Nel Regno Unito l’inflazione è cresciuta in maniera inattesa nel mese di febbraio, con il continuo aumento dei costi dei generi alimentari e dell’energia che ha messo sotto pressione le famiglie.
Di fatti, l’indice dei prezzi al consumo (CPI) è aumentato del 10,4% su base annua, al di sopra del 9,9% previsto dal consenso degli economisti in un sondaggio Refinitiv e in aumento rispetto al 10,1% di gennaio. Su base mensile, l’inflazione CPI è stata dell’1,1%, superando le previsioni dello 0,6%.
“I maggiori contributi al rialzo della variazione mensile dei tassi CPIH e CPI sono venuti da ristoranti e caffè, prodotti alimentari e abbigliamento, parzialmente compensati da contributi al ribasso da parte di beni e servizi ricreativi e culturali (in particolare supporti di registrazione) e carburanti per autoveicoli“, ha dichiarato l’Istituto nazionale di statistica britannico.
L’aumento a sorpresa di febbraio ha segnato un’interruzione di tre mesi consecutivi di rallentamento dell’aumento dei prezzi dopo il massimo di 41 anni dell’11,1% raggiunto a ottobre.
È evidente come il dato rappresenti oggi un ulteriore problema per la Banca d’Inghilterra, che ha aumentato i tassi di interesse in modo aggressivo nel tentativo di contenere l’inflazione e annuncerà la sua ultima decisione di politica monetaria domani. Stando alla nuova lettura, è possibile che la Bank of England sia sostanzialmente costretta ad aumentare il tasso bancario oltre l’attuale livello del 4%.
Ciò premesso, ricordiamo anche che appena pochi giorni fa l’Office for Budget Responsibility aveva previsto che l’inflazione britannica sarebbe crollata al 2,9% entro la fine del 2023, con una previsione forse troppo ambiziosa…
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