La crisi immobiliare cinese è peggiore di quella del 2008

Stando alle nuove stime di S&P Global Ratings, le vendite di immobili in Cina sono destinate a crollare nel 2022 più di quanto non abbiano fatto durante la crisi finanziaria del 2008.

Secondo l’analisi, infatti, le vendite di immobili a livello nazionale diminuiranno di circa il 30% quest’anno, ben due volte peggio di quanto previsto in precedenza e oltre il calo del 20% della crisi del 2008.

La società ricorda come dalla fine di giugno i dati non ufficiali mostrino un rapido aumento degli acquirenti di case che si rifiutano di pagare il mutuo in diverse centinaia di progetti non completati, temendo che gli sviluppatori non riusciranno a terminare la costruzione degli appartamenti.

Ricordiamo infatti che la maggior parte delle case in Cina viene venduta prima del completamento, generando un’importante fonte di flusso di cassa per gli sviluppatori. Negli ultimi due anni, le imprese hanno faticato a ottenere finanziamenti tradizionali, considerato che Pechino ha dato un giro di vite alla loro forte dipendenza dal debito per la crescita.

Questa sorta di “sciopero dei mutui” sta danneggiando la fiducia del mercato, ritardando la ripresa del settore immobiliare cinese al prossimo anno. Con il calo delle vendite di immobili, è peraltro probabile che un numero maggiore di costruttori si trovi in difficoltà finanziarie, alimentando un pericoloso circolo che potrebbe alimentare una bolla da scongiurare. C’è inoltre il serio rischio di disordini sociali – ricorda la società – se gli acquirenti di case non riceveranno gli appartamenti per i quali hanno pagato.

Se a sua volta si verificasse un forte calo dei prezzi delle case determinato dalla crisi di settore, ciò potrebbe minacciare la complessiva stabilità finanziaria del Paese. Proprio per questo è importante – conclude la società – mettere in campo rapidamente dei fondi di sostegno per far fronte all’erosione della fiducia.

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