Iva più bassa per pagamenti con carte e più alta se si usa il contante: ecco come funziona

Oramai sembrano non esserci più dubbi: il governo punta ad introdurre un meccanismo per il quale l’Iva sarà ridotta nel caso in cui si effettuano pagamenti con le carte mentre sarà più alta per i pagamenti con denaro contante. L’obiettivo di questo provvedimento, che dovrebbe essere incluso nella prossima manovra finanziaria, è duplice. Da un lato, infatti, si punta a favorire l’uso delle carte per i pagamenti visto e considerato che l’Italia è all’ultimo posto in Europa per quello che riguarda i pagamenti digitali, mentre dall’altro, incrementando l’Iva sui pagamenti cash, si punta a combattere l’evasione fiscale.

Se le intenzioni e gli obiettivi sembrano essere chiari, altrettanto non si può dire per le modalità cui l’esecutovo farà ricorso per raggiungere questo target. La domanda che tanti italiani si stanno ponendo in questi giorni è semplicemente questa: come funzionerà l’Iva ridotta per i pagamenti con le carte? E’ ovvio che al consumatore convenga pagare con le carte visto che c’è un risparmio sulla spesa complessiva ma la questione relativa al come si risparmia sull’Iva pagando con le carte non è assolutamente secondaria. Il successo o l’insuccesso del provvedimento dipenderà proprio dalle modalità di attuazione dell’Iva ridotta sugli acquisti con le carte.

Iva più bassa per i pagamenti con le carte

In Portogallo l’Iva ridotta per i pagamenti con le carte ha determinato un drastico calo dell’evasione fiscale. L’Italia sarà in grado di replicare il successo lusitano? Gli esperti sono perfettamente consapevoli che tutto dipenderà dalle modalità di attuazione.

Gli scenari possibili a cui il governo sta lavorando sono essenzialmente tre. Anzitutto c’è il sistema bonus-malus in base al quale individuerà una serie di beni e servizi che sono ritenuti ad alto rischio di evasione e su questi aumenterà l’Iva di un punto in caso di pagamenti in contanti. Sullo stesso paniere è invece previsto il calo dell’Iva di 2 punti percentuali nel caso in cui si sceglie invece una modalità di pagamento tracciabile. Facciamo subito un esempio: nel caso di cena al ristorante, se si sceglie di pagare con carta, si avrà un’Iva dell’8 per cento invece che dell’attuale 10 per cento. Nella stessa situazione ma scegliendo invece il pagamento in contanti, l’Iva dovuta sarà dell’11 per cento, ossia un punto percentuale in più rispetto ad oggi.

Ade oggi questa sembra essere la strada privilegiata per abbassare l’Iva sui pagamenti con le carte ed alzare quella sui pagamenti in contanti.

Ma il governo punta a rendere conveniente l’uso delle carte rispetto al contante anche da un altro punto di vista non prettamente fiscale.

Pagamenti con carta e cashback

Per contrastare l’evasione fiscale e favorire la diffusione dei pagamenti con le carte il governo punta a introdurre il meccanismo del cashback attraverso il quale sarà possibile avere una restituzione del 2 per cento delle transazioni effettuate con bancomat, app o carte. Anche in questo caso vale lo stesso discorso fatto in precedenza. L’obiettivo è ambizioso ma il successo dell’operazione dipenderà da come il governo attuerà il provvedimento. Secondo le ultime notizie il cashback potrebbe avvenire mediante un credito di imposta o attraverso o ogni mese nell’estratto conto delle carte.

Se la restituzione del 2 per cento dei pagamenti con carte dovesse avvenire sotto forma di credito di imposta allora si utilizzerebbe un canale fiscale. Viceversa nel caso di restituzione ogni mese sarebbero gli istituti di credito ad operare come intermediari. Le banche o le società di intermediazione del cui circuito fanno parte le carte con cui si paga, recupererebbero gli importi restituiti usando il meccanismo del credito d’imposta da portare in compensazione ai fini dell’abbattimento di altri debiti di natura tributaria e contributiva.

Affinchè il cashback possa raggiungere l’effetto sperato sarebbe necessario anche incentivare gli esercenti all’uso del pos. Per questo motivo il governo punterebbe anche a tagliare le commissioni che sono oggi previste a carico di autonomi, esercenti e commercianti per l’uso del Pos o comunque di altri strumenti per consentire pagamenti tracciabili. Il taglio dei costi dei pos a carico degli esercenti è considerato uno degli elementi peculiari affinchè il meccanismo del cashback possa decollare.

Per quello che riguarda i costi del pos, l’obiettivo dell’esecutivo è quello di rendere gratuiti i pagamenti sotto i 5 euro, ridurre il modo drastico quelli tra i 5 e i 25 euro e tagliare i costi dei pos a carico di tutti quegli esercenti che operano in segmenti di mercato a bassa marginalità come ad esempio benzinai e edicolanti.

Il taglio dei costi del pos a carico di autonomi, esercenti e commercianti sarebbe parallelo all’introduzione dell’obbligatorietà dell’accettazione del pagamento digitale

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