Quando si parla di Tesla e di Elon Musk, la mente corre agli Stati Uniti ma… quali sono i piani di Tesla in Europa?

Iniziamo con il rammentare come l’attuale situazione per la compagnia statunitense non sia delle più floride. Tante aspettative da una parte, ma una erosione di oltre 1 miliardo di dollari al quarto, unita alla tentazione di rivolgersi di nuovo verso i mercati dei capitali, dopo che il CEO Elon Musk lo ha ammesso in una conferenza telefonica di fine aprile. Secondo Morgan Stanley, questa esigenza potrebbe aggirarsi intorno a 2,5 miliardi di dollari.

Ad ogni modo, non ci sono ancora cifre attendibili sul suo fabbisogno. L’impressione è che tutto dipenderà dall’evoluzione del suo Model 3, che dopo gli Stati Uniti dovrebbe essere introdotto in grande stile (o, così si spera) in Cina e in Europa, ottenendo qui il successo maturato negli USA.

Necessario il successo oltre gli USA

Ma quali sono le prospettive di Tesla in Europa? I numeri iniziali danno almeno qualche motivo per essere ottimisti. In Norvegia e Svizzera, due Paesi in cui i sussidi governativi hanno ridotto il divario di prezzo tra le auto alimentate a batteria e quelle con motori convenzionali, il collocamento del Model 3 è iniziato a marzo con discreta soddisfazione.

Stando al magazine Auto Schweiz, ad esempio, il veicolo è stato il più venduto in Svizzera. E lo stesso è avvenuto in Norvegia, dove il primo mese di vendite del Model 3 è stato in gran parte responsabile delle vendite di veicoli elettrici, che hanno occupato quasi il 60% del mercato complessivo nel mese di marzo. Le cifre sembrano confermare le affermazioni secondo cui, se il prezzo è giusto, la domanda di auto elettriche non manca di certo.

Esemplificando il tutto: se Tesla sarà in grado di replicare il successo statunitense anche nei principali mercati europei, allora sarà probabilmente in grado di perseguire la propria strada di crescita. Altrimenti, sarà un bel probelma.

Il credito sulle emissioni

In considerazione di quanto sopra, si deve anche tenere in valutazione che l’Unione Europea ha un meccanismo di credito sulle emissioni che punta a premiare le nuove e più pulite tecnologie dei motori, simile a quello statunitense che ha già fruttato a Tesla centinaia di milioni di dollari.

Il sistema permette alle aziende le cui auto emettono più del massimo legale di anidride carbonica di formare dei ‘pool’ con aziende ecologiche come Tesla, negoziando così i crediti che portano le loro emissioni medie al di sotto del limite. Fiat Chrysler (FCA) è stata la prima azienda a dire che si sarebbe unita al “pool” di Tesla.

Per il momento, nessuna delle due aziende ha fornito una stima di quanto denaro si aspetta di ottenere e di dare, ma il campo di applicazione del regolamento UE, che nel 2020 diverrà ancora più rigido, suggerisce che le cifre potrebbero non essere marginali.

Ricordiamo infatti che a partire dal 2020, le emissioni medie di CO2 dei veicoli immatricolati nell’UE dovranno essere inferiori a 95 grammi per chilometro. E che per ogni grammo al di sopra di tale soglia, il costruttore deve pagare una multa di 95 euro per ogni auto venduta. Uno studio della ONG Transport & Environment, con sede a Bruxelles, l’anno scorso ha sostenuto che le FCA, che vende ogni anno meno Fiat con motori più piccoli e più SUV Jeep a gas, potrebbero incorrere in multe di oltre 1 miliardo di euro nel 2021 senza l’aiuto di tali regimi.

Il mercato europeo dei veicoli elettrici

In sintesi, appare evidente come Tesla non riesca a dominare il mercato dei veicoli elettrici (EV) come fa invece negli Stati Uniti, dove ha rappresentato il 75% dei veicoli elettrici venduti nel primo trimestre. Tuttavia, è possibile che Tesla possa coltivare la propria fortuna nel vecchio Continente, magari approfittando del fatto che alcuni dei concorrenti stanno temporeggiando con il lancio dei prodotti EV fino al 2020 per avere un maggiore impatto sulle emissioni della flotta di quell’anno. Questo dà a Tesla una breve finestra di tempo per poter cercare di guadagnare delle quote in Europa.

È pur vero, sottolineiamo, come sia tutt’altro che garantito che la società di Elon Musk possa replicare il successo ottenuto finora nei mercati che contano davvero, ovvero Germania, Regno Unito, Francia e Italia, che, insieme a Norvegia e Svizzera, hanno rappresentato quasi i due terzi di tutte le vendite europee. Nel Regno Unito, ad esempio, le consegne inizieranno solo questa settimana a causa di ritardi nella spedizione dei necessari modelli con guida a destra, come tipico in questo territorio.

Non sfugge poi che il Model 3 sia molto più costoso in Europa che negli Stati Uniti, mascherato dai generosi sussidi disponibili per gli acquirenti di veicoli elettrici in Svizzera e Norvegia. La pagina degli ordini di Tesla mostra che, ai tassi di cambio correnti, i prezzi partono da circa 42.500 dollari in Norvegia, ma sono quasi 50.000 dollari in Germania e ancora più costosi in Italia…

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