Debito pubblico italiano: il lockdown costerà caro e l’Italia uscirà devastata

Quali saranno gli effetti del lockdown imposto dall’emergenza coronavirus sull’economia italiane e sulle finanze pubbliche? Sono mesi che analisti e centri studi si pongono queste domande alle quali non è comunque facile dare una risposta vista l’eccezionalità della situazione in atto. Se ad aprile, in pieno lockdown, non era possibile fare delle stime precise sull’impatto del blocco dell’economia, adesso, il progressivo ritorno alla normalità, consente di aver a disposizione proiezioni più precise. Purtroppo le stime sugli effetti di emergenza sanitaria e lockdown sono molto pesanti sia in relazione all’economia reale che con riferimento al debito pubblico italiano.

Secondo le proiezioni di Bloomberg ogni settimana di lockdown è costata (e costa) tra lo 0,8% e l’1,5% del Pil. E’ alla luce di questo dato che Matteo Germano, Head of Multi-Asset e Cio Italy, Sergio Bertoncini, Head of Rates and FX Research, Cosimo Marasciulo, Deputy Head of Euro Fixed Income e Annalisa Usardi, Senior Economist di Amundi Asset Management, prospettano una contrazione del Pil italiano nel range tra il 5 e il 7 per cento sul 2020, al di sopra del consenso di Bloomberg che punta su un -8% e delle stime del Fmi che invece prospetatno una contrazione del 9,1%. A prescindere da quale view si voglia adottare quello che è chiaro è che l’economia italiana uiscirà con le ossa rotte dal lockdown. Ovviamente a pesare è anche lo stato di partenza visto che da anni la crescita nazionale era si livelli sottolissimi. 

Nessuno si fa illusioni si quello che sta accadendo e che accadrà nei prossimi mesi all’economia. Le stesse stime del governo sono molto negative. L’esecutivo si attende un crollo profondo del Pil dell’Italia nel primo e secondo trimestre (-5,5% per i primi tre mesi e addirittura -10,5% nel secondo) e un rimbalzo del 9,6% e del 3,8% nel terzo e quarto trimestre. Per l’esecutivo, quindi, ad prima parte dell’anno disastrosa, farà poi seguito una seconda parte decisamente migliore. A conti fatti, il 2020 dovrebbe chiudersi comunque con un Pil in calo dell’8%. Nel 2021, poi, il Prodotto Interno Lordo dovrebbe crescere del 4,7%.

Debito pubblico italiano e coronavirus: effetti lockdown

Oltre alla crescita risicata, l’altro punto debole del sistema Italia è sempre stato un debito pubblico altissimo e a tratti fuori controllo. Cosa succederà alle finanze pubbliche a seguito del massiccio intrervento dello Stato per ridare slancio all’economia? Tutta la campagna di bonus e aiuti è a deficit e è quindi logico che per l’Italia ci sarà un problema fiscale nei prossimi mesi. Secondo gli analisti di Amundi la partita sarà tutta sull’andamento dell’economia nel secondo e terzo trimestre. 

Ad esempio (si parla ovviemente di proiezioni), una contrazione del Pil più forte sul secondo trimestre o di ripresa più lenta nel terzo (che porterebbe a -15% il Pil sul 2020) creerebbe un deficit del 15,2% e un
debito di oltre il 172% e di conseguenza nuova emissione di debito oltre i 230 miliardi.

Questo scenario porterebbe la capacità di assorbimento della Bce a circa il 75% delle nuove emissioni. Nello scenario attuale, che fa riferimento alle stime del governo, la Bce assorbirebbe invece tutte le emissioni (il 100%).

Quanto deficit sarà prodotto dai bonus all’economia?

Secondo l’esecutivo, le misure introdotte per cercare di rilanciare l’economia stremata dal lockdown avranno come effetto un deficit del 10,4 per cento nel 2020. Tale deficit genererà un disavanzo primario del 6,8% e quindi un rapporto debito/Pil Italia al 155.7%. Ma se ci dovesse essere una contrazione più forte del Pil allora ecco che il deficit 2020 andrebbe rivisto al rialzo al 13% con un disavanzo primario superiore al 9%. 

In questo scenario il debito supererà il 164% del Pil, ossia sarà 20 punti maggiore rispetto al dato del 2019. 

Morale del report di Amundi: comunque saranno necessari orizzonti decennali per vedere il debito italiano ai livelli pre-crisi soprattutto se non ci dovesse essere uno stimolo significativo alla crescita, all’inflazione o al risparmio via avanzo primario consistente e prolungato (scenario possibile solo con aumento di entrate o riduzione di spese.

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