Tassazione regime gestito e amministrato: quale conviene di più al risparmiatore?

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Dal punto di vista fiscale esistono delle differenze, anche significative, tra l’impostazione di chi usufruisce di soluzioni di regime gestito e chi invece usufruisce di soluzioni di regime amministrato. In questo articolo ci occuperemo appunto di questo aspetto.

Se sei alla ricerca delle ultime notizie in merito alla tassazione del regime gestito e alla tassazione del regime amministrato non devi far altro che leggere di seguito. Questo post specifico rientra nel più vasto discorso sulla tassazione delle rendite finanziarie di cui ci siamo occupati in precedenza.

Attenzione perchè nel post seguente faremo riferimento sia al denaro che proviene dalle plusvalenze sulle compravendite che a quello frutto di flusso cedolare e quindi di interessi o dividendi.

Le norme sulla tassazione del regime gestito e amministrato sono state modificate più volte. Ovviamente ogni qual volta sono state introdotte delle novità esse sono state recepite nell’ambito di più vaste riforme di tutta la materia delle rendite finanziarie.

L’ultima modifica in ordine temporale introdotta alla normativa sulle tassazione delle rendite finanziare, e quindi al settore amministrato e a quello gestito, risale al luglio 2014. Con decreto legge numero 66, infatti, il settore subì delle modifiche molto importanti. In particolare il legislatore ha alzato l’aliquota di tassazione su alcune particolari asset class come ad esempio le azioni mentre l’aliquota è rimasta meno alta su altri tipi di asset come i titoli di stato. La logica di questo intervento normativo e di questa differenziazione a seconda della tipologia di asset è la seguente: non trattare nello stesso modo i proventi derivanti dall’investimento nel capitale di rischio rispetto a quelli che derivano invece dal finanziamento del debito pubblico (come è il caso dei titoli di stato).

Tassazione regime gestito e amministrato

Le differenze all’interno della tassazione delle rendite finanziarie non riguardano solo il peso delle aliquote ma anche quello che è il livello di efficienza. Secondo alcuni esperti del settore a causa del differimento di eventuali compensazioni tra plusvalenze e minusvalenze, potrebbe generarsi una disuguaglianza di trattamento tra gli investitori che usufruiscono di soluzioni di regime gestito e coloro i quali invece si avvalgono del regime amministrato. Alla luce di tale considerazione, riteniamo utile aprire una parentesi e analizzare cosa è il regime gestito e cosa è invece il regime amministrato in modo tale da individuare quelle che sono le più importanti differenze tra le due fattispecie.

Regime gestito cosa è

Il regime gestito riguarda soprattutto i servizi di gestione patrimoniale e prevede che la banca o la società di cui si è clienti, proceda con la gestione del risparmio di un cliente in modo del tutto discrezionale. Ovviamente affinchè ciò accada è necessario che la banca stessa abbia ricevuto apposito mandato da parte del cliente stesso. In altre parole con il regime gestito è l’intermediario a stabilire in modo del tutto autonomo come gestire il capitale del suo cliente. La normativa sul rapporto di fiducia tra le due parti impone che la gestione avvenga all’interno di specifici termini e modalità concordati in precedenza.

Regime amministrato cosa è

Che cosa è invece il regime amministrato? In questo caso è il cliente che continua ad avere il totale controllo decisionale sui propri investimenti.

Al di là di tale differenza, sia nel regime amministrato che in quello gestito, è comunque lo stesso intermediario che si occupa di espletare tutti gli adempimenti fiscali agendo per conto dell’investitore.

Tassazione regime gestito e amministrato differenze

Dopo aver esaminato cosa cambia tra regime gestito e regime amministrato passiamo adesso ad occuparci delle differenza fiscali tra la tassazione del regime amministrato e quella del regime gestito.

Nel regime fiscale gestito la tassazione dei proventi di natura finanziaria (ossia dei profitti) avviene nel momento in cui essi maturano. Tuttavia, è tutto l’investimento della gestione patrimoniale e quindi anche gli oneri di gestione che hanno una certa rilevanza ai fini fiscali e non solo le singole componenti. Concretamente questo significa che le movimentazioni che vengono effettuate attraverso i ribilanciamenti non determinano la creazione di alcun imponibile fiscale. Dinanzi ad una situazione di questo tipo le imposte dovranno essere applicate solo al termine dell’investimento oppure alla fine dell’anno.

Il discorso cambia per quello che riguarda la tassazione del regime amministrato. In questo caso ogni singolo strumento presenta una rilevanza fiscale. Concretamente quindi sia la plusvalenze che le minusvalenze derivanti da ETF, Fondi di investimento, SICAV o OICR non sono da ritenersi compensabili.

Tuttavia non dobbiamo dimenticare che il legislatore fornisce una certa discrezionalità all’investitore. Il risparmiatore può infatti decidere di riportare a nuovo le minusvalenze eccedenti le plusvalenze. C’è però un limite sul quale la legge è molto chiara: è possibile effettuare tale operazione fino a un massimo di quattro esercizi.

Tassazione regime gestito VS amministrato: quale preferire?

Nell’ultimo paragrafo del post tiriamo un pò le conclusioni su quanto detto. Tra regime gestito e regime amministrato, quale tassazione è meglio scegliere ossia quale conviene di più? Moneyfarm ha effettuato una simulazione confrontando le diverse imposizioni che presenterebbe la stessa attività d’investimento in un portafoglio di ETF. Ebbene, in base alla proiezione il regime fiscale gestito potrebbe consentire all’investitore di risparmiare una quota di imposte compresa tra il 15 per cento e il 25 per cento.

Non si tratta di un risparmio di poco conto, anzi. Ovviamente la scelta spetta sempre e solo al singolo ma sarebbe giusto tenere in debita considerazione tutti questi elementi primaa di scegliere tra regime gestito e regime amministrato. La ricerca di Moneyfarm ha dimostrato che risparmiare è possibile.

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