Movimento 5 Stelle in difficoltà, ma per Beppe Grillo “Di Maio resta il capo”

Che il Movimento 5 Stelle stia attraversando un momento difficile è sotto gli occhi di tutti, con una leadership, quella di Luigi Di Maio, che continua ad imbaracare acqua. L’ultimo episodio più recente quello della votazione della base del MoVimento attraverso la piattaforma Rousseau, che ha dimostrato che gli elettori grillini vogliono andare in una direzione diversa da quella indicata dal ministro degli Esteri.

Per quel che riguarda i sondaggi, piccole oscillazioni poco significative. Ormai il grosso degli elettori, un buon 15%, il M5s lo ha già perso mesi fa, e ora vivacchia intorno al 17%, il che di certo non aiuta a credere nell’attuale leadership. Ci crede però il fondatore e garante del MoVimento, Beppe Grillo, che è corso a Roma a dare man forte al suo pupillo.

“Non rompete i coglioni perché sennò ci rimettiamo tutti” ha detto nei suoi soliti toni pacati il comico genovese, che sulla leadership di Luigi Di Maio non nutre nessun dubbio, anzi sembra voler accelerare un percorso sul quale però una parte del MoVimento continua a nutrire serie perplessità.

Sì, Grillo cerca di tranquillizzare l’elettorato, e di serrare le fila intorno al capo politico, Luigi Di Maio, dandogli la sua benedizione, e assicurando che d’ora in avanti “ci sarà di più” anche lui. E poi serve il piatto forte, ma che non tutti nel Movimento gradiscono: una lunga strada con il Pd.

Certo si parla di un’alleanza per il governo nazionale, niente da ridire sulla decisione del MoVimento di correre da solo per le regionali in Emilia Romagna e Calabria di gennaio, ma la benedizione di Grillo non si ferma a Di Maio, si estende invece anche al Pd.

Nicola Zingaretti: “bene l’impegno dei 5 Stelle per il rilancio del Governo”

Non poteva che tirare un respiro di sollievo il segretario dem, Nicola Zingaretti, che su Facebook ha scritto: “bene l’impegno dei 5 Stelle per il rilancio del governo. Un passo in avanti verso la direzione da noi auspicata di andare oltre una mera maggioranza di parlamentari. Pronti al confronto. Bisogna chiudere al meglio la manovra di bilancio e abbiamo proposto al Presidente Conte di lavorare insieme su una nuova agenda per il 2020″.

“Per riaccendere l’economia” si legge ancora nel post di Zingaretti “creare lavoro, rafforzare la rivoluzione verde, rilanciare gli investimenti, cambiare e semplificare lo Stato, investire su scuola, università, sapere. Prima le persone. Dobbiamo costruire un’Italia più giusta, verde e competitiva”.

Beppe Grillo: “con la sinistra progetti bellissimi”

Luigi Di Maio, come ministro degli Esteri, avrebbe dovuto recarsi in Giappone per presenziare al G20, ma è rimasto in Sicilia, impegnato in una serie di comizi. Poi ha preso l’aereo per essere a Roma già nella mattinata di oggi, dove avrebbe incontrato Beppe Grillo.

Prima del vertice è stata pubblicata una nota congiunta, seguita da un video nel quale il fondatore del MoVimento dà la sua totale approvazione al percorso di Governo con il Partito Democratico.

“Quando parlo di progetti insieme con la sinistra parlo di progetti alti, bellissimi” dice Grillo che elenca brevemente: clima, trasporti, reddito universale, salario minimo, poi volge uno sguardo alla destra e dice di vedere “una destra un po’ pericolosetta”. In pochi minuti viene spazzato via come se non fosse mai esistito il concetto della terza via, quella che fino ad un attimo prima sembrava dover essere la naturale posizione politica del Movimento 5 Stelle.

Grillo prende chiaramente le distanze dalla destra di Salvini, ma non mostra alcuna titubanza, alcun dubbio o esitazione a portare avanti il connubio con il ‘tanto odiato PD’. Certo, si tratta di un Pd più o meno ‘derenzizzato’, ma pur sempre del Pd.

Approvazione da parte di Beppe Grillo anche per la manovra economica, e quindi per l’operato di Giuseppe Conte. “Le tasse, che è la politica, servono a orientare il Paese verso qualche cosa” dice Grillo, che si riferisce alla Plastic Tax e alla Sugar Tax, e continua poi: “noi dove ci stiamo orientando, se non nelle rinnovabili, nel concetto che dobbiamo cambiare dieta, che dobbiamo cambiare agricoltura?”.

Si definisce “euforico” per il cambiamento del Movimento, che si è evoluto verso qualcosa di nuovo e di migliore, almeno secondo lui “non possiamo essere gli stessi di prima, dobbiamo guardare avanti con grande entusiasmo”.

Il vertice d’urgenza a Roma e l’ipotesi nuovo contratto con il Pd

Dura un’ora e mezza il vertice d’urgenza tra Di Maio e Grillo che si svolge a Roma presso l’hotel Forum. Si tratta né più né meno che di un’unità di crisi, una cosa che viene convocata la notte per la mattina dopo, una cosa di quelle urgenti insomma.

Il risultato? “Siamo d’accordo su tutto” dice Luigi Di Maio mentre esce dall’albergo, e lo conferma anche Beppe Grillo che dice: “una persona deve poter decidere e fare scelte importanti. Un referente ci vuole”. Chi sia il referente non occorre specificarlo “è Di Maio” dice Grillo “io ci sarò un po’ più vicino”.

“Non siamo più quelli che eravamo dieci anni fa, mettetevelo in testa. E’ l’entropia la nostra matrice, dal caos vengono le idee meravigliose, e ci saranno: la costituzione di un cordone ombelicale dal vertice al territorio, la ricostituzione di una specie di Meetup, perché io i Meetup li ho fatti, li ha fatti Fico” dice ancora, ma “adesso il mondo è diverso”.

E per quel che riguarda il ruolo di Luigi Di Maio, Beppe Grillo ha ancora qualcosa da dire sul capo politico che “lavora 25 ore al giorno e non può essere sostituito per nessuna ragione, anzi va sostenuto”.

Un futuro a braccetto con il Pd di Zingaretti, quello tracciato dal fondatore del MoVimento, ma che necessita di un nuovo contratto di governo, qualcosa sulla falsariga di quello che legava i gialli e i verdi nel primo governo Conte. Un contratto che partirebbe, almeno così sembra, per il mese di gennaio, e conterrebbe “progetti ambiziosi e di alto livello”.

Grillo ne elenca qualcuno: “clima, salario minimo, reddito universale, intelligenza artificiale, energia, infrastrutture”. Ma con il Pd ultimamente si è parlato tanto dell’alleanza e poco dei contenuti di questa alleanza, il cui principale collante sembra essere l’antisalvinismo.

Così viene fuori la questione delle elezioni regionali, origine delle ultime scaramucce tra le due principali forze politiche della maggioranza, ed inevitabilmente si tocca il tema della votazione attraverso Rousseau. “Avete scelto questa votazione, in Emilia Romagna ci andiamo per beneficienza. Come dai un euro a uno, non puoi dare un piccolo voto anche a noi per beneficienza?” dice Grillo “così magari facciamo da tramite tra una destra un po’ pericolosetta e una sinistra che si deve formare anche lì”.

Roberta Lombardi: “io rompo i coglioni”

Tutti sorridenti, o quasi, quelli che hanno preso parte al vertice d’urgenza. Alcuni ad accennare un sorriso hanno fatto più fatica di altri, ed è chiaro che le cose non si sistemano d’incanto solo perché il fondatore dice che tutto va bene e di continuare così.

La tensione insomma resta alta nelle fila del Movimento 5 Stelle, soprattutto perché ad alcuni questa leadership indiscussa non va tanto a genio, non perché il referente sia Luigi Di Maio, ma perché si ritiene necessario costituire un “comando” composto da un comitato invece che da una persona sola.

A difendere Luigi Di Maio c’è il fedelissimo storico, attuale ministro dello sport Vincenzo Spadafora, secondo il quale è vero che nel M5s “c’è qualcosa da cambiare, ma sarebbe superficiale cambiare il capo politico per risolvere i problemi. Sbaglia chi pensa che la soluzione dei problemi del Movimento 5 Stelle avvenga con la sostituzione di una singola persona”.

“Il problema non è Di Maio” dice Spadafora “e chi mette in discussione la sua leadership lo fa per personalismo”. Non per personalismo però, ma per un principio condivisibile, esprime il suo dissenso Roberta Lombardi, che su Facebook ha scritto: “io rompo i coglioni”.

E sul post si legge ancora: “me lo ha insegnato Beppe 12 anni fa. E su FB non ho scritto ‘questo qua non va bene’ ma il ruolo del Capo Politico interpretato come l’uomo solo al comando non funziona. E lo riscrivo. Indipendentemente da chi sia, il capo politico. E’ italiano corrente. Tutto il resto è #codadipaglia”

Pensiero condivisibile o no, non sono pochi quelli che di fatto lo condividono tra i pentastellati. Alcuni parlamentari colgono il messaggio e rilanciano l’hashtag #iorompoicoglioni. Sempre su Facebook arriva poi il commento del deputato 5 Stelle Sebastiano Cubeddu, che scrive: “l’unica via d’uscita è che si torni a parlare in modo orizzontale e che vi sia collegialità e non capi. Punto!”.

Anche per il senatore 5 Stelle Emanuele Dessì il punto è proprio quello: il ruolo dell’uomo solo al comando non va bene. “Sul capo politico io rimango della mia idea, non è un tipo di ruolo che si addice al M5s. Indipendentemente da chi lo ricopre, se Di Maio o Di Battista. Grillo ha detto di andare avanti tutti insieme ed è quello che dico io: tutti insieme con pari dignità e con un programma ben preciso di stampo progressista” ha detto Dessì.

Poi il senatore ha parlato del garante del Movimento aggiungendo: “continuo a voler bene a Grillo, come ho sempre fatto. Soprattutto perché a rompere i coglioni me lo ha insegnato lui, e gli insegnamenti di un padre non si mettono mai da parte”.

Ora resta da domandarsi quanto sia rimasto del Grillo che ha fondato il Movimento 5 Stelle, perché molto del futuro del movimento dipende proprio da questo. Possiamo davvero escludere che non si arrivi ad una spaccatura interna?

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