La Cina vuole dare il colpo di grazia finale all’estrazione di Bitcoin sul suo territorio. Obiettivo è quello di cancellare il mining da tutto lo Stato. A mettere nero su bianco le intenzioni di Pechino sono stati alcuni ricercatori. Questo scenario smentisce le voci circolate alla fine della scorsa settimana in merito ad una possibile svolta moderata della repressione.
Stando ad un report che è stato pubblicato dall’Economic Times e ripubblicato dal People’s Daily, dopo la prima ondata di repressione, la stragrande maggioranza dei minatori avrebbe adottato un approccio attendista in attesa di capire se la Cina faccio o so sul serio con il ban al mining di Bitcoin. Se all’inizio l’emigrazione era stata la scelta obbligata di molti miners, successivamente ha prevalso un approccio del tipo “attendere e vedere” prima di andare all’estero.
Secondo l’autore del report, però, una cosa è quello che avviene sul palco e un’altra è quello che avviene dietro le quinte. E’ qui che sono infatti in corso le dinamiche più interessanti. Le reti di regolamentazione di paesi liberi (in materia di criptovalute) a partire da Canada e dalla Russia, si starebbero mostrando sempre più attraenti per i miners “cinesi”.
Considerando che la repressione delle criptovalute da parte dello Stato Cinese non è affatto conclusa, è possibile immaginare quale possa essere l’esito finale di tutta questa vicenda. Molti analisti ritengono che, dopo il recente divieto di fatto all’estrazione industriale di criptovalute e al giro di vite nel settore bancario e dei pagamenti digitali, nuove misure restrittive capace di far capire ai miners che è tempo di sloggiare, sarebbero in dirittura di arrivo.
Se così dovesse essere, si preparerebbe un periodo di grande effervescenza per Bitcoin che può essere sfruttato per investire sulle oscillazioni di prezzo del BTC. eToro è un broker che consente di farlo sia in modo diretto (con l’exchange eToroX) che attraverso i CFD.
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Obiettivo della Cina nella sua crociata conto il mining è quello di chiudere una volta per tutte, le tante scappaoie legali che ancora consentono l’estrazione di Bitcoin attraverso piattaforme di cloud mining.
Ad oggi le transazioni crittografiche interpersonali e OTC restano legali come la stessa proprietà delle criptovalute. Le autorità cinesi non hanno ancora adottato alcuna misura per vietare in modo esplicito l’uso di fondi di energia.
Secondo Dong Ximiao, capo ricercatore presso Zhaolian Finance e supervisore della School of Finance presso l’Università di Economia e Giurisprudenza di Zhongnan, la prima richiesta esplicita di repressione dell’estrazione di Bitcoin da parte di Pechino sarà lo snodo finale di questa crociata. E’ possibile che questo passo avvenga nel prossimo futuro attraverso misure di vigilanza più forti e norme più rigorose. Insomma il colpo finale deve ancora arrivare e non è detto che non possa colpire anche il web impedendo ai motori di ricerca e ai social di “vedere” i siti di exchange. Questo si che sarebbe il de profundis per l’estrazione di Bitcoin in Cina.
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