Bonus 3.000 euro rimborso sulle bollette, ecco a chi spettano e come richiedere i fringe benefit

Secondo alcune stime saranno tra i 2 e i 2,5 milioni i lavoratori dipendenti che potranno beneficiare del cosiddetto bonus 3.000 euro sulle bollette di gas, luce e acqua, cioè i fringe benefit. Ma di cosa si tratta esattamente, a chi spetta il bonus e come si fa per richiederlo?

Potranno accedere all’agevolazione, che di fatto mira a ridurre l’impatto degli aumenti delle bollette che pesano sulle spalle delle famiglie italiane, circa 2 milioni di lavoratori dipendenti. Quanto all’entità del beneficio, molto dipende dal datore di lavoro, compreso il reale importo del bonus, che comunque non sarà necessariamente di 3.000 euro.

Nonostante quest’agevolazione sia stata ribattezzata “bonus 3.000 euro”, l’importo che di fatto spetta al beneficiario non sarà necessariamente questo. Quella dei 3.000 euro è invece la soglia entro la quale i benefit concessi dal datore di lavoro al proprio dipendente saranno completamente esentasse.

La Ragioneria di Stato aveva calcolato, quando il tetto esentasse dei benefit accessori era stato spostato da 258 a 600 euro, che circa il 17% dei lavoratori avrebbe potuto beneficiare dell’agevolazione contro il caro bollette. In tutto secondo la Ragioneria di Stato si tratterebbe di circa 3 milioni di lavoratori, cifra che nel calcolo svolto dagli analisti si riduce invece a 2 milioni.

Quali sono i vantaggi derivanti dai fringe benefit

Vi sono degli evidenti vantaggi legati ai fringe benefit che le aziende riconoscono ai propri lavoratori, e sono sia a favore dei lavoratori che delle aziende.

Prima di tutto i fringe benefit – il cosiddetto bonus 3.000 euro per capirci – sono esentasse fino a 3 mila euro appunto. Ciò vuol dire che il lavoratore, se resta entro quella soglia, non ha alcuna tassazione ai fini Irpef.

Per il datore del lavoro invece il vantaggio è legato al fatto che gli importi erogati al lavoratore sono del tutto deducibili dal reddito d’impresa. Il governo ha stabilito che il fringe benefit deve essere considerato in aggiunta alla retribuzione già concordata prevista dal contratto di lavoro, e in questo modo non può accadere ad esempio che il datore di lavoro trasformi parte del salario previsto in benefici accessori.

Una simulazione dell’Ipsoa ha evidenziato che se l’azienda elargisce 3.000 euro di fringe benefit, ciò si traduce in un risparmio di 902,50 euro per il lavoratore, mentre per il datore di lavoro il risparmio sarà di 1.035 euro.

Come fare per avere il rimborso delle bollette con il bonus 3.000 euro

Una circolare dell’Agenzia delle Entrate ha specificato che le utenze da rimborsare devono essere quelle di immobili la cui destinazione sia uso abitativo, che siano posseduti o detenuti, sulla base di titolo idoneo, dal dipendente, dal coniuge del dipendente, o dai suoi familiari.

Il fatto che vi abbiano stabilito la residenza o il domicilio oppure no è del tutto irrilevante ai fini del riconoscimento dei fringe benefit, quello che conta è che ne sostengano effettivamente le spese per le utenze domestiche.

Sono quindi coperti dal bonus 3.000 euro le bollette che paghiamo a casa nostra o che i nostri familiari pagano, quindi parliamo delle bollette a carico di eventuali figli, genitori, fratelli germani o unilaterali, sempre che siano relative alla stessa abitazione, quella in cui vive anche il lavoratore cui spettano i fringe benefit.

Il datore di lavoro, ai fini del rimborso delle spese per le bollette di acqua, luce e gas, dovrà acquisire dal dipendente, e conservare per eventuali controlli, tutta la documentazione relativa ai pagamenti effettuati che giustificano la soma spesa, entro il tetto dei 3.000 euro.

L’Agenzia delle Entrate ha inoltre chiarito che in alternativa il datore di lavoro ha la possibilità di acquisire una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, e in tutti i casi il lavoratore è tenuto a conservare tutta la documentazione relativa ai pagamenti delle bollette dell’anno 2022, cui sono riferiti i fringe benefit.

Vale la pena evidenziare anche un aspetto non proprio positivo del meccanismo sulla base del quale vengono erogati questi fringe benefit. Infatti dal momento che è il datore di lavoro a decidere chi può usufruire di questo cosiddetto bonus 3.000 euro sulle bollette, ed entro quali limiti, può capitare che alcuni dipendenti ne potranno beneficiare, altri meno, ed altri affatto.

Per quanto riguarda i fringe benefit ricordiamo anche che vale solo per le realtà imprenditoriali private, sono invece escluse le pubbliche amministrazioni. Potranno beneficiarne solo i dipendenti delle aziende private, siano essi titolari di un contratto a tempo determinato o indeterminato. Quindi non potranno beneficiare del bonus 3.000 euro i consulenti o i collaboratori dell’azienda.

Quanto agli importi, questi varieranno da azienda ad azienda ed è a discrezione del titolare. Le somme riconosciute, sia a copertura degli importi spesi per le bollette, che per il pagamento di qualsiasi forma di welfare aziendale, non si paga alcuna imposta in quanto non sono considerate come imponibile, pertanto le imprese possono dedurre i fringe benefit erogati dal proprio reddito.

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