La blockchain va all’università

Qual è il rapporto tra istituzioni universitarie e tecnologia blockchain? L’exchange di criptovalute Coinbase, in collaborazione con la società di ricerche Qriously, ha provato a rispondere a questa domanda con un sondaggio rivolto a 675 studenti provenienti dagli Stati Uniti. Inoltre sono stati esaminati i programmi delle 50 più prestigiose università di livello internazionale.

Il 42% di queste, secondo i risultati raccolti, offre almeno un corso che ha a che fare con le criptovalute o la tecnologia blockchain. Riscuotendo tra l’altro molto interesse da parte degli studenti.

Per esempio Dawn Song, professoressa del Dipartimento di Ingegneria Elettrica e Informatica della UCBerkeley, fa sapere che il suo corso, progettato per un massimo di 70 studenti, ha dovuto rifiutare oltre 200 domande di iscrizione.

Probabilmente non un caso isolato. Ma c’è chi si è attrezzato a dovere. La blockchain risulta tra gli argomenti più popolari dell’offerta formativa alla Stanford University e alla Cornell University, che offrono rispettivamente 10 e 9 corsi su questo tema.

E queste lezioni non sono confinate ai dipartimenti di informatica, dice Coinbase, ma fanno capolino in corsi di finanza, antropologia e scienze sociali.

Molti degli intervistati ritengono che la tecnologia del registro distribuito possa portare a scoperte fondamentali in molte aree di ricerca, oltre ad avere conseguenze su vasta scala e di vasta portata per l’industria e la società nel suo complesso.

Quello che viene pensato nelle grandi università poi accade cinque anni dopo nel resto del mondo: grazie alla blockchain, docenti, ricercatori e studenti hanno a disposizione un nuovo strumento per interrogarsi in merito ai problemi economici e trovare soluzioni alternative”, sostiene Anatoliy Knyazev, creatore di Exantech, fondo di investimento in startup tecnologiche.

Ma l’avanzata della blockchain nel mondo dell’istruzione superiore non riguarda solo gli Stati Uniti.

Questa settimana l’Università di Malta e il ministro per i Servizi Finanziari Silvio Schembri hanno annunciato l’istituzione di un fondo da 300.000 euro per borse di studio di master e dottorati di ricerca relativi alla blockchain e alla tecnologia del registro distribuito (DLT).

Lo scopo dell’iniziativa è rafforzare la presenza di personale qualificato sull’isola. “Queste imprese [del settore blockchain] hanno bisogno di risorse tecniche sia per costruire che per operare con questa tecnologia, nonché di esperti in servizi finanziari, diritto e ruoli manageriali”, ha spiegato Schembri.

E non dovrebbe certo stupire che la cosiddetta Blockchain Island abbia attirato l’interesse della Woolf University, descritta da Forbes come “una startup che mira a sfruttare la tecnologia del registro distribuito per rimuovere gli intermediari dell’istruzione superiore, sostenere strutture di governance decentralizzate e garantire la sicurezza dei dati”.

La Woolf University intende proporre sia corsi online che nella sua sede fisica e Malta, con il suo quadro giuridico pro-blockchain, si presta ad essere “un partner ideale per un’università senza confini”, nella parole di Joshua Broggi, ricercatore all’Università di Oxford e tra i fondatori del progetto.

a cura di Matteo Oddi

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