Con la riforma dell’Irpef arriva il nuovo bonus da 100 euro, ecco a chi spetta e come viene erogato

La notizia della cancellazione del bonus Renzi, che inizialmente prevedeva l’accredito di 80 euro in più in busta paga, e successivamente si è trasformato nel bonus da 100 euro che conosciamo, ha lasciato perplessi molti contribuenti.

Il bonus in busta paga da 100 euro infatti con la riforma dell’Irpef dovrebbe essere cancellato ed assorbito dalle nuove detrazioni previste dalla riforma cui sta lavorando il governo di Mario Draghi. Ma alla fine quindi il bonus da 100 euro sarà effettivamente soppresso? Fonti interne all’esecutivo hanno provato a fare un po’ di chiarezza su questo aspetto che preoccupa soprattutto le fasce di reddito medio-basse.

Che fine fa il bonus da 100 euro in busta paga

Con la riforma dell’Irpef che il Consiglio dei Ministri ha approvato nei giorni scorsi dopo un acceso dibattito all’interno della maggioranza che sostiene Mario Draghi, si è parlato della cancellazione del bonus da 100 euro in busta paga, che verrebbe riassorbito dalle detrazioni fiscali previste dalla manovra.

All’atto pratico pare che non sia esattamente questo il destino del bonus in busta paga, infatti diversi esponenti della maggioranza hanno provato a tornare sull’argomento con alcune delucidazioni.

Facciamo prima un passo indietro, al 2016, quando l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi ha introdotto il bonus da 80 euro in busta paga. Questo bonus è stato poi modificato nel suo importo e nei requisiti per accedervi diventando il bonus da 100 euro e raggiungendo una platea più estesa per opera del primo governo di Giuseppe Conte.

Il bonus da 100 euro, seppur con importi via via più bassi, attualmente spetta infatti a lavoratori con reddito fino a 40 mila euro, soglia oltre la quale l’importo si azzera.

Quindi che fine fa questo bonus in busta paga dopo la riforma dell’Irpef? A quanto pare non sarà cancellato come molti credevano, nonostante è previsto che venga inglobato dal nuovo disegno di aliquota su cui il dibattito è tuttavia ancora aperto. In sostanza il bonus da 100 euro dovrebbe continuare ad essere erogato anche nel 2022 ma sotto forma di detrazione fiscale.

La riforma dell’Irpef completa “il passaggio formale da erogazione diretta a detrazione fiscale”

A tentare di far luce sull’argomento ci ha provato il deputato di Italia Viva, Luigi Marattin, presidente della Commissione Finanze della Camera dei Deputati, il quale ha evidenziato che “oltre a semplificare il sistema, trasformare il bonus in detrazione eviterebbe di creare dei salti di aliquota marginale effettiva”.

Il deputato di Italia Viva ha anche spiegato che “un bonus può sempre essere cancellato con un tratto di penna” mentre “con una detrazione strutturale unica, essendo incastrata nel sistema fiscale, questo progetto è un po’ più difficile”.

In altre parole attraverso la riforma dell’Irpef, ed il conseguente completamento del “passaggio formale da erogazione diretta a detrazione fiscale” il bonus da 100 euro, nella sua nuova veste, sarebbe persino più ‘al sicuro’.

Con la sostituzione del bonus Irpef ci sarebbe un risparmio importante per le casse dello Stato, che è stato quantificato intorno ai 16 miliardi di euro. E queste risorse dovrebbero essere destinate alle detrazioni per i lavoratori dipendenti che ne risulterebbero maggiorate.

Il bonus da 100 euro si trasforma in detrazione

Sembra che il credito Irpef verrà quindi erogato sotto forma di detrazione fiscale, ma non è ancora possibile fare una stima precisa di quale possa essere l’impatto che questa modifica avrà sui beneficiari del bonus.

Il governo di Mario Draghi, stando a quanto trapelato da fonti interne alla maggioranza, intende riformare le detrazioni fiscali in modo tale da avvantaggiare le fasce di reddito medio-basse, così che gli interventi previsti dalla rimodulazione delle aliquote Irpef coi quali si avvantaggiano invece le fasce di reddito medio-alte, vengano in qualche modo riequilibrati.

Ricordiamo a tal proposito che la riforma delle aliquote Irpef sembra aver trovato la sua forma definitiva nella riduzione dalle 5 che conosciamo a sole 4. Resta invariata l’aliquota della prima fascia di reddito (fino a 15 mila euro) al 23%, mentre scende dal 27 al 25% la seconda (15-28 mila euro). La terza (28-50 mila euro) passa dal 38 al 35%, e la quarta per redditi oltre i 50 mila euro sarà al 43%. Viene di fatto cancellata la fascia di reddito con tassazione al 41%.

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