Le parole “bolla” e “crollo” tornano ad essere associate al Bitcoin. Dopo una tregua di alcune settimane, a causa anche di un andamento non certo eccellente della quotazione BTC, sui grandi giornali si è tornati a parlare di possibile crollo del Bitcoin. A ridestare le mai sopite preoccupazioni di investitori e traders è stato il New York Times che ha ospitato un lungo intervento del premio nobel per l’Economia Paul Krugman. Il noto economista, per la verità mai tenero sul Bitcoin e sulle prospettive della quotazione BTC, è tornato a parlare di una possibile bolla del Bitcoin il cui scoppio non sarebbe neppure troppo lontano. Secondo Krugman il Bitcoin sarebbe solo “un’immensa bolla che finirà nel dolore, avvolta nel tecno-misticismo all’interno di un bozzolo di ideologia libertaria“. In una sola frase l’economista ha sintetizzato, con parole molto pesanti, tutti quelli che sono gli argomenti di chi è sempre stato critico nei confronti del Bitcoin e ha sempre paragonato lo strano andamento della quotazione BTC addirittura alla truffa dei tulipani olandesi. 

Bitcon bolla quindi secondo Krugman ma perchè? Gli argomenti citati dall’ecomista sul NYT non aggiungono elementi nuovi alla lunga lista di chi ha sempre ritenuto e ritiene oggi che investire in Bitcoin non conviene. Quello che Krugman ha invece aggiunto è un bel pò di colore che è impossibile non vedere nel momento in cui l’economista fa riferimento al suggerimento dato al suo barbiere. “L’altro giorno – affermato Krugman – il mio barbiere mi ha chiesto quanto sarebbe corretto investire tutti i suoi soldi in Bitcoin…La risposta è no, no dovrebbe farlo. Finirà male e prima accadrà, meglio sarà”. L’auspicio di Krugman è che non solo ci sia il crollo del Bitcoin ma che la bolla esploda quanto prima possibile mandato così al tappelo la quotazione BTC. 

La principale colpa che Krugman rimprovera al Bitcoin è la sua completa assenza di legami con quella che è l’economia reale. Per il noto economista, infatti, non ci sono fondamentali da guardare prima di investire in BTC. La criptovaluta si muove unicamente in chiave speculativa e per questo motivo è impossibile da controllare. Non esistendo, infatti, il Bitcoin dà prova di sè solo nelle registrazioni digitali conservate su diversi computer. Insomma, seguendo il ragionamento di Krugman, quando si parla di Bitcoin si parla di niente o poco più e proprio per questo la famosa bolla del BTC dovrebbe scoppiare quanto prima. 

La bocciatura del Bitcoin da parte di Krugman è categorica. Il BTC, infatti, non solo viene sconfessato in quanto asset di riferimento ma anche nei suoi usi più concreti. Secondo Krugman, infatti, è vero il “conio digitale può essere utilizzato per effettuare pagamenti e transazioni varie on line, ma anche le carte di credito sono in grado di fornire lo stesso servizio a costi minori e con tempi inferiori”. La criptovaluta inoltre molto spesso non viene neppure accettata e per questo motivo chi ritiene che il BTC possa affincarsi al denaro reale si illude. Ma in fin dei conti, cosa è e a cosa serve il Bitcoin secondo Krugman? Per il noto analista l’utilizzo del BTC s giustifica solo con la volontà di “nascondere cosa stai comprando o cosa stai vendendo. È per questo che l’uso effettivo di Bitcoin sembra implicare droghe, sesso e altri mercati neri“. Dietro al Bitcoin, quindi, ci sarebbe solo il peggio del peggio e, sempre secondo Krugman, proprio per questo la bolla del Bitcoin non è da intendersi come un rischio ma come un auspicio. 

Le parole di Krugman sul Bitcoin sono tra le più dure e critiche che si sono sentite ad oggi e hanno ovviamente reso ancora più incandescente il dibattito attorno alla criptovaluta. 

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