Mercati emergenti, previsioni positive secondo Western Asset (Legg Mason)

Le aspettative di una crescita economica sincronizzata? Si sono rapidamente spente nel corso del 2018, anno che è invece stato l’esercizio in cui la crescita globale è stata quanto mai desincronizzata.

E così, mentre da una parte (gli Stati Uniti), l’economia – influenzata dalle iniezioni di stimoli – si è rafforzata sempre di più, dall’altra parte (il resto del mondo, o quasi), a causa delle tensioni commerciali e di molteplici rischi politici in diversi Paesi, c’è stato un diffuso indebolimento.

Tale divergenza ha poi favorito il rinforzamento del dollaro, i tassi di interesse più alti negli USA e un aumento dei premi per il rischio nei prodotti a spread al di fuori degli USA, soprattutto nei mercati emergenti.

E per il futuro?

Previsioni 2019 mercati emergenti

In realtà, le cose stanno già cambiando. E già nel mese di ottobre, quando i timori di errori da parte della Fed, le tensioni commerciali, le preoccupazioni su Brexit e Italia, è apparso chiaro come i prodotti a spread USA stessero andando incontro a indebolimento. La crescita globale si è inoltre affievolita, aprendo scenari non sempre idilliaci per il futuro.

Stando a quanto afferma Western Asset (Legg Mason), nonostante tutto non solo molte cose potrebbero andare per il verso giusto, ma alcune lo stanno facendo già ora: sia sufficiente rammentare i fondamentali che sottostanno all’outlook economico, e il fatto che il restringimento delle condizioni monetarie, combinato con lo scemare degli effetti del taglio fiscale negli USA e con la reintroduzione di stimoli monetari e fiscali in Cina, potrebbe favorire l’attesa risincronizzazione della crescita globale.

Certo, non mancano, sul fronte internazionale, le necessarie riflessioni. La Fed si sta per esempio riscoprendo molto più prudente, e l’incremento dei tassi a dicembre è tornato in dubbio. Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina hanno indotto incertezza profonda nell’economia globale, e vi sono chiari dubbi sul fatto che le intese tiepide tra le due economie, raggiunte recentemente a Buenos Aires al G20, possano reggere le imminenti sfide. In Europa, la leggera frenata della crescita sembra invece essere ulteriormente pesata dai problemi che riguardano la manovra italiana e la Brexit.

In tutto ciò, una eventuale recessione globale causata dai fattori appena elencati (e non solo) sarebbe sicuramente negativa per i mercati emergenti. Ed è proprio per questo motivo che gli asset degli emergenti hanno recentemente sofferto così tanto. Tuttavia, per Western Asset (Legg Mason) proprio tali asset sarebbero tra i più sottovalutati e, dunque, tra quelli che potrebbero ben essere presi in considerazione dagli analisti.

Per l’analisi effettuata e diramata, infatti, “gli spread di rendimento tra il debito degli emergenti e quello dei mercati sviluppati sono vicini ai livelli del 2008 e del 2016. I livelli delle valute sono del 35% più bassi rispetto a soltanto cinque anni fa. Il differenziale tra rendimento reale dei mercati emergenti e quello dei mercati sviluppati ha raggiunto il livello più alto da 15 anni a questa parte. La nostra view dunque è che questa asset class beneficerà più di ogni altra di qualsiasi attenuazione dei rischi globali”.

Dalla crisi finanziaria in poi, inoltre, il principio cardine dei policy maker è stato quello di supportare le necessità di una ripresa globale. “La falsa speranza di inizio anno per cui si riteneva che l’accomodamento monetario potesse essere ritirato in maniera ragionevolmente benigna è stato rimpiazzato dalla realtà: la stampella monetaria resta necessaria. In Europa e Giappone lo stimolo straordinario resta in corso” – ha poi aggiunto la nota, rammentando come la Cina abbia ora deciso di aumentarlo di nuovo.

E negli USA, tutto lascia presagire che questo atteggiamento attento nei confronti della gestione del rischio rimarrà la priorità in grado di influenzare ogni mossa di Powell (Fed).

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