Superbonus 110%, governo valuta proroga fino al 31 dicembre per presentare la Cila

La scadenza per poter richiedere l’accesso al Superbonus 110% è già stata superata la scorsa settimana, ma nelle ultime ore si stanno moltiplicando le pressioni sul governo per concedere una ulteriore proroga che dia tempo ancora fino al 31 dicembre 2022.

Di nodi da sciogliere sulla Legge di Bilancio 2023 ce ne sono ancora un bel po’, ma al tempo stesso cresce l’esigenza di accorciare i tempi il più possibile, in modo tale da riuscire a garantire un adeguato esame parlamentare al testo approvato dal Consiglio dei ministri.

Sono previste per questa settimana le audizioni (quella del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è fissata a venerdì), e intanto si fanno sempre più pressanti le richieste di una proroga dei termini per la richiesta del superbonus, con la data del 25 novembre come termine ultimo per presentare la Cila.

I siti web delle amministrazioni locali, che dovevano raccogliere nei giorni scorsi le ultime richieste per l’accesso al superbonus, sono andati in tilt per la mole di utenti collegati, e non sono pochi gli amministratori di condominio e i professionisti che lamentano di non essere riusciti a caricare la documentazione e presentare domanda entro i termini proprio perché i siti erano ingolfati.

Non aver presentato la Cila entro i termini significa per i condomini dover rinunciare al Superbonus nella formula al 110%, ed ecco che si moltiplicano quindi gli appelli affinché sia concessa una proroga che porti la scadenza almeno fino alla fine dell’anno.

Ci sono tra l’altro diverse forze politiche che sostengono il governo di Giorgia Meloni, a cominciare da Forza Italia, che sarebbero favorevoli ad una proroga della scadenza, cosa che infatti chiedevano già da settimane. Ed ora sembra che l’esecutivo stia effettivamente prendendo in esame questa possibilità.

La fine del Superbonus 110% nel decreto Aiuti quater

È stato il decreto Aiuti quater ad anticipare la fine della detrazione al 110% al 1° gennaio 2023 invece che al 2024. La detrazione a partire dal prossimo anno passerà infatti al 90%, e la data fissata come termine ultimo per il via ai lavori ammessi per l’accesso alla detrazione nella sua forma originale è quella del 25 novembre.

Per chi era interessato all’agevolazione si è trattato di una vera e propria corsa contro il tempo, con due settimane soltanto per deliberare i lavori da realizzare, preparare la documentazione necessaria e caricarla sui siti web dei rispettivi Comuni, siti web che, come detto, erano spesso sovraccarichi e non sempre era possibile completare le operazioni di upload.

Alcune amministrazioni comunali infatti hanno deciso di accettare anche le documentazioni inviate a mezzo posta elettronica certificata (PEC). Ma per chi non ha fatto in tempo di fatto salta la detrazione al 110%, e dovrà accontentarsi del 90%.

Per l’esattezza si potrà beneficiare ancora della detrazione al 110% per la parte di opere realizzate fino alla fine del 2022, mentre per quelle successive l’aliquota sarà del 90%.

A partire dal 1° gennaio inoltre cambiano le regole ed avranno diritto all’agevolazione solo i condomini, oppure i proprietari di villette ma solo se hanno un Isee che non supera i 15 mila euro, con il calcolo che viene fatto attraverso il quoziente familiare.

Grazie al taglio al Superbonus il governo di Giorgia Meloni conta di risparmiare circa 4,5 miliardi di euro, come riportato nella relazione tecnica che accompagna il decreto Aiuti quater che si sta discutendo proprio in questi giorni al Senato.

Nel calcolo si tiene conto dell’ipotesi che ci sarà una riduzione del 20% dei lavori condominiali determinata proprio dal calo dell’incentivo. Nell’ultimo decreto Aiuti comunque vi è anche una proroga dei tempi per accedere al bonus al 110% per le villette e le abitazioni unifamiliari.

Infatti per chi ha effettuato almeno il 30% dei lavori entro il 30 settembre 2022 l’agevolazione resta al 110% invece che fino al 31 dicembre di quest’anno, fino al 31 marzo del 2023, e questo intervento da solo costerà circa 270,3 milioni di euro.

Legge di Bilancio 2023: 2,6 miliardi di coperture dagli extra-profitti delle imprese energetiche

La questione delle coperture è una di quelle che il governo Meloni deve ancora affrontare, anche se in parte il problema dovrebbe essere stato già risolto.

Nella tabella inserita nel Documento programmatico di bilancio troviamo 6 miliardi di euro che dovrebbero arrivare da “altre entrate”, ma ulteriori dettagli non sono presenti. Una pare di queste risorse dovrebbe arrivare dal nuovo prelievo sugli extra-profitti delle imprese energetiche, per 2,6 miliardi complessivi nel 2023.

Sembra che nel testo definitivo della Legge di Bilancio 2023 non troverà spazio invece l’idea, ventilata dal viceministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo, di prevedere insieme il ridisegno del tributo voluto dal governo di Mario Draghi, che non piace alle imprese, e la definizione di una nuova imposta.

Per il prossimo anno dovrebbe fare la sua comparsa il “contributo di solidarietà temporaneo”, che sulla base delle indicazioni contenute nel Regolamento Ue andrà a colpire gli utili effettivi e non più gli importi delle liquidazioni periodiche Iva.

In particolare, stando a quanto riportato oggi da Il Messaggero, “l’aliquota del 50 per cento si applicherà sulla quota di reddito Ires che eccede per almeno il 10 per cento la media dei redditi 2018-2021″.

In tutti i casi l’importo del contributo straordinario non potrà eccedere una quota del 25 per cento del valore del patrimonio netto nel 2021. La norma prevede che il versamento debba essere completato entro il 30 giugno, e che il contributo sia dovuto dalle imprese che producono energia elettrica o gas metano, estraggono gas naturale, dai rivenditori di energia elettrica e gas, e dalle aziende che esercitano l’attività di produzione, distribuzione e commercio di prodotti petroliferi, nonché dagli importatori.

Sono invece “escluse le piattaforme di scambio e le piccole imprese che esercitano l’attività di commercio al dettaglio di carburante per autorizzazione” spiega ancora Il Messaggero.

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