Deutsche Bank ha dichiarato che in futuro non farà più business con il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump o con le sue società, dopo aver assistito all’assalto dei suoi sostenitori al Campidoglio a Washington.

La notizia, riportata dal New York Times, non è del tutto priva di impatti: Deutsche Bank è infatti il maggiore finanziatore di Trump, con circa 340 milioni di dollari di prestiti in essere alla Trump Organization, il gruppo di riferimento del presidente, attualmente supervisionato dai suoi due figli.

La decisione, riportata dal Times – che cita una persona vicina ai vertici societari – non è stata ancora confermata ufficialmente dall’istituto di credito tedesco, né è stata commentata alla Trump Organization o dall’ufficio stampa della Casa Bianca.

Quel che pertanto è finora certo è che Christiana Riley, responsabile delle operazioni della Deutsche Bank negli Stati Uniti, ha condannato la violenza del 6 gennaio a Washington in un post su LinkedIn della scorsa settimana, in cui si è detta orgogliosa della Costituzione e schierata al fianco di coloro che cercano di sostenerla per assicurare che la volontà del popolo sia rispettata, e che avvenga una transizione pacifica del potere.

In ogni caso, anche qualora la notizia dovesse essere confermata, non si tratterebbe di una grande sorpresa. Già a novembre Reuters aveva riferito che Deutsche Bank era impegnata a porre fine alla sua relazione con Trump dopo le elezioni negli Stati Uniti, stancandosi della pubblicità negativa che deriva dai legami con l’inquilino della Casa Bianca.

Simile insoddisfazione è stata espressa dalla PGA, l’associazione americana di riferimento per il golf professionistico, che dopo l’assalto al Campidoglio ha affermato di voler evitare le gare in due campi di proprietà del presidente.

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