Decreto Sostegni bis: meno tasse alle imprese e bonus per disoccupati e famiglie in difficoltà economiche

Con il primo decreto Sostegni il governo guidato da Mario Draghi ha introdotto una serie di aiuti e bonus destinati soprattutto alle imprese in difficoltà per via della crisi economica provocata dalla politica di restrizioni con cui si è deciso di affrontare l’emergenza Coronavirus in Italia.

Nel decreto Sostegni bis invece dovrebbero esserci maggiori aiuti per lavoratori e famiglie in difficoltà economiche per via della crisi. Questo quanto meno sembra trapelare dalle recenti dichiarazioni di alcuni esponenti dell’esecutivo ed in particolare da quanto affermato dal primo ministro Mario Draghi.

L’ex presidente della Banca Centrale Europea infatti ha anticipato che nel decreto Sostegni bis potrebbero essere inseriti diversi bonus ed altre forme di aiuti destinati a disoccupati e a famiglie in difficoltà, contrariamente a quello che si si era aspettati dopo le precedenti dichiarazioni rilasciate dai ministri che lasciavano intendere che anche questo secondo decreto Sostegni avrebbe puntato soprattutto alle attività.

Il presidente del Consiglio, nel corso della conferenza stampa del 16 aprile scorso, ha infatti spiegato che “gli interventi di sostegno seguono due tipi di logica: un sostegno alle persone e alle famiglie che hanno subito un calo del reddito non per loro colpa, e un aiuto in favore delle imprese per evitare che chiudano per mancanza di liquidità“.

I bonus per disoccupati e famiglie nel decreto Sostegni Bis

La formula che il governo di Mario Draghi sembra voler seguire è quella che prevede meno tasse e più bonus sia per le imprese che per le famiglie. Ma come lo stesso premier ha sottolineato, la miglior forma di sostegno è in realtà la riapertura delle attività, motivo per cui si punta molto su una concreta accelerazione nel piano delle vaccinazioni per una riapertura di tutte le attività.

Il piano del governo prevede quindi da una parte gli aiuti per famiglie e imprese, dall’altra la graduale riaperture delle attività in parallelo con l’avanzare della campagna vaccinale e nel frattempo si muove verso la riforma del lavoro e degli ammortizzatori sociali, con l’intenzione di favorire la creazione di nuove opportunità per chi ha perso il lavoro o chiuso la propria attività a causa delle scelte politiche legate alla gestione dell’emergenza Coronavirus.

Misure e incentivi a lungo termine che il governo Draghi progetta di introdurre con il decreto Sostegni bis dovrebbero essere destinati in particolare alle donne e ai giovani sotto i 35 anni, e alle aziende in grado di creare nuovi posti di lavoro e spingere così ad un recupero sotto l’aspetto dell’occupazione rispetto alla drammatica situazione evidenziata dai dati Istat recentemente pubblicati dall’istituto.

Il governo Draghi ha deciso quindi di puntare sul cosiddetto “debito buono”, vale a dire investimenti che dovrebbero produrre una crescita in grado di far ripartire il Paese all’indomani della pandemia.

Sarà necessario in quest’ottica riuscire a garantire la formazione e la riqualificazione di quelle categorie di lavoratori che hanno perso il proprio impiego o chiuso la propria attività a causa di lockdown e chiusure imposti dal governo nel dichiarato intento di contenere la diffusione del Covid-19.

Tra gli strumenti cui il governo intende ricorrere per sostenere le fasce di popolazione più danneggiate troviamo anche il Reddito di Emergenza, che stando a quanto affermato dallo stesso Draghi deve restare in campo.

Il premier in questo caso ha definito il Rem “un sostegno per gli ultimi”, e sta valutando la possibilità di rinnovarlo per altre due mensilità destinando gli aiuti anche ai disoccupati che hanno percepito la Naspi fino al mese di marzo.

Tra le forme di sostegno previste dal decreto troviamo poi il rinnovo del bonus da 2.400 euro che si divide in 3 tranche da 800 euro al mese in unica soluzione destinato a collaboratori sportivi e lavoratori stagionali, nonché un nuovo bonus agricoli per il quale pare esserci grande attesa.

Per quel che riguarda le formule decontributive che dovrebbero fungere da sostegno sia per le aziende che per i lavoratori che hanno perso il posto, il governo Draghi sta valutando diverse ipotesi sulle quali però non sono stati forniti ancora molti dettagli.

Sappiamo che è stato aperto un tavolo di discussione coi sindacati per introdurre nuove misure di contrasto alla disoccupazione nonché l’ennesima proroga del blocco dei licenziamenti. Sul tema è anche intervenuto il ministro Orlando che ha annunciato l’aumento degli importi per la cassa integrazione e per la Naspi, ma anche l’ampliamento della platea dei beneficiari che accederanno ai nuovi ammortizzatori sociali.

Nel decreto Sostegni bis contributi a fondo perduto per le imprese

Come accaduto con il primo decreto Sostegni, anche con il Sostegni bis verranno introdotte soprattutto misure a sostegno delle imprese. L’obiettivo principale dovrebbe quindi essere ancora quello di salvare le attività maggiormente penalizzate della crisi economica dovuta alla politica di restrizioni adottata in Italia.

Con il nuovo decreto Sostegni dovrebbero arrivare più fondi per le imprese, ed una riduzione sostanziale dei costi fissi e delle tasse. Nel frattempo le attività dovrebbero anche poter beneficiare delle graduali riaperture che il governo Draghi ha finalmente deciso di concedere seppur con pesanti limitazioni tuttora in vigore.

Il decreto Sostegni bis prevede l’introduzione di contributi a fondo perduto per i lavoratori con partita Iva, ma non è stato ancora deciso in che modo verranno calcolate le perdite subite. A tal proposito si è pensato di prendere come punto di riferimento il fatturato medio annuo, se invece si decidesse di prendere come base gli utili il rischio è quello di andare incontro ad un ritardo nell’erogazione degli aiuti che potrebbero arrivare a partire da settembre.

Una soluzione potrebbe essere quella di adottare come modello di calcolo una via di mezzo tra i due, il che permetterebbe di accorciare i tempi in quanto le partite Iva riceverebbero anzitutto un acconto e in seguito il saldo finale il cui importo sarebbe determinato attraverso il conteggio sia delle spese fisse che delle perdite effettiva in base all’imponibile fiscale.

Tra le misure a sostegno delle partite Iva si parla anche di finanziamenti garantiti e dell’eliminazione dei costi che gravano sulle imprese a cominciare dalla tessa, ma anche affitti e utenze. Si pensa poi di prorogare la moratoria per mutui e prestiti almeno fino a dicembre per ridurre il numero di nuovi fallimenti delle imprese.

Nel decreto Sostegni bis aiuti alle imprese per abbattere i costi fissi

Sulla necessità di nuovi aiuti alle imprese, che comprendano anche una riduzione dei costi fissi che si trovano a sostenere malgrado la sospensione del diritto al lavoro imposta nell’ambito dell’emergenza sanitaria gli impedisca di esercitare, tutte le forze politiche che sostengono l’esecutivo guidato da Mario Draghi concordano.

La più consistente parte di queste spese a carico delle imprese è rappresentata dagli affitti, e in questo ambito il governo sta valutando la possibilità di introdurre un nuovo bonus sotto forma di credito d’imposta.

Tra i costi fissi a carico delle imprese troviamo poi le bollette, che anche laddove i consumi siano fermi a zero prevedono comunque il pagamento delle quote fisse con importi tutt’altro che trascurabili. In questo caso si pensa di intervenire con una proroga ed un ampliamento della misura già prevista da Arera che riguarda il taglio degli oneri fissi sulle utenze.

Gli interventi volti a ridurre i costi fissi delle imprese non terminano qui. Il decreto Sostegni bis dovrebbe contenere anche la proroga per le scadenze e sgravi e su tasse come Imu e Tari legate all’occupazione di immobili commerciali. Qui però entrano in ballo le amministrazioni locali che disporranno di appositi fondi da mettere in campo per rendere possibile le esenzioni previste dal decreto.

Viene confermata poi l’eliminazione della Tassa per l’Occupazione di Suolo Pubblico (Tosap) fino alla fine del 2021. Un costo che sono soprattutto i ristoratori a dover sostenere, in particolare in vista della possibilità, a partire dall’entrata in vigore del decreto del 26 aprile, di servire solo i tavoli all’aperto almeno fino a fine maggio.

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