Valore Ripple a -68% in un mese, 2021 inizia in rosso. E’ la fine per XRP?

Alla fine il tanto atteso rimbalzo della quotazione XRP è arrivato e francamente, considerando come si erano messe le cose, non poteva andare diversamente visto l’enorme deprezzamento del valore che il prezzo di Ripple ha registrato nel giro di poche settimane. 

In questo ultimo dell’anno, partiamo da quelle che sono le notizie belle. Il prezzo di XRP ieri ha messo a segno una crescita del 20 per cento giornaliero che, però, già oggi 31 dicembre 2020, sembra essersi decisamente assottigliata. Il volume del XRP scambiato nelle ultime 24 ore (fino a ieri) è pari a 12,29160B dollari, ossia il 5,95 per cento del totale del volume di tutte le criptovalute. Il recupero messo a segno nelle ultime ore è stato sfruttato dai trader che hanno attive posizioni long su XRPUSD attraverso i CFD (qui la demo eToro per imparare a fare trading su XRP con i CFD). 

Perchè il rimbalzo di ieri (diventato rimbalzino oggi) è comunque una buona notizia? La spiegazione è molto semplice: il recupero messo a segno ieri rappresenta la più grande crescita percentuale in un solo giorno dal 24 dicembre. 

Le buone notizie per Ripple finiscono qui perchè, le variazioni su base settimanale e quelle su base mensile sono da tragedia. Due dati su tutti e poi passiamo ad altro: rispetto ad un mese fa il prezzo di XRP è più basso del 68 per cento mentre, nel confronto con una settimana fa, le quotazioni hanno perso il 37 per cento. 

Unica consolazione a questo bilancio, il fatto che il valore di XRP rispetto ad un anno fa è comunque più alto del 9,76 per cento. Certamente tale variazione è nulla in confronto al rally che hanno messo a segno tutte le altre criptovalute. La sola attenuante di Ripple è che le altre valute digitali non hanno dovuto subire quello che è passato XRP nelle ultime settimane. Di cosa stiamo parlando? Ovviamente delle accuse mosse dalla SEC americana e della conseguente decisione dell’exchange Coinbase di sospendere il trading su XRP dal 19 gennaio prossimo. 

Scontro Ripple SEC: gli ultimi aggiornamenti 

Nel suo atto di accusa la SEC sostiene che le vendite di XRP non sono mai state registrate presso la Commissione ed evidenzia che tali operazioni non erano invece esonerate da questo obbligo. Per la Commissione quanto avvenuto si configura come una vendita illegale di titoli non registrati e non esenti, ai sensi della sezione 5 del Securities Act of 1933. Oltre alla società Ripple, la SEC ha anche citato in giudizio i due top manager Larsen e Garlinghouse. Obiettivo della causa della Commissione è quello di recuperare gli XRP venduti illegalmente da Ripple, mediante la sua controllata al 100 per cento, la XRP II LLC. I due manager di Ripple sono stati citati in giudizio per due motivi: avrebbero venduto individualmente quantitativi significativi di XRP (nello specifico 1,7 miliardi da parte di Larsen e 321 milioni da parte di Garlinghouse); avrebbero aiutato e favorito Ripple nelle vendite. In parole povere, quindi, l’accusa per i due vertici di Ripple è anche di favoreggiamento. 

Oltre alla restituzione di tutti i “guadagni illeciti”, l’ingiuzione che la SEC ha richiesto vieta ai convenuti, in modo permamente, di vendere XRP non registrati o di partecipare in qualsiasi modo alla vendita di titoli non registrati e non esenti.

Il recupero recentemente messo a segno da XRP potrebbe aver trovato un valido punto di supporto in una notizia che è rimbalzata proprio negli ultimi giorni del 2020 tra i membri della comunità. Dopo alcuni giorni di silenzio, Ripple ha diramato un comunicato stampa nel quale afferma che presto la società risponderà punto per punto per smontare le “infondate accuse contro Ripple” (così vengono chiamate) che la SEC ha mosso. Fino ad oggi, infatti, aggiunge poi il comunicato, sia il pubblico che la stampa hanno solo sentito il punto di vista della SEC. 

Nella nota di stampa non manca una vena di complottismo laddove si afferma che l’obiettivo della SEC è in realtà quello di colpire l’intero sistema americano delle criptovalute. In pratica dietro l’affondo dell’autorità contro XRP ci sarebbe un attacco a tutto il settore. Un’affermazione grave che è tutta però da verificare visto che la sola fonte di questa accusa è la stessa Ripple.

Molto più condivisibile la parte della replica di Ripple in cui si afferma che per anni la società ha provato ad ottenere una maggiore chiarezza normativa in Usa che però non è mai arrivata. Ripple, quindi, come vittima delle ambiguità del sistema americano. 

Intanto anche gli avvocati di Ripple sono in moto. Il consulente legale Stuart Alderoty ha lasciato intendere quella che sarà la linea di difesa di Ripple in sede di giudizio: sarà ripresa la questione FinCEN del 2015, che secondo l’avvocato rappresenta una decisione chiara del governo sul fatto che XRP è da considerarsi una moneta digitale piuttosto che un titolo come prescritto dall’Howey Test. 

A questo punto la domanda è cosa potrebbe avvenire a seguito degli ultimi aggiornamenti. In fin dei conti è questo ciò che interessa ai trader. Anche chi è solito investire in criptovalute attraverso i CFD, vorrebbe capire come comportarsi con XRP. Prima di scendere nel dettaglio, credo sia giusto ribadire un consiglio ora più che mai attualissimo: su Borsa Inside consigliamo sempre di iniziare a fare CFD Trading sulle criptovalute dalla modalità demo. Questo suggerimento oggi è ancora più valido anche perchè non costa nulla attivare una emo gratuita con un broker come ad esempio eToro che offre ben 100 mila euro virtuali per fare pratica senza rischi. 

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E’ arrivata la fine per Ripple?

Essendo inutile perdersi in giri di parole, preferiamo subito fare la domanda diretta: quanto sta avvenendo è la fine per Ripple? Diciamo subito che tutto dipenderà dagli scenari. Se Ripple dovesse imbarcarsi in un contenzioso di lunga durata con la SEC, per XRP sarebbe la fine. 

Un esito diverso sarebbe però possibile se Ripple dovesse invece valorizzare il suo posizionamento fuori dagli Usa. La maggior parte dei clienti non si trova negli Stati Uniti e la maggior parte degli scambi di XRP avviene fuori dal territorio americano. Regole chiare ci sono in Giappone, Regno Unito, Svizzera e Singapore. Non c’è quindi da meravigliarsi se il CEO di Ripple Brad Garlinghouse si è spinto a tranquillizzare tutti affermando che comunque l’azienda avrà successo poichè oltre il 90 per cento degli utenti di RippleNet si trova all’estero.

Tutto vero, per carità, ma il problema è che Ripple appare sempre più isolata anche tra i menbri della comunità. In molti, infatti, hanno seri dubbi su quella che è la reale natura di XRP. 

Forse, allora, più che comprare Ripple con queste premesse, è meglio limitarsi a speculare attraverso il CFD Trading. Tanti broker consentono di investire su XRP attraverso i CFD. Ad esempio IQ Option (leggi qui la recensione completa) offre la demo gratuita con 10 mila euro per fare pratica. 

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Perchè gli exchange mollano Ripple?

Una seconda domanda che molti investitori si stanno ponendo in queste ore riguarda il comportamento degli exchange. Perchè in tanti hanno avviato il delisting di Ripple? Non c’è infatto solo Coinbase ad aver decretato la sospensione del trading su XRP ma molti altri. La risposta a questa domanda è semplice: molti exchange temono di dover fare i conti con contraccolpi normativi continuando a consentire il trading su XRP. E poi c’è ovviamente anche la questione della reputazione che non è secondaria.

Ad esempio, nel caso di Coinbase, è palese che la decisione di scaricare XRP sia stata presa perchè l’exchange potrebbe prossimo all’IPO a Wall Streer e, in quest’ottica, meglio non avere nulla a che fare con Ripple. 

Anche sul comportamento degli exchange Ripple è intervenuta affermando che la causa lanciata dalla SEC “ha già colpito innumerevoli detentori di XRP, che non hanno alcun legame diretto con Ripple“. 

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