Conte, Coronavirus “crisi peggiore dal dopoguerra”. Stop a tutte le attività non essenziali

Mentre in Italia il conteggio dei morti e dei contagi continua a crescere rapidamente con l’approssimarsi del picco, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte annuncia le nuove misure di contenimento adottate dal Governo per limitare la diffusione del coronavirus.

La situazione al 21 marzo

Nel corso della conferenza stampa della Protezione Civile tenutasi ieri 21 marzo, sono stati diffusi i dati relativi all’andamento dell’epidemia nel nostro Paese. Il numero delle persone attualmente contagiate ha raggiunto il totale di 42.681, mentre il numero complessivo dei casi registrati in Italia è di 53.578.

Di questi, 4.825 sono deceduti, mentre i guariti sono in tutto 6.072. Tra le persone che risultano attualmente contagiate, 22.116 si trovano in isolamento domiciliare, 17.708 sono ricoverati con sintomi, e 2.857 si trovano attualmente in terapia intensiva.

Nella sola giornata di ieri, 21 marzo, il numero dei guariti è stato di 943, mentre il numero dei casi accertati incrementa di 4.821 unità, e il numero delle persone decedute è di 793. Borrelli ha ancora una volta ricordato che vengono annoverati tra i deceduti tutti coloro che sono morti con il coronavirus, e non soltanto le persone decedute a causa del coronavirus.

Le nuove misure di contenimento annunciate da Conte

Come richiesto dalle Regioni del Nord, il Governo ha deciso di procedere con la chiusura delle fabbriche, salvo quelle che producono generi ritenuti di prima necessità. Il premier Giuseppe Conte nel corso della conferenza stampa tenutasi ieri in tarda serata ha assicurato che “continueranno a restare aperti tutti i supermercati, i negozi di generi alimentari e di prima necessità”.

“Non c’è ragione di fare code e corse agli acquisti” ha chiarito subito il presidente del Consiglio “resteranno aperte farmacie, servizi bancari, postali, assicurativi. Assicureremo tutti i servizi pubblici essenziali come i trasporti”.

Il premier ha anche precisato però: “al di fuori delle attività essenziali consentiremo solo il lavoro in modalità smart working e attività produttive rilevanti per il Paese. Riduciamo il motore produttivo dell’Italia, ma non lo arrestiamo”.

Si tratta della “crisi più grave dal dopoguerra”. Con queste parole il premier ha definito la situazione in cui versa l’Italia da ormai un mese, e parla quindi di una decisione “difficile ma necessaria”. “Lo Stato comunque c’è” dice ancora in chiusura “uniti ce la faremo”.

I dati resi noti solo poche ore prima dal commissario all’emergenza Angelo Borrelli d’altra parte non dipingono uno scenario rassicurante. Il picco si avvicina, ma ancora non ci siamo, e questo vuol dire che prima che i dati inizino a mostrare un decremento del numero di nuovi casi accertati e nuove morti registrate, ci vorrà del tempo.

Ecco che si pone allora l’esigenza di un ulteriore giro di vite, e sono le stesse Regioni a chiederlo al Governo, insieme ai Comuni e ai Sindacati. In coro chiedono la chiusura totale, e il Governatore della Regione Lombardia nella serata emana un’ordinanza per chiudere tutti gli uffici pubblici, gli studi professionali, i cantieri, le attività all’aperto, introducendo i termoscanner anche nei supermercati.

Borrelli: “numeri al Sud ancora fronteggiabili”

“Le nostre autorità sanitarie ci impongono di agire nel minor tempo possibile” spiega Attilio Fontana, che sottolinea: “la situazione non migliora, anzi, continua a peggiorare”.

Adotta la stessa linea il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, che annuncia: “chiudiamo tutto quello che è possibile, in base ai poteri delle regioni. Questa è la più grande emergenza da dopoguerra”.

È ancora la Lombardia la Regione di gran lunga più colpita dal coronavirus, con circa 25 mila casi, vale a dire quasi la metà del totale dell’intero Paese. I casi di contagio però sono stati registrati ormai in tutte le Regioni, anche se, fortunatamente, nel Meridione la situazione per ora risulta tutto sommato sostenibile.

Il capo della Protezione civile ha spiegato infatti che “i numeri al Sud sono ancora fronteggiabili” e ha aggiunto: “si sta facendo una corsa contro il tempo e si lavora senza sosta e senza tregua”. Uno dei punti più importanti per combattere la diffusione del virus è quello del “distanziamento sociale” come sottolinea lo stesso presidente dell’Istituto Superiore della Sanità, Silvio Busaferro, che avverte: “non abbiamo ancora preso sufficientemente sul serio il pericolo“.

E per quel che riguarda il vaccino per il coronavirus nCoV-2019, i tempi sono ancora lunghi, con le previsioni che individuano la fine dell’anno come termine dell’attesa. Insomma si dovranno stringere i denti ancora un po’, e quanto alle misure adottate ora dal Governo, Borrelli osserva che si tratta delle “misure massime che si potevano adottare, dopodiché c’è la chiusura totale e mi domando come potremmo sostenerci se non usciamo a fare la spesa”.

Purtroppo però la regola che stabilisce di restare a casa, salvo per le eccezioni previste dal decreto governativo del 9 marzo, non sempre viene rispettata. Nella sola giornata di ieri sono state denunciate in tutto circa 10 mila persone, il numero più alto dall’entrata in vigore delle restrizioni. La procura di Milano spinge perché si usi il pugno di ferro con chi non rispetta il divieto, vale a dire 6 mesi di carcere e ammenda senza oblazione.

Intanto però arrivano anche 8.000 risposte all’appello per creare una task force di 300 medici volontari da inviare nelle aree più colpite dal coronavirus. Ai volontari e a tutti i medici, gli infermieri ed il personale sanitario in generale, il premier si è rivolto dicendo: “grazie a tutti, eroi in camice bianco”.

Inoltre, per quel che concerne la disponibilità delle mascherine, è stato reso noto che entro la prossima settimana ne arriveranno 12 milioni dalla Cina. Queste, stando a quanto riportato dall’Ansa, “saranno le prime dei lotti da 100 e 50 milioni stipulati dal Governo con la Byd e un’altra azienda privata cinese attraverso la mediazione della Farnesina”.

Infine, una novità riguarderà anche i giochi a premi. L’Agenzia per le Dogane e i Monopoli ha infatti momentaneamente sospeso sia il Lotto che il Superenalotto, ma anche tutte le altre lotterie a premi, le videolottery e le slot machines.

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