Non solo gli esponenti politici che sostengono l’attuale maggioranza guidata dall’ex presidente della Bce, ma anche l’opinione pubblica, almeno in parte, sembrano essere convinti che il governo di Mario Draghi riuscirà a raggiungere il traguardo più volte indicato anche dai premier che lo hanno preceduto, ma di fatto mai neppure avvicinato.

L’obiettivo della riforma fiscale potrebbe davvero essere finalmente raggiunto? Qualcuno sembra esserne fermamente convinto, e se ciò accadesse davvero, ammesso che il lavoro fatto dall’attuale esecutivo sia in linea con le aspettative dei contribuenti, le ripercussioni positive dovrebbero vedersi sotto numerosi aspetti a cominciare dagli importi maggiorati in busta paga.

La riforma fiscale e la legge delega del Parlamento: quanto manca

Le stime iniziali fissavano entro la fine del mese di luglio l’emanazione della legge delega del Parlamento sulla riforma fiscale. Tuttavia queste previsioni, tanto per cambiare, si sono rivelate fin troppo ottimistiche, cosa che non dovrebbe sorprendere più che tanto se si considera che nonostante vaccini e continue chiusure la questione Covid-19 è quanto mai lontana dall’essere archiviata.

Le previsioni quindi sono state riviste, il che significa che per la legge delega si dovrà attendere un po’ più di quanto avremmo voluto, senza contare che quello sarebbe solo il primo passaggio, dopo il quale si dovrà aspettare ancora per l’emanazione dei decreti attuativi delle singole misure.

Quando arriveranno gli aumenti in busta paga?

Perché si possano vedere dei risultati concreti insomma si dovranno attendere ancora dei mesi, nella migliore delle ipotesi. Un’attesa snervante se si considera che sono già diversi anni che si parla di una riforma fiscale che poi però non arriva mai.

Una parte dei contribuenti continua ad aspettare la riforma nella speranza che con essa vi sia una riduzione della pressione fiscale che permetta di ricevere buste paga più sostanziose.

Si tratta di una prospettiva tutt’altro che irrealistica, ma il problema resta il fattore tempo. Quanto bisogna aspettare perché i lavoratori dipendenti vedano delle buste paga più corpose? Mettere mano alla ingarbugliata macchina italiana del fisco di certo non è semplice, e si rischia di essere risucchiati dalla contorta complessità della burocrazia.

Per sbrogliare la matassa occorrono sia risorse economiche che tempi tecnici difficilmente brevi. Sulla questione si è espressa nei giorni scorsi anche la sottosegretaria all’Economia, Maria Cecilia Guerra, la quale nel corso di una intervista rilasciata a Radio Anch’io ha annunciato che la legge delega slitterà di “una settimana, dieci giorni”, assicurando al contempo che comunque verrà fatta.

Per sapere se l’attesa sarà quella indicata dalla Guerra non resta che attendere, ma non dimentichiamo che la legge delega non è che l’inizio di un processo che deve essere portato avanti poi attraverso i decreti attuativi ai quali bisognerà dedicare ancor più tempo.

La sottosegretaria Guerra tuttavia tiene a sottolineare che i tempi stimati sono in linea con quanto stabilito dal Recovery Plan. Facendo un paio di conti insomma qualche risultato si potrebbe iniziare a vedere a partire dal mese di settembre.

Con la riforma fiscale ci saranno aumenti in busta paga?

La tanto attesa riforma del fisco dovrebbe produrre un più che tangibile effetto positivo, vale a dire l’aumento delle buste paga legato alla riduzione della pressione fiscale.

Perché ciò sia possibile naturalmente dovranno essere trovate le risorse necessarie, ma la situazione non è delle migliori. Della questione risorse ha parlato sempre la sottosegretaria Guerra che ha ripreso le parole del ministro dell’Economia e delle Finanza, Daniele Franco: “dobbiamo cercare di fare una riforma che riequilibri il carico, recuperi evasione ma che ovviamente non potrà ridurre per tutti le imposte perché non abbiamo le condizioni di bilancio“.

Insomma se da una parte si pensa a come aumentare le buste paga dei lavoratori dipendenti, dall’altra si pensa a dove prendere le risorse e inizia a farsi strada l’idea di far pagare più tasse a chi evade l’Iva. Nel mirino ancora una volta quindi attività commerciali e lavoratori con partita IVA.

Secondo alcune stime riportate nei giorni scorsi, ogni anno si perdono 35 miliardi di euro di Iva, e si ritiene quindi che in questo modo si potrebbero recuperare risorse sufficienti a rimodulare le aliquote Irpef, cosa che permetterebbe una migliore distribuzione della pressione fiscale sul ceto medio-basso.

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