Indice dollaro Usa in ribasso nonostante certezza aumento tassi FED. Si può investire sul Dollar Index?

Per i traders quella appena iniziata è una settimana decisiva. Tra i vari market mover in programma nell’ultima di Ottava di luglio, infatti, c’è anche la decisione di politica monetaria della FED. Il braccio operativo della Federal Reserve, il cosiddetto Fomc, concluderà il vertice di due giorni mercoledì.

Come abbiamo avuto modo di mettere in evidenza in un articolo incentrato sulle previsioni, le attese del mercato sono per un aumento di 75 punti base dei tassi di interesse anche se ci sono analisti secondo i quali, alla fine, la Federal Reserve potrebbe decidere per un incremento del costo del denaro dell’1 per cento.

Una scelta estrema, resa inevitabile dal fatto che la corsa dell’inflazione negli Stati Uniti continua ad essere inarrestabile.

In questo articolo, cercheremo di capire come il mercato del forex si sta preparando all’aumento dei tassi FED. A differenza di tante altre occasioni in cui abbiamo focalizzato la nostra attenzione solo sul cambio Euro Dollaro (a proposito oggi il cross evidenzia un ribasso dello 0,26 per cento attestandosi sotto quota 1,02), in questa circostanza rivolgeremo la nostra analisi all’indice del dollaro Usa. La domanda che ci poniamo in questo post è semplicemente una: come si sta preparando il Dollaro al previsto aumento dei tassi FED (almeno 75 punti base)?

Come si può vedere dal grafico in alto, l’indice del Dollaro Usa (paniere che replica l’andamento del biglietto verde contro un un gruppo formato dalle sei principali valute) registra una leggera flessione. Diciamo che quella in atto non è proprio la situazione che ci si aspetterebbe in vista dell’aumento dei tassi da parte della FED.

Più nel dettaglio, il cambio USD/JPY segna una flessione dello 0,13 per cento a 136,49; il cross AUD/USD è invece in aumento dello 0,06 per cento a 0,6957 mentre la coppia NZD/USD è alle prese con un ribasso dello 0,02 per cento a 0,6263. Da evidenziare che l’IPC australiano ha registrato una progressione del 6,3 per cento su base annua. Si tratta di una variazione molto significativa essendo la maggiore degli ultimi 30 anni. Per quello che riguarda le altre coppie il USD/CNY segna una progressione frazionale dello 0,03 per cento a 6,7529 mentre il cross GBP/USD mette in evidenza un movimento più consistente essendo in salita dello 0,18 per cento a 1,2063.

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Perchè l’Euro non si rafforza sul Dollaro?

La scorsa settimana la BCE ha deciso il primo aumento dei tassi di riferimento. La decisione era attesa anche se in pochi avevano ipotizzato un aumento di 50 punti base del costo del denaro (le stime della vigilia, infatti, erano per un rialzo più contenuto). Oltre ad aver alzato i tassi, la BCE ha anche fornito indicazioni precise sullo scudo anti-spread.

Tutto molto bello e interessante (soprattutto se si considera che l’ultimo rialzo dei tassi da parte dell’EuroTower avvenne oltre 11 anni fa) ma perchè, nonostante questa mossa la Moneta Unica non si è rafforzata sul Biglietto Verde? Secondo molti analisti, l’Euro, dopo l’aumento dei tassi BCE, è riuscito a raggiungere il solo obiettivo possibile nella sfida con il Dollaro: ridurre la corsa della valuta americana. Nessun rafforzamento da parte della Moneta Unica era previsto e infatti nessun rafforzamento c’è stato.

Il problema, hanno commentato questi esperti, è che l’Europa è alle prese con la gravissima crisi energetica e finchè questo nodo non sarà risolto, sarà inutile attenersi una rinascita dell’Euro. Alla luce di tale consapevolezza resta più probabile il ritorno di Eur/Usd alla parità piuttosto che un rialzo del cross.

Tali movimenti, comunque, possono essere sempre sfruttati per fare CFD Trading su Eur/Usd. Scegliendo il broker eToro (qui il sito ufficiale) avrai accesso alla più vasta selezione di strumenti di investimento. E in più la demo per fare pratica è gratuita.

La verità che all’Euro, per contrastare in modo efficacie l’inflazione, servirebbe un aumento dei tassi molto più deciso. La BCE, però, è consapevole che incrementando il costo del denaro più rapidamente, spalancherebbe le porte ad una recessione più profonda di quanto già previsto.

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