato intorno al 73,2%, mentre per il settore alberghiero ha raggiunto il 60% e per bar e ristoranti il 38%. Da Confcommercio sottolineano che “il deterioramento del contesto economico, associato all’acuirsi del clima di incertezza, ha determinato un rapido peggioramento del PIL“.

E la situazione non migliorerà di certo nel mese di novembre, vista l’ulteriore stretta varata dall’esecutivo con il Dpcm del 5 novembre che impone misure di contenimento ancora più stringenti.

Dal momento che in tutto il territorio sono state imposte restrizioni, non solo per gli spostamenti individuali, ma anche per le attività commerciali, a cominciare da bar e ristoranti, con la chiusura della maggior parte di esse nelle zone rosse e arancioni, i dati di novembre non potranno che mostrare un ulteriore peggioramento dell’andamento dei consumi.

“Si stima una riduzione del 7,7% su ottobre e del 12,1% nel confronto annuo. Le dinamiche registrate negli ultimi due mesi, a meno di un eccezionale, ma improbabile, recupero a dicembre, portano a stimare preliminarmente una decrescita congiunturale del Pil nel quarto trimestre superiore al 4%” fanno sapere da Confcommercio.

E tuttavia, secondo l’associazione, questa previsione non dovrebbe portare ad un deterioramento della “dinamica complessiva del Pil per il 2020”. Il calo previsto è infatti stimato nonostante tutto tra il 9 ed il 9,5%, cosa che dipenderebbe da “un terzo trimestre decisamente più favorevole rispetto alle stime”.

La tanto attesa ripresa però risulta ad oggi ‘non pervenuta’ e questo naturalmente comporta “un’entrata ben peggiore nel 2021, facendo svanire le più ottimistiche previsioni di rimbalzo statistico per l’anno prossimo”, fa notare Confcommercio, spiegando che “in linea con l’emergere dei primi segnali di una seconda ondata della pandemia in molti Paesi, il quadro congiunturale ha evidenziato i primi segnali di rallentamento”.

Quanto alla produzione industriale si registra un “peggioramento congiunturale del 5,6%, al netto dei fattori stagionali, con una flessione del 5,2% su base annua. C’è poi la questione dei livelli di occupazione, di tutt’altro che trascurabile importanza.

Confcommercio ricorda che i dati sull’occupazione, pur risultando stabili in termini congiunturali “hanno mostrato, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente una riduzione dell’1,7%” inoltre “considerando i provvedimento susseguitisi nel mese di ottobre e le chiusure a macchia di leopardo iniziate ai primi di novembre, si stima per il mese in corso un calo congiunturale del PIL, al netto dei fattori stagionali, del 7,7%, dato che porterebbe ad una decrescita del 12,1% rispetto allo stesso mese del 2019″.

Al quadro che emerge dall’analisi dei dati sui consumi di Confcommercio si affianca poi quello che deriva dai dati Istat sull’export, con un calo del 10% tra il terzo trimestre 2020 e lo stesso periodo del 2019.

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