Da lunedì quasi tutte le Regioni saranno in zona arancione, in zona rossa potrebbero essere solo in tre

Si registra un ulteriore miglioramento per quel che riguarda l’andamento della curva epidemiologica dove più dove meno su tutto il territorio nazionale, e questo dovrebbe portare, se i dati del monitoraggio settimanale che verranno pubblicati oggi confermeranno il trend, ad un allentamento delle misure restrittive in quasi tutte le Regioni che oggi si trovano in zona rossa.

In calo Rt e percentuale di positivi per numero di tamponi

A rimanere nella fascia di rischio più alto potrebbero essere solo tre Regioni: Puglia, Calabria e Valle d’Aosta. L’indice Rt medio attualmente si attesta rispettivamente a 1,1, 1,29 e 1,61. Ad incidere sull’inserimento di una Regione in una fascia di rischio piuttosto che in un’altra però come sappiamo sono anche altri 20 parametri, nonché il numero di nuovi casi settimanali per 100 mila abitanti.

Ricordiamo che i parametri su cui ci si basa per stabilire se in una data Regione devono essere imposte misure restrittive da zona rossa e non da zona arancione, o da zona arancione invece che da zona gialla, non derivano da un calcolo scientifico ma da una scelta di natura prettamente politica.

Dimostrazione pratica ne è ad esempio il fatto che fino a metà gennaio le Regioni con un Rt inferiore a 1,25 venivano quasi sempre inserite in zona gialla. Adesso invece la zona gialla è stata sospesa fino al 30 aprile, salvo casi eccezionali, e anche se dovesse essere ripristinata la soglia Rt oggi ritenuta valida per determinare la fascia gialla non è più

Ad indicare un miglioramento dell’andamento del contagio sia il calo dell’Rt che su base nazionale di attesta ora intorno a 0,9, che la percentuale di positivi per numero totale di tamponi effettuati, che attualmente si attesta intorno al 4,7%.

I nuovi casi registrati nella giornata di ieri sono stati solo 17.221, ma il numero dei morti registrati come decessi Covid resta alto, 487. A proposito di questo dato resta importante sottolineare che vengono classificati come decessi Covid anche i decessi dovuti ad altre cause, che possono andare dall’incidente stradale all’infarto per via delle direttive del ministero della Salute.

Il numero complessivo dei decessi Covid quindi dovrà essere a tempo debito depurato di tutti quei decessi che non hanno nessuna correlazione con il Covid. Solo allora potremo avere un dato più realistico di quale sia il tasso di letalità e di mortalità del Sars-nCoV-2.

Quali Regioni saranno in zona arancione e quali in zona rossa da lunedì 12

Fino alla fine di questa settimana in zona rossa ci sono Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta. Di queste però solo tre rischiano di restare nella fascia di rischio più alta, mentre tutte le altre potrebbero andare in zona arancione già da lunedì con la nuova ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza.

A sperare nella zona arancione sono la Toscana, il Piemonte, la Lombardia, e l’Emilia Romagna ma oltre all’indice Rt ci sono altri parametri che devono essere in regola, e molto dipende dalla pressione sul sistema sanitario.

“I dati settimanali confermano un progressivo miglioramento in Piemonte” spiega il governatore Alberto Cirio “il valore Rt è sceso a 0,9. Si riduce il numero di nuovi casi segnalati e anche il numero di focolai attivi o nuovi. Il nostro report deve essere validato dalla cabina di regia, ma in base a questi parametri siamo fiduciosi che il Piemonte possa ritornare arancione già dalla prossima settimana”.

Anche la Lombardia conta di scendere ad una fascia di rischio più basso, con il governatore Attilio Fontana che ha fatto sapere “di aver chiesto alla cabina di regia di passare in arancione“.

Il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, è altrettanto ottimista “non escludo che si possa essere arancioni dalla prossima settimana. I numeri sono confortanti in queste ultime settimane. Oggi l’indice Rt in Regione è attorno allo 0,8″ ha detto il governatore per poi proclamare che questo dimostrerebbe “che chiusure e restrizioni stanno contando”. 

“Come sempre sono le uniche che funzionano” è la conclusione che trae Bonaccini. Insomma se il contagio scende è merito delle restrizioni, se il contagio non scende nonostante le restrizioni è colpa dei cittadini che non le rispettano. In questo modo il paradigma securitario viene reso inattaccabile e all’occorrenza risulta legittimata qualsiasi ulteriore stretta su chiusure e limitazioni delle libertà individuali.

Tra le Regioni in zona arancione molte hanno numeri da zona gialla

La zona gialla come sappiamo è stata sospesa fino al 30 aprile, il che significa che anche se i numeri dovessero soddisfare i criteri che lo stesso esecutivo ha stabilito, nessuna Regione potrà beneficiare del corrispondente allentamento delle misure restrittive.

Tra le Regioni in zona arancione ce ne sarebbero già più di una ad avere le carte in regola. In questa fascia di rischio al momento ci sono Abruzzo, Basilicata, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Sardegna, Sicila, Veneto e le province autonome di Trento e Bolzano.

Nessuna di queste comunque vedrà la zona gialla a meno che non si decida di fare qualche eccezione, ma non prima del 20 aprile. Si dovrà tenere conto in questo caso del numero di persone, sul totale degli abitanti, che hanno ricevuto entrambe le dosi del vaccino, mentre le Regioni che pur disponendo delle scorte di dosi necessarie risulteranno indietro con il piano, resteranno in zona arancione.

Per l’Umbria e per il Molise però potrebbe scattare addirittura la zona bianca che, a differenza della zona gialla, non è stata sospesa. Per quel che riguarda l’Umbria, Marco Cristofori del Nucleo epidemiologico regionale ha annunciato che “mantenendo queste condizioni, dal punto di vista di un modello predittivo a 15 giorni si prevede la discesa dell’incidenza intorno ai 50 casi per 100 mila abitanti, che sarebbe il limite del governo per le zone bianche. Siamo nettamente sotto l’1, con l’indice Rt all’8 aprile che è sceso a 0,71”.

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