Quale sarà il futuro delle materie prime? A domandarselo è stato Norman Villamin, Chief Investment Officer Wealth Management di Union Bancaire Privée (UBP), che ha condiviso alcune interessanti riflessioni su quello che potrebbe essere lo scenario di breve e medio termine del settore.
L’esperto di UBP ricorda come l’aumento dell’85% dai minimi registrati a marzo 2020 abbia presentato delle similitudini con le fasi rialziste del mercato delle materie prime che si erano registrate dopo la crisi finanziaria globale del 2008-09, ma come in realtà il recupero attuale potrebbe differenziarsi da quello allora registrato, e spinto dalla domanda.
Nella sua nota UBP rammenta infatti che l’Europa e buona parte dei mercati emergenti sono ancora in ritardo rispetto agli Stati Uniti sul fronte delle vaccinazioni e delle riaperture, e che i fattori di supporto per spingere una vera ripresa della domanda globale sono finalmente vicini, contrariamente a quanto accadde invece nel 2008-09 con la domanda spinta essenzialmente da Stati Uniti e Cina.
Dinanzi a questo fattore di supporto per la domanda, e a ulteriore differenza con il 2008-09, quando l’offerta era abbondante a causa degli investimenti e dell’esplorazione guidati dalla Cina nel decennio precedente, l’offerta di materie prime industriali è limitata, nel ciclo attuale, dalla mancanza di spesa in conto capitale dell’ultimo decennio.
Dunque, conclude ancora l’esperto di UBP, anche se le materie prime industriali hanno guadagnato il 58% nel corso dell’ultimo anno, tale livello rimane ben al di sotto del rally del 140% che era stato visto nei due anni dopo la crisi finanziaria globale, che non aveva la stessa spesa secolare per le soluzioni ambientali, né i vincoli di approvvigionamento che il settore dovrà affrontare in futuro.
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