Imu e Tari, cosa succede se salti la rata? Per l’emergenza coronavirus niente sanzioni o interessi

I tributi locali, quali Imu e Tari, secondo le ipotesi al vaglio del tavolo tecnico saranno sospesi mediante una forma di moratoria di sanzioni ed interessi per chi non riesce a rispettare le scadenze. Non si conoscono ancora alcuni dettagli, ad esempio le tempistiche esatte, ma si ritiene che la proroga possa arrivare fino al 30 luglio.

Per quel che riguarda le date ad esempio, si ritiene che a quei settori che sono stati maggiormente colpiti dalla crisi occorrerà più tempo. Saranno prima di tutto i sindaci a prendere delle decisioni nel merito, e spetterà a loro sospendere eventuali penalità per chi non riesce a pagare entro le scadenze previste, ma senza rischiare di vedersi contestare il danno erariale.

In primo luogo c’è da sbrogliare il nodo della “nuova Imu” che è il risultato delle vecchie Imu e Tasi messe insieme. In tal caso l’acconto è in scadenza il 16 giugno, poi ci sono da pagare la Tari e gli altri tributi locali.

Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha avuto un incontro di due ore, affiancato da vice Laura Castelli e Antonio Misani, in videoconferenza con il presidente dell’Anci, Antonio Decaro e il presidente dell’Unione delle Province, Michele de Pascale.

Stando a quanto trapelato dall’incontro virtuale si sarebbe giunti ad un accordo che prevede l’istituzione di un fondo da 3 miliardi da destinare ai Comuni e 500 milioni di euro per le Province, ai quali si dovranno aggiungere altri 1,5-2 miliardi che invece saranno destinati alle Regioni.

Le somme serviranno per compensare il drastico calo delle entrate che già comincia a farsi sentire. Per monitorare poi l’andamento della situazione nei prossimi mesi, e valutare eventuali aggiustamenti in corso d’opera, ci sarà un “tavolo di monitoraggio” ad hoc.

Il ministro dell’Economia, durante l’incontro, ha sottolineato che enti locali e Governo sono “sulla stessa barca” evidenziando che il nuovo fondo stanziato dall’esecutivo rappresenta uno “sforzo straordinario”.

Non sono del tutto soddisfatti però i Comuni. “Apprezziamo l’impegno ma queste risorse rischiano di essere insufficienti” spiega Decaro. I sindaci infatti hanno stimato che le perdite potrebbero aggirarsi intorno ai 7-8 miliardi.

Lo stesso Pascale, pur parlando di un “incontro positivo”, ribadisce l’importanza del “tavolo di monitoraggio che andrà avanti per tutta la durata della crisi” indispensabile per correggere il tiro, incrementando all’occorrenza i fondi per gli enti locali.

Eventuali aggiustamenti saranno “chirurgici” fa sapere la viceministra dell’Economia, Laura Castelli, che spiega che saranno basati “sull’analisi voce per voce delle mancate entrate” nonché sui “risparmi” di spesa prodotti dalla crisi.

Inizialmente si era anche parlato anche di una sospensione dei pagamenti fino al 30 novembre, ipotesi che però è stata poi messa da parte perché nelle casse degli enti locali di soldi ne entrano decisamente pochi dall’inizio del lockdown. Di fatto i pagamenti saranno sospesi, perché sebbene le scadenze restino fissate alle date di sempre, chi si troverà a pagare in ritardo (entro il 30 luglio se dovesse essere confermato) non pagherà alcuna penale né interessi.

I Comuni però, visto il problema delle casse praticamente vuote, potrebbero decidere di chiamare al pagamento di quanto dovuto solo alcune categorie, che dall’emergenza non hanno subito alcun danno, come ad esempio i negozi di alimentari, limitando l’esenzione solo a quegli esercizi che hanno dovuto sospendere l’attività.

La cosa migliore però sarebbe che sia lo Stato a tracciare una linea guida, evitando così che iniziative su base locale diverse possano penalizzare taluni agevolando altri, con tutto ciò che ne deriverebbe.

Occorrono inoltre delle misure che spingano gli investimenti i enti locali e Pubblica Amministrazione, questione affrontata in un dossier presentato dalle Province con il quale si valuta una spesa di due miliardi per strade e scuole.

Serve poi un nuovo intervento per “sbloccare i debiti verso le imprese fornitrici con anticipazioni di liquidità da Cassa depositi e prestiti” si legge su IlSole24Ore, il che “per le imprese si accompagna all’avvio degli indennizzi parametrati alle perdite di fatturato. C’è poi il rifinanziamento alla sanità, che porterà all’assunzione di diverse migliaia di infermieri.

Tutto questo dovrebbe essere contenuto nel decreto Aprile, sul quale però c’è ancora molto da lavorare. Si parla di circa 70 miliardi di euro fra copertura delle garanzie, deficit e rimodulazione dei fondi Ue non spesi. Per quel che riguarda questi ultimi, non è ancora chiaro quanto di quei 10-11 miliardi di plafond iniziale potranno essere effettivamente liberati.

Per quel che riguarda poi il deficit aggiuntivo, Gualtieri ha spiegato ai sindaci che è ancora sul tavolo della trattativa con Bruxelles, e che il Consiglio dei ministri di oggi, lunedì 20 aprile, esaminerà la richiesta del Parlamento.

Intanto si lavora al Def, che dovrebbe essere pronto entro un paio di settimane, e lì verranno conteggiati anche i 35-36 miliardi, pari al 2% del PIL. Il deficit previsto nel documento si attesterà intorno all’8%, ma l’esecutivo potrebbe decidere di limitare le previsioni al solo 2021, oppure, vista l’impennata del debito optare per il solito programma triennale nel quale iniziare a tracciare la strategia di rientro.

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