General Electric, nuovi investimenti nell’eolico per guadagnare vantaggio competitivo

La divisione per le energie rinnovabili di General Electric ha affermato poche ore fa che inizierà a produrre pale per turbine eoliche a zero rifiuti entro il 2030, entrando così nella lunga lista degli operatori del settore che intendono sviluppare processi di produzione più sostenibili.

In una dichiarazione alla stampa, GE Renewable Energy ha affermato che la propria unità LM Wind Power, con sede in Danimarca, avrebbe “riutilizzato, riproposto, riciclato o recuperato tutti i materiali in eccesso dalla produzione di pale, rinunciando alla discarica e all’incenerimento come soluzioni di gestione dei rifiuti“. L’annuncio di LM Wind Power riguarda solo i rifiuti del processo di fabbricazione e non copre ciò che accade alle pale quando la loro vita utile finisce.

L’azienda sta cercando di affrontare quest’ultimo aspetto in diversi modi, sia direttamente che come parte integrante del consorzio DecomBlades, un’iniziativa incentrata sul riciclaggio delle pale e composta da diversi importanti attori del settore. La società è anche parte integrante di ZEBRA, il progetto Zero Waste Blade Research, che si concentra sulla progettazione e la fabbricazione di pale per turbine eoliche completamente riciclabili.

Cosa fare con le pale eoliche e perché GE può avere una marcia in più

Il problema di cosa fare con le pale delle turbine eoliche quando non sono più necessarie è diventata una priorità per l’intera industria, perché i materiali compositi di cui sono fatte le pale possono rivelarsi difficili da riciclare. Dunque, finiscono in discarica quando la loro vita utile finisce.

Sebbene i governi di tutto il mondo stiano cercando di incrementare la loro capacità utile per l’energia rinnovabile, il numero di turbine eoliche in tutto il mondo sembra destinato a crescere. Il che, a sua volta, aumenterà la pressione sul settore per trovare soluzioni sostenibili e gestibili per lo smaltimento delle pale.

In questo contesto, l’ente industriale WindEurope ha detto di volere un “divieto di discarica a livello europeo per le pale delle turbine eoliche in disuso entro il 2025“, mentre un certo numero di aziende ha cercato di sviluppare le proprie soluzioni alla sfida.

A settembre, per esempio, un altro big come Siemens Gamesa Renewable Energy ha lanciato quelle che ha dichiarato essere “le prime pale eoliche riciclabili al mondo pronte per l’uso commerciale in mare aperto“.

Pochi mesi prima, a giugno, la danese Orsted ha detto che avrebbe “riutilizzato, riciclato o recuperato” tutte le pale delle turbine nel suo portafoglio mondiale di parchi eolici una volta smantellato.

Lo stesso mese, GE Renewable Energy e il produttore di cemento Holcim hanno stretto un accordo per esplorare il riciclaggio delle pale delle turbine eoliche. E, nel gennaio 2020, Vestas ha detto che stava puntando a produrre turbine eoliche a “zero rifiuti” entro l’anno 2040.

Tutti gli esempi di cui sopra possono essere visti come sforzi per sviluppare una cosiddetta economia circolare, che l’UE ha chiamato essere “un modello di produzione e consumo, che coinvolge la condivisione, il leasing, il riutilizzo, la riparazione, la ristrutturazione e il riciclaggio di materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile“.

Un motivo in più per investire in GE?

Ma può questo essere un buon motivo per investire in General Electric? Naturalmente, non basta un simile annuncio per poter creare il giusto interesse intorno al gruppo, considerato anche che GE non è certo l’unico agglomerato che sta cercando di investire in modo ancora più innovativo in questo settore.

Tuttavia, siamo sicuramente davanti a uno scenario che non potrà che risultare di particolare interesse per gli stakeholders, e l’impressione è che chi riuscirà a trovare una soluzione realmente efficace in tema di economia circolare sull’eolico, possa concretamente acquisire un vantaggio competitivo sostenibile nel tempo.

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