Lo shock determinato dalla pandemia da Covid-19 è destinato a perdurare per diverso tempo, sfociando in una recessione globale. Tuttavia, smaltito lo smarrimento di questo grave evento (che, per intenderci, ci accompagnerà ben oltre il 2020), i gestori si stanno domandando in che modo tramutare gli aspetti negativi in opportunità positive, all’interno dei principali mercati mondiali.

A occuparsi di ciò è stato anche Archibald Ciganer, gestore del fondo T. Rowe Price Funds SICAV – Japanese Equity, di T. Rowe Price, secondo cui il Giappone potrebbe essere un potenziale beneficiario di alcune delle conseguenze indirette del coronavirus. Ma quali?

I cambiamenti indotti dal Covid-19

Il gestore inizia rammentando come la pandemia da coronavirus stia cambiando radicalmente il Paese, con conseguenze che non potranno che riguardare anche il lungo termine. I vincoli imposti dal lockdown hanno infatti fatto emergere alcune delle inefficienze delle società giapponesi, costringendole – di fatti – verso nuove modalità di lavoro flessibili e nuove tecnologie. Si pensi, tra i vari segmenti, all’implementazione di soluzioni di call center basate sull’intelligenza artificiale (AI), o ancora all’uso di piattaforme di videoconferenza per rimanere in contatto con i lavoratori rimasti isolati al proprio domicilio.

Certo, tutto ciò potrebbe apparire “strano” in relazione al Giappone, un Paese noto in tutto il mondo per la sua eccellenza nella tecnologia e nell’innovazione.

Tuttavia, al di là delle punte di eccellenza, non tutti sanno che molte aziende giapponesi continuano a utilizzare tecnologie obsolete, e che la classe di lavoratori più anziana è molto restia a usare gli strumenti più moderni che consentono un migliore smart working. In aggiunta a ciò, in Giappone come nel resto del mondo, esistono difficoltà di natura legale, come ad esempio l’esigenza di timbrare fisicamente molti documenti aziendali.

Cresce il ricorso allo smart working

In tale ambito è cresciuto in modo prepotente il ricorso a soluzioni di smart working, con il governo che ha invitato le aziende a ridurre dell’80% il numero di persone negli uffici per arginare la diffusione del coronavirus. Tutto ciò ha “aperto un nuovo mondo” per molti lavoratori giapponesi, che fino a quel momento erano abituati a grandi sacrifici (ad esempio, lunghi spostamenti quotidiani) per arrivare in ufficio. Questo indotto benessere potrebbe essere un beneficio al quale difficilmente si vorrà rinunciare dopo il lockdown.

Il cambiamento della cultura

È anche interessante notare come il coronavirus abbia di fatto accelerato un profondo cambiamento culturale.

Fino ad oggi, infatti, in Giappone l’orario prolungato di lavoro e gli straordinari sono stati considerati come fondamentali per fare carriera. Tuttavia, man mano che i lavoratori più anziani stanno lasciando il posto alle nuove generazioni, la cultura del lavoro giapponese sta progressivamente cambiando in favore di nuove modalità flessibili e del lavoro a distanza, che rende i lavoratori più felici e, dunque, anche più produttivi.

Investire in Giappone

Si giunge così a qualche considerazione di carattere più puramente finanziario, con il gestore che ben rammenta come negli ultimi 10 anni, resilienza e costanza siano state le caratteristiche distintive del mercato azionario giapponese.

“Queste qualità, e la grande scorta di liquidità delle società nipponiche, dovrebbero assicurare un ‘soft landing’ al Giappone nel breve termine e favorire un potenziale successivo recupero. Guardando invece al lungo termine, la pandemia da coronavirus ha sicuramente messo in luce alcune carenze del Giappone” – afferma ancora l’esperto di T. Rowe Price.

Tuttavia, l’adattamento delle aziende giapponesi a nuove modalità di lavoro e tecnologie è un segnale che non può essere sottovalutato, ed è considerabile tendenzialmente come molto positivo. Un cambiamento che sta avvenendo in maniera rapida, e che potrebbe essere molto importante per le prospettive del Paese.

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