Trading Online Bitcoin: tra Taproot e inflazione, il punto sul BTC

Il prezzo del Bitcoin è da alcuni giorni schacciato in area 60mila dollari. Dopo la correzione registrata la scorsa settimana, con allontanamento dai record storici, la regina delle criptovalute sembra essere entrata in una fase di stasi.

I trader rialzisti, per intendersi coloro i quali sono convinti che la quotazione del Bitcoin possa salire anche a 80mila dollari entro al fine dell’anno, restano alla finestra in attesa di segnali sulla possibile riattivazione del trend rialzista. Visto che la situazione attuale è abbastanza tranquilla, possiamo approfittarne per fare il punto sul BTC. 

Due le domande che poniamo con questo post: quali sono i temi caldi in grado di impattare nel breve-medio termine sul Bitcoin e quali sono le prospettive dei prezzi. 

Nonostante la correzione, in parte causata dalla normativa sulla tassazione contenuta nel piano infrastrutturale di Biden, gli elementi catalizzatori non mancano a partire dal lancio di Taproot, il primo upgrande di una certa rilevanza degli ultimi 4 anni, che è stato attivato la scorsa domenica. In realtà ciò che è avvenuto è stato un potenziamento grazie al quale si è concretizzata l’introduzione delle firme di Schnorr e delle funzioni di scripting. 

Concretamente il nuovo potenziamento permetterà al Bitcoin di garantire maggiori livelli di privacy e allo stesso tempo costi di transazione più bassi. Stando a quanto messo in evidenza da molti esperti, Taproot consentirà una riduzione dei costi relativi alle transazioni più complesse. Da evidenziare che, grazie al nuovo upgrade, sarà possibile ottenere una migliore programmabilità per tutte le applicazioni più semplici a partire dagli schemi multi-firma.

Come messo in evidenza dagli analisti di eToro (qui il sito ufficiale del broker) le nuove funzionalità aggiuntive potrebbero spianare la strada all’innovazione tecnologia di Bitcoin per gli anni a venire. E cosa significa più innovazione tecnologia se non aumento dell’appeal e quindi spinta rialzista sui prezzi?  I precedenti storici sono illuminanti sotto questo punto di vista: quando nell’agosto 2017 venne lanciato SegWit, ultimo potenziamento di una certa rilevanza, il prezzo del Bitcoin conobbe una prolungata fase rialzista. In quella circostanza, infatti, le quotazioni della regina delle criptovalute, addirittura quadruplicarono. 

Con Taproot succederà la stessa cosa? Sicuramente l’upgrade e le sue implicazioni future sono un driver rialzista che può essere sfruttato per fare trading di lungo termine sulla criptovaluta. Fondamentale, per operare in questo modo, è scegliere broker autorizzati che offrono strumenti avanzati. Un esempio è il Copy Trading eToro grazie al quale è possibile replicare le strategie dei traders migliori. Il copy Trading eToro è l’ideale anche per chi è alle prime armi visto che può essere testato in modalità demo senza quindi correre il rischio di perdere soldi veri. 

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Oltre all’importante aggiornamento c’è anche un altro fattore, questa volta più generale, che potrebbe spingere in alto il prezzo del Bitcoin nel medio termine. Se guardiamo a quello che è avvenuto nelle ultime settimane, possiamo subito renderci conto come la spinta al balzo in avanti del BTC sia arrivata dagli ultimi dati sull’andamento dell’inflazione.

Inutile girarci attorno: tutti gli investitori, chi più chi meno, hanno paura che la crescita dell’inflazione unica a difficoltà economiche (l’arrivo della quarta variante Covid19 è in tal senso un’ulteriore aggravante) possa determinare una scenario di stagflazione. Ebbene a trarre beneficio da questa situazione è stato proprio Bitcoin. 

La scoperta del ruolo anti-inflazione di Bitcoin si deve all’investitore Paul Tudor Jones che in tempi non sospetti disse chiaro e tondo che il BTC poteva essere il cavallo più veloce della corsa. Le sue parole furono profetiche e infatti oggi Bitcoin viene riconosciuto come una copertura dal rischio inflazione e una alternativa all’oro, da sempre il più classico dei beni rifugio. 

Lo scorso mercoledì 10 novembre la natura di bene rifugio di Bitcoin è stata palesissima. Infatti sono stati proprio i dati allarmanti sull’andamento dell’inflazione a consentire alla criptovaluta di salire fino a stracciare il precedente record e arrivare al nuovo ATH a quota 69mila dollari. 

Vero è che successivamente il Bitcoin ha ritracciato restando invischiato lui stesso nelle generalizzate preoccupazioni sul rischio insolvenza di Ebergrande tuttavia, come hanno fatto notare molti analisti, quanto avvenuto nelle ultime settimane ha consolidato l’immagine di asset a copertura contro l’inflazione che caratterizza sempre di più la regina delle criptovalute. 

Del resto sono stati gli stessi analisti di Bloomberg a riconoscere la forte correlazione tra Bitcoin e inflazione. In un loro recente report, infatti, gli analisti hanno messo in evidenza come l’importanza dell’inflazione e la protezione contro l’incertezza abbiano consentito a Bitcoin di avere un peso maggiore. Nell’analisi, Bloomberg ha anche posto l’accento sul “50 per cento dei movimenti di prezzo dell’ultimo ciclo contro il 20 per cento del 2017.”

E allora se tutto questo è accaduto fino ad ora, perchè non potrebbe continuare ad accadere?

La conclusione che ci sentiamo di dare a questo post è semplicemente questa: se l’inflazione salirà ancora, investire in Bitcoin è un’opzione da prendere in seria considerazione. 

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