Il governo Draghi rivede il Recovery Plan di Conte. Ampliare il reddito di cittadinanza “per raggiungere i vulnerabili”

Una delle più grandi sfide che il nuovo esecutivo si troverà ad affrontare nei prossimi giorni è quella del Recovery Plan, la cui versione definitiva potrebbe discostarsi non poco da quella preparata dal precedente esecutivo.

Di recente si è parlato molto di quale sarà la linea che il governo guidato da Mario Draghi deciderà di seguire per portare l’Italia verso la tanto agognata ripresa, e in più occasioni è stato ribadito che mentre il Conte bis puntava molto su una politica di sussidi ‘a pioggia’ il governo Draghi sarà più selettivo nell’erogazione degli aiuti economici alle imprese.

Per quanto riguarda gli aiuti alle famiglie però, sembra che il governo dell’ex presidente della Banca Centrale Europea potrebbe avere la manica persino più larga. Il tanto contestato Reddito di Cittadinanza, che non piaceva alla Lega di Salvini come non piaceva al Partito Democratico, per non parlare della posizione estremamente critica espressa da Italia Viva, pare verrà confermato e persino ampliato.

Questa volta tra l’altro nessuno avrà nulla da ridire, o almeno questa è la sensazione. Anche perché questa volta non si tratterebbe dell’iniziativa di una forza politica che tenta di mantenere (una volta tanto) le promesse fatte al proprio elettorato negli interessi delle fasce di popolazione più in difficoltà, bensì una raccomandazione che arriva direttamente da Bruxelles.

Recovery Plan e Reddito di Cittadinanza, cosa chiede l’Europa?

Quella di ampliare il Reddito di Cittadinanza è un’opzione sul tavolo del governo presieduto da Mario Draghi, ma soprattutto rientra tra le raccomandazioni che arrivano all’Italia direttamente dall’Unione Europa.

L’idea è quella di ampliare il reddito di cittadinanza per “migliorarne la diffusione tra i gruppi vulnerabili”, e se si tratta di una raccomandazione che arriva da Bruxelles, difficilmente verrà ignorata. Anche perché il regolamento di istituzione del Recovery Fund, pubblicato in Gazzetta Ufficiale dice chiaramente che le raccomandazioni che arrivano dall’Ue devono necessariamente essere rispettate.

Il rischio è infatti quello di vedersi respinto il Recovery Plan in quanto il rispetto delle raccomandazioni di Bruxelles è tra i principali parametri che verranno presi in considerazione. Il regolamento difatti dice che i Paesi che non si impegneranno ad affrontare “in modo efficace tutte le sfide” indicate dall’Ue, o almeno “un numero significativo di esse” rischiano di andare incontro alla bocciatura del piano.

Con la bocciatura del documento che il governo italiano invierà nelle prossime settimane a Bruxelles ovviamente risulterebbe compromesso l’accesso alle sovvenzioni e ai prestiti previsti nell’ambito del Next Generation Eu.

E tra le raccomandazioni troviamo appunto quella di “attuare tutte le misure necessarie per affrontare efficacemente la pandemia di Covid-19 e sostenere l’economia e la successiva ripresa”.

Tra le raccomandazioni dell’Ue il potenziamento del sistema sanitario

Più specificamente nel documento inviato all’Italia dal Consiglio su proposta della Commissione Ue si affronta sia la questione del potenziamento del sistema sanitario, che quella del sostegno alle fasce di popolazione più colpite dalla crisi economica causata dalle misure restrittive imposte nel dichiarato intento di contrastare la diffusione del virus.

Si parla di un sistema sanitario messo a dura prova dal virus, del quale dovrà essere “rafforzata la resilienza e la capacità per quanto riguarda gli operatori sanitari, i prodotti medici essenziali e le infrastrutture” e in più si dovrà provvedere a “migliorare il coordinamento tra autorità nazionali e regionali”.

E sempre per quel che riguarda la sfida in ambito sanitario, nel documento viene spiegato che “oltre a migliorare i processi di governance e i piani di preparazione alle crisi” si dovrà “puntare a colmare la carenza di investimenti pubblici nell’assistenza sanitaria”.

Per operare in questa direzione ad esempio il Recovery Plan che era stato messo a punto dal governo Conte prevedeva un investimento di oltre 19 miliardi di euro, 7,9 miliardi dei quali sarebbero stati destinati all’Assistenza di prossimità e alla telemedicina, mentre altri 10,5 miliardi sarebbero andati all’Innovazione dell’assistenza sanitaria.

La seconda raccomandazione dell’Ue: “attenuare l’impatto della crisi sull’occupazione”

Se da un lato l’Europa sottolinea l’importanza di intervenire sulla Sanità, dall’altra raccomanda di agire parallelamente anche per “fornire redditi sostituitivi e un accesso al sistema di protezione sociale adeguati, in particolare per i lavoratori atipici” in modo da “attenuare l’impatto della crisi sull’occupazione”.

Ed è qui che entra in gioco il Reddito di Cittadinanza appunto, attraverso l’ampliamento del quale si potrebbe andare nella direazione indicata da Bruxelles.

Le indicazioni che arrivano dall’Unione Europea comunque sono ben dettagliate, e viene sottolineato che già prima della pandemia, nonostante qualche miglioramento, in Italia “il rischio di povertà o esclusione sociale, la povertà lavorativa e le disparità di reddito rimanevano elevati e caratterizzati da notevoli differenze regionali”.

Ed ecco perché si indica come “fondamentale la prestazione di servizi per l’inclusione sociale e nel mercato del lavoro”, ambito nel quale, come la stessa Commissione conferma, gioca un ruolo di primaria importanza il tanto osteggiato Reddito di Cittadinanza “del quale ha beneficiato più di un milione di famiglie nel corso dell’ultimo anno” è che può essere in grado di “attenuare gli effetti della crisi”.

Un reddito di cittadinanza che però, così com’è, non è uno strumento evidentemente in grado di sopperire al disastro economico causato dalla gestione dell’emergenza ‘all’italiana’.

L’Ue propone infatti di “migliorarne la diffusione tra i gruppi vulnerabili”. Che il RdC da solo non basta è dimostrato anche dal fatto che il governo ha dovuto introdurre il Reddito di Emergenza, proprio per andare a tutelare un’altra fetta della popolazione fortemente colpita dalla crisi.

Questa fetta della popolazione tra l’altro è destinata ad estendersi anche nel prossimo futuro vista l’imminente chiusura definitiva di un numero ancora non meglio precisato di imprese che saranno ritenute non in grado di risollevarsi, imprese alle quali quindi non verranno più erogati aiuti economici.

E se il reddito di un sempre più elevato numero di famiglie non potrà più arrivare dal lavoro, per evitare tutte le conseguenze di un disagio sociale di proporzioni storiche ci si dovrà accertare che quel reddito arrivi in qualche altro modo, da cui la necessità di estendere il Reddito di Cittadinanza.

Gli altri target fissati dall’Ue

All’Italia l’Ue chiede anche di intervenire con misure per fornire liquidità all’economia comprese le piccole e medie imprese e i lavoratori autonomi ai quali deve essere garantita “l’effettiva attuazione” evitando i ritardi nei pagamenti. Viene quindi chiarita l’importanza di una velocizzazione del sistema di investimenti per favorire la ripresa delle imprese ritenute in grado di ripartire.

Dovranno subire un’accelerazione gli investimenti per la transizione verde e digitale, così come si andrà a spingere su progetti per la produzione di energia pulita, per il trasporto pubblico sostenibile, la gestione dei rifiuti e delle risorse idriche e “un’infrastruttura digitale rafforzata per garantire la fornitura di servizi essenziali”.

Tra gli obiettivi che l’Ue ha fissato troviamo anche il miglioramento del funzionamento della pubblica amministrazione e dell’efficienza del sistema giudiziario.

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