Reddito di cittadinanza, se si rifiuta un lavoro di soli 3 mesi si perde il sussidio. Ecco le ultime novità

Il governo guidato da Mario Draghi ha deciso di operare una stretta sul Reddito di Cittadinanza, rendendo ancora più stringenti le condizioni per poter continuare a ricevere il sussidio.

Al lavoro sulle modifiche da apportare alla misura fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle, ed introdotta con il sostegno della Lega dal primo governo Conte, troviamo il Comitato scientifico guidato dalla sociologa Chiara Saraceno, esperta di welfare e figura di spicco dell’attuale esecutivo.

Dalla Saraceno arriva proprio in queste ore il via libera in particolare a due modifiche che interessano il reddito di cittadinanza: la possibilità di perdere il sussidio se si rifiuta una seconda offerta di lavoro anche se è di soli tre mesi o lontano da casa, e il taglio dell’importo mensile di 5 euro al mese dopo aver rifiutato la prima offerta idonea.

Reddito di cittadinanza: le nuove regole

Stando a quanto emerso nelle scorse ore, il governo Draghi ha già deciso in che modo intervenire sul reddito di cittadinanza per ridurre il costo di questa misura per le casse dello Stato.

La prima modifica riguarda la possibilità di perdere il diritto al sussidio rifiutando una seconda proposta di lavoro anche nel caso in cui questa sia lontano da casa (attualmente il limite è fissato a 250 chilometri) e sia di carattere del tutto temporaneo, anche di soli tre mesi.

La seconda modifica riguarda più in particolare gli importi riconosciuti ai beneficiari, e prevede il taglio del sussidio di 5 euro al mese in caso di rifiuto della prima offerta di lavoro (al rifiuto della seconda si perde il diritto al sussidio).

Nel caso di beneficiari che percepiscono fino a 300 euro al mese però non vi sarà alcuna riduzione dell’importo. Così pure la riduzione non si applica nel caso di nuclei familiari in cui i componenti sono inoccupabili, o se ci sono bambini di età inferiore a 3 anni o disabili.

A far decadere il beneficio inoltre sarà sufficiente anche non presentarsi presso il Centro per l’Impiego dopo una convocazione.

Le modifiche al reddito di cittadinanza sono già certe?

Al momento si tratta in realtà solo di proposte che hanno incassato il via libera degli ‘addetti ai lavori’ del governo Draghi, ma prima di divenire effettive dovranno superare l’iter previsto per l’approvazione delle Camere.

Sarà in seguito alla discussione parlamentare che le modifiche al Reddito di Cittadinanza potranno essere introdotte, mentre per il momento l’unica certezza è che la misura sarà confermata anche per il 2022 e che è stata rifinanziata dal governo Draghi.

Come il reddito di cittadinanza dovrà favorire le assunzioni

Sul sito web del ministero del Lavoro, a proposito del Reddito di Cittadinanza si legge che si tratta di “una misura di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale, un sostegno economico a integrazione dei redditi familiari” come riportato da Today.it

Ma come funziona esattamente il reddito di cittadinanza, e in che modo questo governo intende modificare la misura affinché agisca in maniera più efficace nel reintrodurre nel mondo del lavoro i beneficiari?

Ricordiamo che il RdC è in vigore dal 6 marzo 2019, e che sulla base di quanto stabilito dal decreto legge 4/2019, i beneficari del sussidio sono tenuti a seguire un percorso personalizzato di inserimento lavorativo e di inclusione sociale.

Una delle modifiche al RdC che sono state inserite nella nuova manovra economica si riferisce proprio a questo specifico aspetto, ed inserisce un nuovo meccanismo per agevolare i beneficiari nell’arduo compito di trovare un impiego.

Nella Legge di Bilancio 2022 è stata altresì prevista una stretta sui controlli e sui reati che fanno decadere le basi per poter accedere al Reddito di Cittadinanza.

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha spiegato a tal proposito: “condivido il principio del reddito di cittadinanza, ma bisogna che abbia un’applicazione che sia esente da abusi e non sia da intralcio al funzionamento del mercato del lavoro”.

“È chiaro che il sistema precedente non ha funzionato” ha detto ancora Draghi “è stato un disincentivo al funzionamento del mercato del lavoro, almeno ‘in bianco’, non in nero”. Il premier ha anche tenuto a sottolineare che in futuro i controlli “saranno diversi e molti più precisi ex ante”.

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