I fondi comuni di investimento sono probabilmente uno degli strumenti di risparmio più conosciuti da tutti quei risparmiatori che si avvicinano per la prima volta al mondo degli investimenti finanziari: mediante l’ausilio di un promotore o di un consulente, infatti, l’investitore finisce con l’individuare un fondo in cui delegare la scelta dei singoli asset al gestore del fondo.

Il patrimonio del fondo sarà segregato rispetto a quello della società di gestione, con l’investitore che deterrà un numero di quote proporzionate all’investimento complessivo, ottenendo pertanto un rendimento altrettanto proporzionato.

In alternativa al fondo è possibile investire in una Sicav, una società di investimento a capitale variabile, paragonabile per certi versi agi fondi di cui sopra: la principale differenza è tuttavia il fatto che in questo caso l’investitore sarà azionista della Sicav in proporzione al volume del suo investimento.

Chi gestisce i fondi di investimento

La gestione dei fondi comuni di investimento è affidata alle SGR (Società di Gestione del Risparmio) le quali hanno l’obbligo di investire le quote dei fondi comuni in diverse tipologie di asset (azioni, obbligazioni e altre attività finanziarie) con la finalità ultima di incrementarne il valore della quota del fondo, in linea con le politiche che sono state espresse sul regolamento dello strumento.

Come risulta essere facilmente intuibile, l’attività svolta delle società di gestione del risparmio è uno dei principali benefit che questo strumento può proporre a tutti gli investitori, trasferendo nei loro confronti i vantaggi legati alla disponibilità di un servizio professionale che si basa su specifiche politiche di investimento che – ribadiamo – devono essere dettagliatamente definite all’interno del regolamento del fondo.

Ribadiamo ancora come il capitale sociale delle SGR non possa essere utilizzato a favore dei creditori, in nessun caso, e che l’unica risorsa finanziaria utilizzabile per rimborsare le quote ai sottoscrittori è il fondo comune. A maggiore tutela dei sottoscrittori delle quote dei fondi comuni di investimento, ricordiamo l’intervento dei controlli della Consob, che vigila sulla trasparenza, e della Banca d’Italia, che invece si occupa della stabilità patrimoniale e del contenimento del rischio.

I vantaggi dei fondi di investimento

Dei vantaggi principali dei fondi di investimento abbiamo in parte già rammentato. Di seguito possiamo però brevemente evidenziare i 3 benefici che vi consigliamo di fissare bene in mente nel momento in cui ci si avvicina a questa tipologia di strumenti:

  • la possibilità di sfruttare le competenze professionali delle società di gestione del risparmio, che mettono a disposizione i propri analisti e tecnici per poter amministrare i fondi d’investimento e le loro guide strategiche;
  • la possibilità di poter investire in fondi anche molto particolari, che altrimenti sarebbero preclusi proprio per motivi di onerosità e di inaccessibilità ai piccoli risparmiatori / investitori;
  • la possibilità di poter ottenere in maniera più agevole un portafoglio diversificato e ripartire così il rischio, che non dipenderà più dalle sorti di una singola azienda o di un singolo strumento.

Quali sono le tipologie dei fondi di investimento

Sulla base della loro tipologia, i fondi comuni di investimento possono dividersi in:

  • fondi azionari, se investono prevalentemente in azioni;
  • fondi obbligazionari, se investono in Titoli di Stato e obbligazioni;
  • fondi bilanciati, se investono sia in obbligazioni che in azioni;
  • fondi liquidità, se investono in strumenti della durata massima finanziaria di sei mesi;
  • fondi flessibili, se il loro investimento varia sulla base dell’andamento dei mercati finanziari.

Quali sono i costi dei fondi di investimento

Sia i fondi comuni che le Sicav hanno dei costi che remunerano il promotore e la rete di collocamento, la società di gestione e la banca depositaria del patrimonio. Per quanto dipendano dal singolo strumento, possiamo azzardare a riepilogare di seguito le principali voci di onerosità nelle seguenti:

  • commissioni di ingresso e di uscita: a seconda del fondo e della rete di collocamento possono anche essere pari a zero;
  • commissioni di gestione: sono i costi che gravano a monte sull’intero patrimonio del fondo;
  • commissioni di performance: sono i costi che gravano una volta (e se) vengono raggiunti certi risultati prestabiliti.

Che cosa sono i fondi aperti

Nella macro famiglia dei fondi di investimento, la forma più utilizzata è rappresentata dai fondi comuniaperti”, strumenti di investimento a capitale variabile, così chiamati perché possono prevedere l’ingresso di un investitore “nuovo” in qualunque momento: entrare nei fondi comuni aperti significa, semplicemente, acquistando le quote del fondo interessato andando ad accrescere così il capitale a disposizione della SGR.

Tra i fondi comuni aperti si possono poi distinguere:

  • i fondi armonizzati, che sono conformi alle direttive comunitarie 611/85 e 220/88 e possono essere oggetto di trading in tutta l’Unione Europea, con la conseguenza di essere più liquidi di quelli non armonizzati;
  • i fondi non armonizzati, che sono quelli che invece non seguono le direttive comunitarie e non possono dunque essere scambiati con altri risparmiatori sul territorio dell’UE. Generalmente rientrano tra i fondi non armonizzati gli hedge e gli speculativi, che approfittano della mancata armonizzazione per poter disporre di una maggiore libertà nella scelta degli strumenti a portafoglio sui quali investire.

Che cosa sono i fondi chiusi

Contrapposti ai fondi aperti sono i fondi comuni chiusi, con capitale fisso, determinato dal contratto di costituzione del fondo stesso. Ne consegue che il capitale è predeterminato e viene sottoscritto dai partecipanti fondisti alla creazione del fondo. Le quote del fondo chiuso non possono essere oggetto di cessione e devono essere riscattate alla data di scadenza del fondo.

Tra i principali fondi chiusi, una delle tipologie più note è certamente rappresentata dal fondo immobiliare, un particolare strumento che investe in diritti reali di proprietà, partecipazioni a società immobiliari e/o diritti reali immobiliari.

Chi vigila sui fondi comuni di investimento

Nelle righe che precedono abbiamo brevemente rammentato quali siano le caratteristiche degli interventi di vigilanza sui fondi comuni di investimento. Considerata la loro importanza (i fondi di investimento costituiscono un approdo per il risparmio di massa piuttosto rilevante da più di 20 anni) e il fatto che attraverso i fondi vengano raccolte significative masse da parte dei piccolissimi risparmiatori, le autorità finanziarie hanno opportunamente scelto di occuparsi più da vicino della gestione dei fondi, principalmente mediante due entità:

  • Banca d’Italia, che autorizza il regolamento del fondo e vigila sull’operato delle banche che si fanno depositarie dei titoli;
  • Consob, che controlla da vicino l’operato delle società di gestione del risparmio e dei soggetti che sono incaricati del collocamento degli strumenti presso i piccoli risparmiatori.

Conviene investire in fondi comuni?

A questo punto del nostro focus dovrebbe essere piuttosto chiaro come non sia facile cercare di esprimere un commento univoco e omogeneo sui fondi comuni, all’interno della cui famiglia rientrano tipologie di investimento anche molto diverse tra loro, aperte a profili di risparmio estremamente eterogenee, dai risparmiatori più prudenti a quelli più speculatori.

Semmai, il profilo comune a tutti sembra essere la possibilità di delegare la gestione del patrimonio a terze persone: il risparmiatore potrà pertanto, come abbiamo visto, beneficiare del servizio di gestione di una società esperta, accedendo a investimenti differenziati e conseguendo immediata migliore tutela del capitale proprio grazie alla guida e alla consulenza esperta degli analisti impiegati dalle società di gestione del risparmio.

Indubbiamente, nella sfera decisionale di altri trader, questo beneficio potrebbe altresì essere inteso come se fosse un malus, visto e considerato che con i fondi si “perde” il controllo del proprio capitale con la conseguenza che i fondi non sono probabilmente l’ideale per gli investitori che vogliono agire in autonomia.

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