Ripple e Bitcoin oggi rimbalzano: JP Morgan frodò i clienti che compravano criptovalute?

Durissima legge del contrappasso per JP Morgan. La banca d’affari Usa, nota per le sue posizioni molto scettiche sulle criptovalute, sarebbe accusata di aver frodato i suoi clienti sulle transazioni e gli acquisti di monete virtuali. La situazione, grave, diventa addirittura singolare se si pensa al fatto che fino a pochi mesi fa la stessa JP Morgan non aveva mai perso l’occasione di definire il Bitcoin una truffa. La banca d’affari americana non ha mai nutrito particolari simpatie per tutte le crypto: da Ethereum fino a Ripple, il parere di JP Morgan sulle monete virtuali è sempre stato negativo. Come dimenticare, infatti, i duri scontri che la stessa banca d’affari Usa ebbe con altri enti meno pessimisti sulle prospettive delle crypto. Vero è che dopo aver attaccato il Bitcoin e le criptovalute in modo categorico, la stessa JP Morgan provò a fare poi un passo indietro, ma è comunque un fatto singolare che oggi la banca d’affari americana pianga proprio a causa delle…criptovalute.

E così mentre secondo i dati in tempo reale di CoinMarketCap, il Bitcoin registra un apprezzamento del 10,7% e la quotazione Ripple sale addirittura di quasi 14 punti percentuali, i traders guardano con interesse alla vicenda JP Morgan. Stando all’accusa la banca americana avrebbe imposto tassi di interesse e tariffe da capogiro ai propri clienti che hanno comprato criptovalute attraverso la carta di credito. L’accusa riguarda tutte le operazioni effettuate con carta di credito su tutte le crypto. Insomma, dal Bitcoin a Ethereum e Ripple, JP Morgan si sarebbe resa artefice di un bel colpo basso. A rendere noto lo scandalo è stato il signor Brady Tucker, un cliente americano di JP Morgan che ha scoperto come la sua banca avesse cambiato regole sugli acquisti di crypto senza comunicare nulla. Secondo Tucker, a partire dal nuovo anno infatti JP Morgan ha iniziato a considerare gli acquisti di crypto come operazioni di cash advance vale a dire prelievi con carte di credito e/o di debito tradizionalmente soggetti a tariffe. “Chase ha silenziosamente schiaffeggiato i suoi clienti con tariffe di cash advance e con tassi di interesse più alti del normale. Inoltre li ha lasciati senza possibilità di fare ricorso” ha tuonato il cliente della banca. Tucker, dopo essersi visto addebitare 143 dollari di commissioni e 20,61 dollari di interessi per gli acquisti di criptovalute nel periodo compreso tra gennaio e febbraio, ha avviato una causa contro la banca chiedendo il risarcimento delle somme versate e….un milioni di dollari di danni. 

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