Bonus per le partite Iva: fino a 5.000 euro di aiuti per affrontare la crisi economica, ecco a chi andrà

Arrivano anche buone notizie per i titolari di partita Iva, che tra tutte le categorie fanno parte evidentemente di quella più colpita dalle restrizioni imposte coi vari Dpcm. Ai soggetti più pesantemente penalizzati dalle misure restrittive anti-Covid l’esecutivo ha deciso di destinare degli aiuti ad hoc che dovrebbero avere l’obbiettivo di risollevare i professionisti.

È tuttavia evidente che gli aiuti messi sul tavolo dal governo non sono in grado di tamponare quella voragine che si è aperta nell’economia italiana, e non possiamo dimenticare che l’Inps in questi mesi sta già sostenendo degli esborsi di una certa entità per rendere possibili tutti gli aiuti introdotti coi vari decreti legge.

Proprio per questo le casse previdenziali private hanno deciso di mettere in campo una serie di interventi finalizzati ad offrire un ulteriore supporto ai loro iscritti. Vediamo quindi più nel dettaglio quali sono le novità che arrivano da Inarcassa.

Inarcassa stanzia 100 milioni di euro per i suoi iscritti

La notizia è arrivata lo scorso 30 ottobre con un comunicato di Inarcassa nel quale si rendeva noto che il giorno precedente, il 29 ottobre, i ministeri vigilanti del Lavoro e dell’Economia avevano inviato una nota legale con la quale si dava il via libera a quanto deliberato da Inarcassa l’11 e il 12 maggio 2020.

Luce verde quindi per l’ente che potrà utilizzare 100 milioni di euro a favore di architetti e ingegneri iscritti. La somma verrà destinata ai professionisti attraverso finanziamenti a tasso zero e con il fondo di garanzia cui si può rivolgere chi non ha merito di credito.

In più sono previsti bonus per coloro che percepiscono la pensione d’invalidità e quella di reversibilità, e infine sono previsti i sussidi per “sospetta” Covid-19.

Da Inarcassa sussidio una tantum da 5.000 euro per il 2020

Come già stabilito con le deliberazioni del Cda di Inarcassa dello scorso 13 marzo, ad ogni nucleo familiare con positività al Covid-19 viene destinato un sussidio una tantum, ed ora possono accedere a questa misura prevista da Inarcassa anche quei professionisti che risultano positivi a sospetta Covid-19 senza necessità di ricovero e che si siano trovati a sospendere l’esercizio della libera professione.

A fornire ulteriori dettagli sul funzionamento di questi aiuti interviene un comunicato ufficiale di Inarcassa che il 5 novembre chiarisce che il sussidio viene pagato una sola volta per ciascun nucleo familiare.

Si tratta quindi di una sorta di bonus una tantum destinato a tre casi in particolare, in base ad una sorta di grado di gravità della situazione. Inarcassa quindi provvederà a riconoscere un bonus da:

  • 5.000 euro in caso di decesso
  • 3.000 euro in caso di ricovero
  • 1.500 euro per contagio o sospetto contagio da Covid-19 senza ricovero, con esclusione dei soggetti asintomatici, che abbia comportato l’impossibilità ad esercitare la libera professione per almeno 21 giorni.

Chi potrà beneficiare del sussidio?

A poter beneficiare del sussidio sono diverse categorie di soggetti, a cominciare naturalmente dall’iscritto a Inarcassa, che sia attivo o pensionato, ma anche il coniuge. Hanno accesso al bonus anche il figlio minorenne e il figlio maggiorenne studente fino a 26 anni, nonché il figlio maggiorenne inabile o con disabilità grave.

Vale la pena di evidenziare che il contributo di Inarcassa viene riconosciuto anche a chi non risulta in regola con la propria posizione. Non solo, bisogna anche evidenziare che può essere cumulato con altre prestazioni assistenziali previste dalla legislazione vicente e che viene calcolato alla luce della situazione più grave tra quelle accertate.

Come si fa domanda per ottenere il bonus Inarcassa

Per fare domanda per ricevere il contributo di Inarcassa si deve far riferimento agli eventi verificatisi entro il 31 dicembre 2020.

Si può inoltrare la richiesta “Sussidio Covid-19” solo attraverso Inarcassa Online, allegando i documenti richiesti, così come espressamente indicato nel comunicato del 5 novembre 2020.

Vi è poi una scadenza da rispettare per quel che riguarda l’invio della domanda. L’invio dovrà avvenire entro e non oltre due mesi, pari a 60 giorni, a partire dal giorno in cui il contagio è stato certificato, o da quello delle dimissioni dall’ospedale in caso di ricovero, o a partire dalla data del decesso nel caso più grave.

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