Monte dei Paschi e acquisizione Unicredit, i sindacati verso lo sciopero “operazione con molti punti oscuri”

Non si sono parati ostacoli, almeno per quel che riguarda la risposta del mercato, dinanzi all’acquisizione di Monte dei Paschi di Siena da parte del gruppo Unicredit, ciò non vuol dire tuttavia che stia filando tutto liscio come l’olio, anzi.

Qualche intoppo si sta profilando infatti all’orizzonte per via delle iniziative che i sindacati stanno per mettere in campo vista la scarsa per non dire nulla propensione al dialogo da parte dell’esecutivo guidato da Mario Draghi.

Sindacati Mps chiedono “maggiore chiarezza sull’acquisizione”

I sindacati lamentano il mancato dialogo con il ministero dell’Economia e delle Finanze che non ha dato il via ai colloqui con i diretti interessati, vale a dire i lavoratori, ed ora i dipendenti di Mps minacciano scioperi proprio per i giorni in cui si procede con la due diligence di Gae Aulenti.

I sindacati hanno rilasciato quindi un comunicato in cui si legge: “dopo giorni di inutile attesa appare evidente come il ministro Franco ritenga di non dover convocare i rappresentanti dei 21 mila lavoratori del Gruppo Mps, nonostante saranno questi ultimi a subire gli effetti dell’operazione che si sta profilando con molti punti oscuri”.

Nel comunicato emesso dalle segreterie di coordinamento in Mps di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin si legge ancora: “faremo sentire comunque la nostra voce, da Nord a Sud, dalle Filiali, dalla Direzione Generale, dal Consorzio, dalle Società del Gruppo, dai poli distaccati presso società terze”.

Dai sindacati di Mps precisano che le proteste non sono finalizzate alla richiesta di trovare “una possibile soluzione per risolvere i problemi della banca” ma “vorremmo capire i motivi e il perimetro di una trattativa in esclusiva caratterizzata da una moral suasion esercitata dall’azionista pubblico – lo Stato – che intende accordare una serie di indubbie agevolazioni in favore del soggetto acquirente, Unicredit”.

I sindacati si pongono dunque una domanda: come mai “non vengono prese in considerazione soluzioni alternative” e chiedono “maggiore chiarezza sull’acquisizione” per “definire i destini dei 21 mila dipendenti del Gruppo”.

Dai sindacati arrivano altre domande riguardanti la vicenda dell’acquisizione, una delle quali intende chiarire in che modo si collochino le filiali Mps del perimetro che sarà acquisito da Unicredit “nella legislazione antimonopolistica (Antitrust)”. Resta anche da capire quale destino si profili per quelle filiali che invece non saranno incluse nell’acquisizione che, peraltro, sembra escludere intere aree geografiche.

I sindacati di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Ilica e Unisin scrivono ancora: “dopo tanti anni di duro lavoro e sacrifici non dobbiamo lasciarci sopraffare dalla paura o dalla rassegnazione proprio ora. Tocca a noi farci sentire dallo Stato, dal Governo, da Unicredit”.

Ed è questo il motivo per cui i sindacati “hanno avviato le procedure per la proclamazione dello sciopero e, nei tempi previsti dalle normative” daranno il via “ad un ciclo di assemblee per fare il punto dela situazione”.

L’iter per l’acquisizione di Mps da parte del gruppo Unicredit intanto va avanti, e stando all’analisi svolta da Il Sole 24 Ore l’ipotesi più realistica è che “agli azionisti di minoranza Mps sia ssegnata un’opzione asimmetrica, che consentirebbe di ottenere azioni UniCredit una volta conclusa l’operazione, dando la possibilità di mantenere una quota nella cosiddetta bad bank ex Mps”.

C’è poi la questione del marchio storico di Mps che potrebbe essere mantenuto in Toscana e nel Nord Est del Paese. Si tratta di aree per le quali la banca guidata da Andrea Orcel ha un certo interesse per la crescita futura del fruppo, ed è stato lo stesso Ceo ad ammettere in passato che la strategia di Gae Aulenti mira ad un rafforzamento sul territorio italiano.

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