USA: curva dei rendimenti piatta, la Fed alzerà i tassi di interesse

Sembra una rotta predefinita quella che sta seguendo la Fed, facile da prevedere, senza alcun cambio di manovra in vista. Nella riunione fissata per oggi dovrebbe stabilire un nuovo aumento dei tassi di interesse ufficiali, o almeno questo è quanto si aspettano gli investitori, cosa che dovrebbe ripetersi poi a dicembre.

Una stretta che dovrebbe andare avanti anche nel 2019, con un quadro macroeconomico che apparentemente giustifica questa manovra nonostante una curva degli investimenti ormai completamente piatta.

La normalizzazione dei tassi

Esauriti i quantitative easing cala il bilancio, ed i tassi sui Federal Funds l’anno prossimo potranno raggiungere il livello “di lungo periodo” di equilibrio al 2,75%. Il costo del credito per il mese corrente salirà dall’1,75%-2% al 2%-2,25%, mentre per il mese di dicembre è previsto un 2,25%-2,50%.

La politica monetaria della Federal Reserve dell’anno prossimo sarà quindi una politica restrittiva, e si chiude definitivamente una fase di politica monetaria espansiva che è durata per un periodo di tempo piuttosto lungo.

Un’economia ancora in crescita

I dati mostrano ancora una crescita economica, che sembrerebbe però spinta da fattori del tutto temporanei, come ad esempio il taglio delle imposte, e gli acquisti degli importatori stranieri che corrono ai ripari in vista dei dazi imposti in seguito alle tariffe dalla politica di Trump.

Una crescita che, quali che ne siano le cause, si mostra solida. Nel primo trimestre aveva segnato un +2,2% annualizzato (+0,6% trimestrale) passando al +4,2% annualizzato nel secondo trimestre (+1,05% trimestrale). Il nowcasting della Fed di Atlanta, ritenuto il più affidabile, punta ad un 4,4% (1,1% trimestrale), mentre la previsione a basso periodo della Fed di New York è molto più contenuta: +2,24% annualizzato (+0,6% trimestrale).

USA: inflazione al 2%

L’inflazione USA tocca il 2%, apparentemente raggiungendo il livello a lungo desiderato. Diventerà però sempre più difficile in futuro leggere i dati sull’inflazione per via della politica estera di Trump. I dazi introdotti potrebbero sostenere i prezzi all’importazione, ma non sarebbe una reazione legata alla domanda, bensì un fattore politico a determinare appunto tale incremento dei prezzi.

Bassa disoccupazione e crescita dei prezzi, accelerano le retribuzioni

Non si possono fare grandi proiezioni per il futuro analizzando la curva di Phillips, la cui forma è soggetta a rapide variazioni, ma volendo semplificarne la lettura fatta dagli analisti, potremmo dire che ci sono vari elementi che lasciano intuire un’accelerazione dei prezzi.

Il ritmo di crescita dei prezzi comunque sembrerebbe al momento del tutto sostenibile, sia per via della bassa disoccupazione che per l’incremento delle retribuzioni orarie medie. Una parte dei maggiori incrementi quindi sarà inevitabilmente scaricata sui prezzi dei prodotti.

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