L’economia italiana appare sempre pià bloccata e caratterizzata da un calo degli investimenti futuri in un contesto di sofferenza per l’industria che non viene compensato dalla leggera ripresa del settore servizi. E’ questo il senso di un report redatto dal Cento Studio di Confindustria. L’analisi dell’associazione degli industriali ha praticamente risposto, in modo completo, alla domanda: come va l’economia italiana? Ovviamente l’analisi sullo stato di salute dell’economia è stata effettuata sulla base di una camparazione con quelle che sono invece le indicazioni che arrivano dagli altri paesi.
Economia italiana VS economia mondiale in pillole
Nel corso del terzo trimestre, il PIL italiano ha confermato i segnali di profonda debolezza che erano già emersi nel precedente periodo. Nel complesso, afferma il Centro Studi di Confindustria, il peso dei dati negativi, oramai consolidati, sovrasta quello delle indicazioni positive. In particolare l’industria italiana continua ad essere debole mentre la sia pur presente crescita dei servizi non sembra essere in grado di compensare il calo del secondario.
L’Italia è bloccata perchè la sua industria ha segnato una nuova flessione nei mesi estivi. L’indice PMI (Purchasing Managers’ Index) ha registrato un calo dell’attività durante tutta l’estate. Dinamica poco incoraggiante anche per la produzione che a luglio ha registrato un calo dello 0,3 per cento mentre ad agosto dovrebbe crescere un pò ma più per ragioni strutturali. Il settore servizi, invece, ha segnato un leggero recupero dopo che l’indice PMI di luglio è salito fino a 51,7 punti. Per i servizi, quindi, si conferma la dimamica positiva già emersa nel secondo trimestre.
Se l’industria italiana piange, non va certamente meglio agli investimenti. Il report di Confindustria ha rilevato come gli investimenti attesi siano in calo. Nel terzo trimetre 2019 gli ordini interni dei produttori di beni strumentali sono scesi su livelli molto bassi mentre la fiducia delle imprese manifatturiere ha registrato un nuovo calo, precipitando ai livelli del 2015. Tutti questi sono ovviamente segnali di allarme per l’econoomia italiana.
Le uniche note positive per il Bel Paese, arrivano dai consumi. Il report di Confindustria ha evidenziato come, dopo un secondo trimestre a crescita zero, per i consumi lo scenario sembra essere in miglioramento. Pur restando su bassi valori, gli ordini interni dei produttori di beni di consumo hanno segnato un recupero ad agosto. La fiducia delle famiglie si è confermata su buoni livelli mentre l’aumento dell’occupazione registrato ad agosto rappresenta un sostegno per la dinamica reddituale.
Fino a giugno le esportazioni italiane sono state trainate dai mercati extra-UE mentre una dinamica negativa ha caratterizzato l’export nei mercati UE a partire dalla Germania. Fino al mese di giugno le vendite estere sono state spinte solo dai beni di consumo, mentre i ben intermedi soffrono. Per il Centro Studi di Confindustria le prospettive di breve termine sono negative essendo gli ordini manifatturieri calati in misura marcata nei mesi estivi.
In generale sull’export italiano impatta in modo negativo il calo del commercio globale, sceso dello 0,7 per cento nel secondo trimestre. La contrazione, stando alle previsioni, non potrà che proseguire nei prossimi mesi.
La grande locomotiva dall’area Euro, la Germania, è in crescente difficoltà. Per l’economia tedesca, dopo il calo del PIL del secondo trimestre, si prospetta un terzo trimestre debole. Il PMI manifatturiero della Germania ad agosto si è fermato al 43,5 mentre la crescita dei servizi resta il solo baluardo per dare sostegno all’attività composita.
Insomma l’Eurozona è priva del punto di riferimento tedesco. Se a ciò si aggiunge l’incertezza creata dalla Brexit, non si può che essere preoccupati per le previsioni sul possibile andamento dell’economia italiana.
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