
Safe haven ancora supportate dalla crescente avversione al rischio nel mondo.
Anche in apertura di questa settimana i mercati valutari sembrano essere contraddistinti da una discreta avversione al rischio, con predominanza di flussi cautelativi, che spingono al rialzo le quotazioni di franco svizzero e yen, rappresentative delle “eccellenze” del panorama delle valute safe haven (e, di contro, la crescente avversione sta penalizzando le divise emergenti).

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In particolare, sul franco svizzero qualche disturbo alla tendenza di rafforzamento è comunque giunto dai dati sulle riserve valutarie, che sono dati in netto calo nel corso mese di gennaio. Nei prossimi giorni, a condizionare il Forex, più che i dati economici conterà presumibilmente l’appetito per il rischio, e quindi l’andamento degli indici azionari.
Proprio in tal senso, sul cambio principale euro / dollaro gli analisti ritengono come un debole andamento degli indici azionari potrebbe anche spingere temporaneamente il cambio sotto quota 1,22. Rispetto a una settimana prima, il dollaro ha comunque rialzato parzialmente la testa, recuperando l’1,7%, ma rimanendo comunque del 2% più debole rispetto a un mese fa.
In debolezza relativa anche la sterlina, con la valuta britannica che ha ceduto l’1,3% in una settimana contro euro, erodendo tutti i guadagni delle settimane precedenti. La “colpa” potrebbe essere ascritta anche alla Bank of England, che ha continuato a mostrare un atteggiamento più adattativo che preventivo, inseguendo attese di rialzo dei tassi che restano più aggressive della forward guidance. Inoltre, il governo May continua a vivere una condizione di evidente difficoltà nei negoziati su Brexit, stretta fra la posizione intransigente dei negoziatori UE, e un fronte interno diviso ma in parte deluso per le concessioni fatte all’UE. A questo quadro si aggiunga anche la pubblicazione di alcuni dati economici non soddisfacenti: quelli di dati di produzione industriale sono stati più deboli delle attese.
Tra le altre principali valute, dollaro canadese ancora sotto pressione a causa del calo delle quotazioni petrolifere e delle dichiarazioni del primo ministro Trudeau sui negoziati per la revisione del NAFTA: per il premier canadese, meglio non avere alcun accordo che un cattivo trattato…