Il green pass per gli spostamenti tra Regioni è contro legge. Lo stop arriva dal garante della privacy

Nel nuovo decreto con il quale il governo Draghi stabilisce la tabella di marcia per le riaperture viene anche introdotto il pass verde per gli spostamenti. Tuttavia sembra che la grande novità sulla quale si pensava di poter contare per riaprire ‘in sicurezza’ la stagione turistica per l’estate 2021 abbia già incontrato qualche ostacolo sul suo cammino.

Il nuovo decreto insomma non smette di sorprendere e di accendere critiche che tra l’altro non arrivano solo dalle piazze (e dai balconi) di tutta Italia dove ci sono cittadini esasperati e puntualmente ignorati, e non provengono solo da quelle forze politiche che colgono l’occasione per fare un po’ di propaganda, ma a quanto pare persino dalle istituzioni stesse.

In questo caso infatti in ballo non c’è la totale insensatezza di una norma come il coprifuoco alle 22 fino a fine maggio, non stiamo parlando della possibilità di cenare ma solo all’aperto anche dove attualmente le temperature sono tutt’altro che miti, bensì di un pass grazie al quale chi risulta in possesso dei requisiti necessari potrà spostarsi anche tra Regioni di colore diverso ed accedere ad alcuni servizi non meglio specificati.

Il pass verde è già fuorilegge, il parere del garante per la privacy

Il governo tira dritto sulla sua strada, sempre e comunque, poco o nulla valgono le richieste dei cittadini che scendono in piazza, o le timide critiche delle forze politiche di centro destra. Ma l’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce non si ferma nemmeno davanti alle considerazioni del garante per la privacy.

In questo caso però l’esito è una pessima figura davanti a tutto il Paese, perché se le proteste dei ristoratori possono esser fatte passare per le lamentele di qualche no vax, e le critiche che arrivano dalla Lega non sono altro che mera propaganda, le obiezioni mosse dal garante per la privacy sono inequivocabilmente una bocciatura dell’operato del governo.

Una bocciatura circoscritta, almeno per il momento, al pass verde di cui tanto si è parlato nei giorni scorsi, e di cui probabilmente molto si continuerà a parlare anche nel prossimo futuro.

Il testo del decreto Covid con cui l’esecutivo lancia il green pass italiano contiene una lunga serie di inesattezze e grossolani errori che non potevano non sfuggire al garante per la privacy. Pessima figura per la squadra di Mario Draghi, specie se si considera che parliamo del ‘governo dei migliori’.

Eppure per evitare un simile strafalcione sarebbe bastato prestare ascolto alle comunicazioni che dal garante per la privacy avevano iniziato a raggiungere l’esecutivo già da inizio aprile. Il governo Draghi però ha tirato dritto anche stavolta, ed ecco il risultato.

Il garante invoca “un intervento urgente a tutela dei diritti e delle libertà delle persone”

Il green pass, così come si presenta ora, è fuorilegge, tant’è che il Garante per la Privacy ha espressamente chiesto “un intervento urgente a tutela dei diritti e delle libertà delle persone”.

La soluzione sarebbe a portata di mano, se solo si potesse semplicemente abolire la figura del garante per la privacy, ma così non è ed ora il governo di Mario Draghi si trova costretto a cercare qualche alternativa.

Come accennato qualche riga più su, il garante per la privacy aveva già preso contatti con l’esecutivo di Mario Draghi per renderlo edotto del fatto che la strada imboccata non era esattamente ortodossa.

In data 8 aprile il garante aveva rappresentato alla commissione affari costituzionali del Senato la necessità di essere coinvolta nel processo legislativo riguardante l’introduzione dei passaporti vaccinali ma dal governo hanno fatto finta di non sentire.

Qualche giorno dopo, nonostante anche la stampa avesse iniziato ad affrontare la questione, il garante ci ha riprovato. Il presidente dell’Authority Pasquale Stanzione ha infatti scritto al presidente del Consiglio Mario Draghi e al ministro della Salute Roberto Speranza ma senza avere fortuna nemmeno questa volta.

Ed eccoci al decreto approvato con tanto di pass verde per gli spostamenti tra Regioni e non si sa bene cos’altro e con il Garante per la Privacy cui non resta altro da fare se non procedere con l’avvertimento formale previsto dalla legge indirizzato a Palazzo Chigi e ai vari ministeri.

Nella comunicazione formale inviata dall’Authority vengono messi in evidenza punto per punto tutti gli errori fatti dall’esecutivo per quel che riguarda la redazione delle norme sul pass.

Perché il green pass è fuorilegge?

Vi è anzitutto un errore di metodo, in quanto il governo avrebbe dovuto consultare l’authority, e il non averlo fatto espone Palazzo Chigi alla censura che riguarda non il pass in sé ma il suo utilizzo.

Tra i punti dolenti anche il fatto che nel decreto non vengono specificate le finalità della certificazione. Non è chiaro infatti quando è necessario esibire il pass verde: serve per spostarsi tra Regioni di colore diverso, ma anche per accedere ad alcuni eventi pubblici, si parla di partite di calcio, cinema, teatri e concerti, ma non è ben chiaro in quali altri contesti e soprattutto dove sì perché sì e dove no perché no.

Dal momento che la norma con cui si introduce il pass verde non specifica nulla di tutto ciò essa risulta giuridicamente lacunosa.

Poi c’è il tema della minimizzazione dei dati, e la necessità che gli stessi risultino adeguati, pertinenti e limitati. Tra i dati riportati sul pass verde dovrebbero esserci solo quelli anagrafici vale a dire quelli che consentano di identificare il soggetto in possesso del pass, e la data di fine validità della certificazione.

Invece il pass verde non contiene affatto solo i dati strettamente necessari, ma prevede l’inserimento di ulteriori dati a cominciare dalla specifica condizione sanitaria (vaccinato, guarito, o negativo al test) per mezzo della quale ha ottenuto il rilascio del green pass.

È qui infatti che scatta la legittima domanda: per quale ragione chi controlla il mio pass deve sapere in quale delle suddette condizioni rientra il possessore del pass quando tutto quello che gli occorre verificare è se il pass è ancora valido oppure no? Il motivo del rilascio dovrebbe essere del tutto irrilevante, quel che conta è che sia stato rilasciato e che la sua data di scadenza non sia ancora stata superata.

A tutto ciò, come se non bastasse il fatto che nel decreto non viene nemmeno spiegato esattamente in quali casi è necessario avere il pass, si aggiunge una questione di trasparenza. Non è dato sapere infatti quali saranno i soggetti che tratteranno le informazioni. L’authority infatti ha posto una domanda chiara in tal senso visto che all’articolo 9 del decreto si accenna ad una piattaforma digitale ma non si specifica a chi appartenga o dove sia situata.

Poi c’è un problema legato ai diritti di libertà che è probabilmente la questione più delicata. L’introduzione di questo green pass voluto dal governo Draghi infatti determina “un trattamento sistematico di dati personali, anche relativi alla salute, su larga scala, che presenta un rischio elevato per i diritti e le libertà degli interessati in relazione alle conseguenze che possono derivare alle persone con riferimento alla limitazione delle libertà personali”.

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