Bond Argentina e ristrutturazione debito: previsioni 2020

La ristrutturazione del debito dell’Argentina è un’ipotesi sempre più probabile. A fare il punto su questo scenario è stato Gary Sedgewick, Portfolio Manager, Emerging Markets, BlueBay Asset Management.

Secondo l’analista gli investitori sono consapevoli che niente si ottieme per niene. 

investitori hanno familiarità con il concetto che niente si ottiene per niente. Ebbene questo principio non può essere applicato quando parliamo di Argentina.

Buenos Aires, infatti, era una delle migliori opportunità di arbitraggio degli ultimi 20 anni. Grazie ai CDS, i Credit Default Swap, gli investitori hanno a lungo continuato a puntare sull’Argentina riuscendo allo stesso tempo a proteggersi dai rischi di downside. Tutto questo ha permsso agli investitori di ottenere buoni riscontri per tutto il 2019. Attualmente, con la ristrutturazione del debito che è sempre più vicina, è possibile trovare valore nelle posizioni lunghe sui bond attivando la protezione dai rischi di downside attraverso i Credit Default Swap.

Il risultato delle elezioni che si sono tenute nel 2015 ha aperto le porte dell’Argentina 2015 a una nuova prospettiva per il Paese certamente favorevole ai mercati. Nel 2015, infatti, gli elettori scelsero l’ex sindaco di Buenos Aires Mauricio Macri e bocciarono la candidata peronista. 

La calma è però durata solo fino al 2019 quando sempre gli elettori hanno riportato il potere nella mani della vecchia amministrazione. Il risultato di questo cambio di rotta è stato che il governo Macri non sia stato più in grado di attuare le proprie promesse. L’economia dell’Argentina ne è uscita ridimensionata con il ritorno dell’inflazione e un nuovo rialzo del debito pubblico. 

Le primarie che si sono tenute ad agosto 2019 hanno avuto come effetto un forte calo dei prezzi delle obbligazioni. Da quell’istante i corsi non si sono più ripresi e questo è successo non perchè gli investitori hanno pensato che il risultato delle elezioni fosse in dubbio ma perchè gli stessi sviluppo che si sonoi verificati nella fase intermedia sono stati valutati positivamente o negativamente per il risultato dell’inevitabile ristrutturazione del debito.

Un esempio su tutti: imporre dei controlli sul capitale è stata una misura efficace nel preservare le riserve valutarie e dare protezione alle banche. Al tempo stesso la possibilità che l’ex Presidente Cristian Kirchner possa essere la vera detentrice del potere alle spalle del nuovo Presidente Alberto Fernandez, ha aperto la porta alle paure che ci possa presto essere una possibile reazione punitiva da parte dei creditori. 

Secondo l’analista, la volatilità può però determinare grandi occasioni. Il nuovo prezzo dei bond, ossia quello che emergerà con la ripresa, sarà determinato dai colloqui tra Governo, FMI e obbligazionisti. In questo contesto l’esecutivo argentino chiederà ai creditori di avere spazio per sostenere le fasce più deboli della popolazione mentre il FMI cercherà di ottenere rassicurazioni sul fatto che il prestito da 41 miliardi di dollari sarà ripagato.

In questo contesto la posizione degli obbligazionisti sarà più o meno questa: l’Argentina è un Paese benestante che presenta un onere del debito gestibile e da questo paese ci si dovrebbe attendere uno sforzo fiscale non indifferente. 

Secondo l’analista la priorità del Governo per i prossimi anni dovrebbe riguardare i flussi di cassa. Oggi al netto della quota che è in mano ad altre entità pubbliche, il debito pubblico argentino ammonta al 55% del Pil. Questo dato, oggettivamente, non è drammatico. Il vero problema sono le cedole e gli ammortamenti previsti per i prossimi quattro anni che rappresenteranno in media l’8 per cento del PIL. 

Alla luce di tali considerazioni gli analisti ritengono che un aggiustamento fiscale sia inevitabile. Tale rettifica sarà raggiunta sia attraverso una rinegoziazione del programma del FMI che nel caso in cui il paese scelga di adattarsi all’assenza di fonti di finanziamento alternative.

Il Governo di Fernandez punta ad evitare l’austerità spingendo al tempo stesso per la ripresa della crescita nel breve termine. E’ per questo motivo che gli analisti si attendono di vedere estensioni delle maturità e pause nei coupon di breve termine.

Per Gary Sedgewick gli obbligazionisti che hanno in mano bond a breve scadenza sono in una buona posizione per riuscire ad evitare il calo del debito legato al FMI nel 2022 e 2023. Per l’analista esporsi ai Credit Default Swap sui titoli di stato può permettere agli investitori di beneficiare di eventuali rialzi. 

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