Il 2019 sarà l’anno giusto per investire in Argentina?

Michael Hasenstab di Franklin Templeton, ha affermato che Argentina, Brasile e India sono tra le prime tre opportunità di investimento globale. E che se il neoeletto leader brasiliano Jair Bolsonaro e l’indiano Narendra Modi saranno probabilmente in grado di apportare dei miglioramenti rispetto ai loro predecessori, la guida politica potrebbe approdare a sviluppi ancora più importanti in Argentina, dove ci si aspetta che il presidente Mauricio Macri vinca le elezioni l’anno prossimo e continui a perseguire politiche volte a limitare l’inflazione, a contenere il deficit di bilancio, a stabilizzare la moneta e a stimolare la crescita economica.

“Macri rimane abbastanza popolare, considerando che il Paese sta entrando in recessione – ha detto Hasenstab in una recente intervista – Penso che questo dica molto. Le persone erano così esauste, frustrate e impoverite dal passato governo, che hanno ancora vogli di cambiare”.

L’ottimismo del gestore monetario verso alcuni degli anelli più deboli dei Paesi in via di sviluppo arriva in un anno in cui le azioni sono scivolate in un mercato fortemente bearish, ogni valuta dei mercati emergenti ha perso terreno contro il dollaro e i rendimenti sovrani sono saliti a un massimo da nove anni a questa parte. Hasenstab ha la reputazione di fare grandi scommesse sui Paesi in difficoltà, e la sua strategia ha più volte dato i suoi frutti.

Hasenstab ha poi commentato affermando che gli investitori hanno reagito eccessivamente alla stretta della Fed, e che nel frattempo è abbastanza possibile che gli Stati Uniti e la Cina possano raggiungere una tregua commerciale nel 2019, aiutando ad alimentare un rally nello sviluppo degli asset dei due Paesi il prossimo anno.

Passando ai titoli di debito, e in particolar modo ai rendimenti del Tesoro, Hasenstab dichiara che “siamo pronti a muoverci verso il 4%, se non di più. La variabile sarà il modo in cui i mercati finanziari assorbiranno l’aumento dei tassi di interesse”. Sul fronte Forex, e in particolar modo sul vecchio Continente, il gestore afferma invece che “i rischi in Europa sono sottovalutati. La gente è diventata troppo compiacente nei confronti dell’euro. La differenza rispetto al 2011 è che nel 2011 c’è stato un consenso politico che ha permesso ai Paesi di riunirsi e coordinare un piano di salvataggio per la Grecia per mantenere vivo questo progetto. Non vediamo le stesse preferenze degli elettori o la stessa volontà politica di fare qualcosa del genere. Continuiamo ad avere una posizione short in euro piuttosto long”.

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