Investimenti obbligazionari: l’importanza di essere locali (analisi di T. Rowe Price)

Una conoscenza approfondita può fare la differenza quando si investe nei mercati del debito locale, soprattutto nei Paesi più piccoli e meno sviluppati. Dedicare del tempo per conoscere a fondo le dinamiche economiche e politiche di un Paese può generare opportunità di investimento interessanti, che altri potrebbero perdere non avendo le risorse necessarie ad analizzare adeguatamente il mercato. Sono queste le idee di Ken Orchard, co gestore del fondo T. Rowe Pirce Diversified Income Bond, T. Rowe price. L’esperto ha dedicato un report tutto incentrato sull’analisi dei titoli di stato. Si tratta di uno studio che è rivolto a quegli investitori che sono soliti puntare sui titoli di stato. Se quindi hai dei bond in portafoglio ti consiglio di leggere l’analisi di Ken Orchard.

L’analista, anzitutto, ha ricordato che dal 2014 la sua società ha “una posizione lunga sui titoli di Stato della Serbia, uno dei tanti Paesi dell’Europa centrale ed orientale con un’economia piccola e ben diversificata, con una elevata correlazione al ciclo economico e monetario dell’Unione Europea“. Secondo l’esperto, inoltre, “alcuni di questi Paesi sono in fasi avanzate di sviluppo economico: Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia, per citare degli esempi, sono vicini ai livelli dei Paesi europei occidentali in quanto a reddito e inflazione e, di conseguenza, presentano titoli di Stato con rendimenti relativamente contenuti“.

Leggendo più avanti nel report, puoi trovare poi un riferimento concreto alle alternative di investimento. “Altri Paesi dell’area, tra cui appunto la Serbia – afferma Orchand – sono meno sviluppati e storicamente hanno avuto tassi di inflazione più elevati, anche se stanno gradualmente passando ad assetti istituzionali più vicini al modello dell’Europa occidentale. Quando abbiamo iniziato a comprare il debito della Serbia, nel 2014, le obbligazioni di breve termine rendevano attorno al 12%, significativamente di più di tutti gli altri Paesi dell’area. L’inflazione era da poco scesa rispetto ai livelli a doppia cifra visti in precedenza, ma i dubbi su quanto ciò fosse sostenibile nel tempo non permisero ai rendimenti di diminuire. Inoltre, ulteriori pressioni rialziste sugli yield arrivavano dai timori sull’ampio deficit di bilancio del Paese e dall’incertezza relativa all’impegno in materia di riforme”.

Dopo un’approfondita ricerca sul terreno e diversi incontri con membri del Governo serbo, il fondo ha ritenuto “che le prospettive per la crescita economica del Paese erano solide“. Sempre secondo l’esperto, “l’aggiustamento fiscale che era in corso alla fine avrebbe portato a un ribaltamento delle dinamiche negative del debito, a una riduzione delle necessità di finanziamento e al mantenimento dell’inflazione su livelli bassi. Dato tutto ciò, concludemmo che i rendimenti dei titoli di Stato erano troppo elevati, e decidemmo di investirvi“.

L’analista ricorda inoltre che non era “la prima volta che agivamo in tal modo. Nel 2012 investimmo nei titoli di Stato romeni. All’epoca, l’inflazione nel Paese era relativamente elevata e il debito scambiava su rendimenti alti (attorno al 6,5% per il decennale rispetto al 3,5% per la Polonia): la Romania stava ancora riprendendosi dagli effetti della crisi finanziaria globale del 2008-2009 e della crisi del debito sovrano dell’Eurozona del 2011. Tuttavia, per noi l’economia romena era, in effetti, in larga parte stabile e il gap inflativo era destinato a ridursi. Ciò avrebbe permesso alla Banca centrale di tagliare i tassi di interesse. Il debito del Paese perciò offriva una buona opportunità di investimento, che cogliemmo“.

Ma cosa è cambiato da allora ad oggi?Dall’epoca dei nostri investimenti in Romania e Serbia – conclude l’esperto – i rendimenti dei bond di entrambi i Paesi sono scesi considerevolmente e le due posizioni in portafoglio hanno generato ritorni molto forti. Abbiamo in gran parte chiuso la nostra posizione sulla Romania, ma siamo ancora investiti in Serbia, dove il decennale è ancora attraente su basi relative grazie a un rendimento del 5% rispetto a un’inflazione sotto il 2% sin qui nel 2018. Riteniamo che il rendimento serbo possa scendere di ancora 50-70 punti base, movimento che potrebbe richiedere un altro anno di tempo per avvenire”.

E quali sono quindi le opportunità per investire nell’obbligazionario? Ken Orchard,nel tirare le somme, afferma che “potrebbero esserci ulteriori opportunità. Alcune potrebbero riguardare Paesi con mercati obbligazionari di buone dimensioni, ma a rischio relativamente elevato, come il Kazakhistan e l’Ucraina. Altre opportunità potrebbero riscontrarsi in Paesi a più basso rischio e mercati obbligazionari più piccoli (e quindi più complessi per gli investimenti) come Georgia e Armenia. Monitoriamo con attenzione questi ed altri Paesi, con incontri regolari con i Governi, le Banche centrali, le organizzazioni internazionali e le imprese. Come le nostre posizioni in Romania e in Serbia hanno dimostrato, la profonda comprensione del mercato locale ha un valore incommensurabile quando si investe nei mercati obbligazionari di Paesi più piccoli e meno sviluppati“.

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