Con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale il lavoro dei programmatori è a rischio?

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L’impatto dell’intelligenza artificiale sull’occupazione è un tema di crescente interesse, e in particolare in questo caso tentiamo di capire se lo sviluppo di questa tecnologia possa mettere a rischio il posto di lavoro dei programmatori.

Molti esperti ritengono che, con lo sviluppo rapido dell’AI, molti lavori nel campo della programmazione potrebbero essere a rischio nei prossimi 10 anni.

Ciò può sembrare paradossale, considerando che l’avanzamento dei software di intelligenza artificiale sempre più complessi potrebbe minacciare anche la professione dei programmatori stessi, dato che esistono già macchine in grado di scrivere codice informatico. La domanda sorge spontanea: potrebbero davvero i programmatori essere sostituiti dalle macchine? Vediamo insieme quali sono le prospettive.

Quali ripercussioni sul lavoro dei programmatori con lo sviluppo di AI

Per comprendere il significato dell’impatto dell’intelligenza artificiale, è importante notare che negli ultimi mesi si è discusso molto su questo tema, soprattutto in seguito all’enorme clamore generato da ChatGPT, un chatbot sviluppato da OpenAI.

ChatGPT è stato sottoposto a numerosi test per esplorarne i limiti e le potenzialità. Ad esempio, gli è stato chiesto di scrivere articoli di giornale o di svolgere una delle prove dell’esame di maturità del 2023.

Tuttavia, ChatGPT non è l’unica forma di intelligenza artificiale esistente. Altre esempi includono AlphaCode, sviluppata da DeepMind (la divisione di Google dedicata alla ricerca in questo campo), e poi Bing, Bard e altre ancora.

La differenza fondamentale tra un programma tradizionale e un’intelligenza artificiale è che quest’ultima è in grado di apprendere e migliorarsi attraverso l’esperienza, sia quella derivante dall’uso che ne fa l’utente, sia dall’addestramento impartito dai suoi sviluppatori.

Questa capacità di apprendimento è nota come “machine learning”, una parte integrante dell’intelligenza artificiale in cui il software analizza i dati, ne riconosce le caratteristiche e impara da essi. Grazie a questa caratteristica, l’AI può elaborare le informazioni a sua disposizione, creare algoritmi, aggregare dati, fare previsioni e fornire risposte personalizzate in base al contesto.

Attualmente, le intelligenze artificiali vengono già impiegate per aiutare i programmatori nella scrittura di codice, e ChatGPT stesso può suggerire modifiche e miglioramenti in oltre 20 linguaggi di programmazione diversi, oltre a generare codice e sviluppare app e programmi semplici.

Il lavoro del programmatore potrà essere interamente svolto dall’AI?

In sintesi, programmare, o sviluppare software, consiste nel creare un programma informatico (software) che venga eseguito da un computer (hardware). Dalla semplice calcolatrice ai programmi estremamente complessi, ogni software deve seguire una serie di istruzioni scritte nel suo codice tramite un linguaggio di programmazione. Al momento, i linguaggi di programmazione più noti e utilizzati sono Python, Java, JavaScript, C/C++ e PHP.

Ma torniamo alla domanda principale: i programmatori corrono davvero il rischio di essere sostituiti? Secondo alcuni esperti, sì. Jensen Huang, CEO di Nvidia Corporation, sostiene che stiamo entrando in una nuova era dell’informatica in cui sarà sufficiente chiedere all’IA di scrivere un programma.

Tuttavia, altri ritengono che l’impatto non sarà così drammatico e che l’intelligenza artificiale svolgerà una funzione di supporto per i programmatori “umani”. Questo supporto non si limiterà solo al controllo e alla correzione di eventuali errori (come accade già da tempo), ma potrà anche includere la scrittura autonoma di parti di codice, magari quelle più noiose da compilare, al fine di aumentare la produttività e la velocità del lavoro. In altre parole, l’IA renderà tutto più facile, ma non sostituirà i programmatori.

Una ricerca condotta da Microsoft, come riportato da IlPost, ha confrontato la produttività di un gruppo di sviluppatori con accesso a un assistente di intelligenza artificiale rispetto a un gruppo senza tale assistenza. È emerso che coloro che hanno ricevuto l’aiuto del software hanno completato i compiti con una velocità superiore del 56%.

I pessimisti, come il programmatore Adam Hughes, autore di un articolo in cui sostiene che ChatGPT sostituirà i programmatori entro 10 anni, ritengono che gli esseri umani nel futuro dovranno limitarsi a controllare il codice scritto dall’intelligenza artificiale. Questo ruolo di sorveglianza, secondo molti sviluppatori, potrebbe annullare l’attrattiva e la magia della professione.

D’altra parte, gli ottimisti ritengono che l’IA rappresenti una possibilità per raggiungere nuovi traguardi nella programmazione, rendendo il processo meno gravoso e più rapido grazie all’aiuto dell’intelligenza artificiale stessa. Secondo loro, ci si dovrebbe concentrare sulle applicazioni pratiche, che potrebbero portare la programmazione in ambiti attualmente impensabili e migliorare la qualità della vita delle persone.

In ogni caso, è ancora presto per capire appieno come l’intelligenza artificiale influenzerà lo sviluppo del software e risulta difficile fare previsioni precise. Sarà necessario attendere ulteriori sviluppi, ma sembra probabile che il supporto umano continuerà a essere indispensabile.

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